29.) Racconti strappalacrime e baci rubati

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Alla radio suonava Us di James Bay, mentre il sole lentamente, si rifugiava dietro gli edifici, per nascondersi dal mondo, e scappare dalla notte. Picchiettavo i polpastrelli sul finestrino osservando le ombre oscillare tortuose tutt'intorno, mentre i riccioli ribelli si scagliavano fragili sul mio volto rilassato. Blake al mio fianco scrutava l'orizzonte con sguardo perso, perdendosi nei triliardi di striature che stava assumendo il cielo in quella sua maestosità e immensità. Aveva la schiena retta, e il volto rilassato. Mi chiesi cosa celava quel ragazzo dietro il suo sguardo, quali misteri avvolgevano il suo passato, e quali cicatrici coprisse.

-Ti sei mai sentito come lui?- gli chiesi senza controllo sulle parole che pronunciavo. Uscì di getto, di istinto, ma non potevo più ritrarre quella domanda.
-Come chi?- domandò lui colto di sorpresa,
-L'autore della canzone.- abbassai lo sguardo sul cruscotto.
-No.- tagliò corto lui improvvisamente brusco, aumentando la presa sul volante.
-Io si.- mormorai poi impercettibilmente, sperando quasi di non essere udita.
-Lo so.- asserì poi lui voltandosi a guardarmi. Slacciò una mano dalla presa ferrea che ostentava sul volante, e con dolcezza mi portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
-Come puoi saperlo?- gli chiesi quasi sbigottita.

-Sai cosa mi ha colpito di te? Il fatto che quando parli con qualcuno riesci a guardarlo negli occhi. Poche persone guardano gli altri come lo fai tu.- mi disse soltanto, ed io rimasi senza fiato. Lo facevo per davvero, era come un meccanismo di difesa, come l'innalzamento di una corazza, amavo incrociare gli sguardi delle persone, amavo farlo perché sentivo la forza e il potere scorrermi nelle vene quando incrociavo gli sguardi degli sconosciuti, perché mi piaceva leggere nelle anime attraverso gli occhi delle persone.
-Davvero?- fu tutto ciò che riuscii a bofonchiare nella sorpresa.
-Ogni tanto in classe i nostri sguardi si incrociavano.- sussurrò poi. E improvvisamente mi passarono dinanzi, tutti i ricordi di quando, tra i logori banchi di scuola, nel mezzo delle estenuanti lezioni, i miei occhi avevano incontrato i suoi, del modo in cui l'azzurro placido del suo oceano in burrasca avesse lottato con il verde della mia rigogliosa foresta, di come si fossero infusi conforto, del calore e della sensazione di sicurezza. Ricordai attimi fuggenti di intricati grovigli di iridi che tentavano di scalfirsi reciprocamente. E inevitabilmente, sul mio volto nacque un sorriso.
-L'hai notato?- chiesi quasi come fosse un'esclamazione.
-Come potevo non farlo. Lo sguardo è una cosa grande.- quell'ultima frase mi fece provare una sensazione che non provavo da anni, mi sentivo compresa. Qualcuno per la prima volta, aveva colto l'importanza che vedevo nelle piccole cose, nei piccoli dettagli che vivevano nell'ombra dell'inessenzialità.

-È davvero bello che tu abbia notato queste piccole cose.- sussurrai io, e lui abbozzò un ghigno di fierezza.
-Sai cosa ho notato io di te.- iniziai poi, pensando che meritasse che condividessi quel pezzo di lui che era impresso nei miei ricordi.
-Che hai un sorriso diverso per ogni persona.- gli dissi soltanto, e la sua espressione si corrucciò in un interrogativo.
-Cosa intendi?- fece stranito.
-Ti faccio un esempio pratico.- proposi allora gesticolando in maniera spropositata.
-Quando guardi Beth hai sorriso di ilarità, come se ti divertisse guardarla, quando invece guardi Abigail hai un sorriso di ammirazione, e quando guardi Ethan hai un sorriso quasi dolce e caldo.- ad ogni parola, il suo viso assumeva una piega gradualmente sempre più sorpresa.

-E che sorriso ho quando guardo te?- chiese poi con una nota di paura nella voce.
Rievocai il ricordo del sorriso puro che aveva stampato sul volto quando mi guardava, quando mi regalava uno di quegli sguardi ardenti e penetranti. Cercai con accurata precisione parole in grado di descriverlo, ma non le trovai.
-È diverso dagli altri.- fu tutto ciò che riuscii a dire rimanendo sincera.
-Com'è?- fece ancora lui traboccante di curiosità.
-Non te lo dirò mai.- sentenziai infine impenetrabile.
-Non puoi.- piagnucolò lui come fosse un bambino capriccioso.
-Certo che posso.- ghignai io con la convinzione di superiorità stampata in volto.
-Sei un incubo.- sbuffò poi facendo roteare gli occhi.
-Arrenditi uomo, non lo saprai mai.- risi incrociando le braccia al petto e scrutando con finta innocenza la strada che correva fuori dall'auto attraverso il vetro del finestrino.

Cuore di TenebreWhere stories live. Discover now