10.) Gli addominali di Noah Centineo

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La camera di Beth era spaziosa e luminosa. Ero seduta sul soffice letto a gambe incrociate, mentre la osservavo seduta alla scrivania ad armeggiare sul suo viso troppo perfetto perché necessitasse di tutte le modifiche che lei riteneva di vitale importanza.
I capelli biondi riflettevano la luce dei fari a led, e quasi parevano color rame se li si osservava dal riflesso nello specchio.

Lei mi aveva tenuta per mano quando stavo per crollare, mi era stata accanto quando avevo bisogno di un pilastro, aveva creduto in me come io spesso non ero riuscita a fare, e quando le tenebre avvolgevano il mio cuore e la paura di insidiava nella mia masochista psiche, lei accendeva la luce capace di non farmi sprofondare nell'oblio che mi trascinava nell'abisso. Lei che aveva colmato quel vuoto generato dai solchi scavati dalle voragini che altre persone avevano lasciato nella mia vita. Se mai l'avessi vista in procinto di spegnersi, le avrei dato la mia luce, anche a costo di crollare io stessa nell'oscurità. La sua anima era fragile e bellissima. Ed io ormai vi riponevo un pezzo del mio cuore. Lei era la mia migliore amica, il mio per sempre.

-Tu hai qualcosa da confessarmi suora di clausura che non sei altro?- mi chiese abbozzando un piccolo sorriso, al fine di non mandare i fumo i suoi tentativi di perfezione.
-Che ne pensi di Blake Blackwell?- le domandai. Il suo parere per me contava, e parlare con lei era facile.
-Aspetta il nuovo ragazzo? Quello che...- venne bruscamente interrotta dal suono stridente del campanello. Mi fece cenno di andare ad aprire la porta.
Attraversai il corridoio buio e spalancai con forza la porta d'ingresso. Una folata d'aria fredda sopraggiunse dalle chiome degli alberi stanziati fuori l'abitazione di Beth.

-È qui la festa?- la cascata di ricci rossi di Amber mi si parò davanti, aveva gli occhi ridenti, accesi da una scintilla che regalava un briciolo di stabilità e sicurezza anche a quelli che come me, non ne avevano. Era più bassa e più minuta fisicamente di me, ma nel complesso, tranne che per i tratti somatici ci somigliavamo davvero tanto.
Mi abbracciò con trasporto, con calore, profumava di fragola e vaniglia. Mi sorrise prima di entrare in casa saltellando e lasciando spazio alle altre due.

Abigail, i capelli castani con le striature color rame raccolti in uno chignon, gli occhi grandi dorati che brillavano di eccitazione, e un grande sorriso capace di sciogliere anche il più freddo dei ghiacciai fece il suo ingresso.

Tutto l'opposto era Caroline, alle sue spalle, gli occhi freddi e imperscrutabili. Mi fece un veloce segno col capo in segno di saluto, prima di sparire nel corridoio alle mie spalle.

Beth, si voltò e posò l'oggetto misteriosamente scintillante che stava utilizzando per "migliorare la pelle" o qualcosa del genere.

Salutò a sua volta le nuove arrivate calorosamente, poi ci disponemmo tutte e cinque in cerchio ed iniziammo a parlare.

Quella piccola porzione di mondo che condividevo con loro, quella senz'astio, era la mia definizione di felicità. A legarci c'era un legame forte, un groviglio di fragili anime con tanto in comune, un groviglio di cuori instabili che si tenevano saldi a vicenda, un groviglio di ragazze rotte, che rimettevano a posto i cocci e le macerie delle altre. E tutte le cicatrici che sentivo bruciarmi l'anima, con loro sembravano sparire. Le fiamme ardenti che sentivo corrodere, sembravano dissolversi in una grigiastra nuvola di fumo.

Ma a disputa della vena melodrammatica, che tendeva a rendere tutto cupo e tetro, sapevo, la loro amicizia era sempre stato un pilastro fondamentale nella mia burrascosa vita. Quest'ultima l'avevo sempre incentrata sulle certezze che avevo per tenermi stretta la stabilità che tanto mi alimentava, che è sempre stata l'unica prospettiva che mi donava sicurezza.

Loro erano il mio posto nel mondo.

Qualche ora dopo stavamo ridendo a crepapelle, come se le ombre che mi stavano ritrascinando nel mio abisso tenebroso, fossero state spazzate via.

Per un sostanzioso lasso di tempo avevo dimenticato gli incubi, Damian, Blake e la sua capacità di stravolgere la mia percezione della vita, i suoi occhi che mi ricordavano i miei riflessi nello specchio durante i miei tempi bui, il dolore represso per Jace, la rabbia per Malcolm nel mio sogno.

-Ragazze io... devo andare.- disse a un tratto Caroline richiamando l'attenzione di tutte. Scrutava smaniosa l'orologio sulla parete di Beth, e scorsi una scintilla inquieta nei suoi occhi glaciali.

-Ma eravamo d'accordo a dormire insieme.- piagnucolò la dolce Amber con sguardo dolce e le mani congiunte in un segno di preghiera.
Amber era così immensamente pura.

-Lo so ma mia madre ha detto che sarei dovuta tornare a casa per aiutarla stasera. Mi dispiace.- la voce tremante e lo sguardo incerto, fecero si che in me, sorgesse un grande dubbio.

-Non sai mentire, lo sai vero Mercoledì Adams?- cantilenò Beth scoppiando in una genuina e fragorosa risata.

-Dai perché non resti con noi? Devi incontrare qualche ragazzo segreto nel bosco?- si aggregò Abigail.

Negli occhi di Caroline balenò un'emozione indecifrabile, un miscuglio di sgomento, paura e rabbia.

-Ho detto che devo andare. Cosa faccio non sono affari vostri.- sbottò improvvisamente fredda.
Le altre sgranarono gli occhi interdette.

-Va bene Car scusaci, ci vediamo domani?- tentò Amber.
La diretta interessata si limitò ad annuire flebilmente e ad uscire dalla stanza producendo un tonfo con la porta.

Per un attimo tra noi regnò il silenzio, un incombente, tombale, silenzio logorante. Le parole, le risate, erano state prosciugate.

-Beth, hai delle coperte bellissime, ma non voglio passare la nostra serata a fissarle in silenzio, tutte sul letto, facciamo una bella maratona di tutti i film con Noah Centineo.- ordinò Abigail, rompendo quell'estenuante limbo.

-E i suoi addominali.- sottolineai io.

-Mi pare ovvio.- rise Abigail.
-Prendo i pop corn.- aggiunse scivolando via dalla camera a velocità supersonica.

Beth mi raggiunse sul materasso e ci stendemmo l'una accanto all'altra, i nostri respiri si sincronizzarono un poco tempo, e lei mi strinse una mano. Era un gesto semplice, ma placò entrambi i nostri battiti. Eravamo legate da un legame indissolubile, quasi indelebile.

Al termine di cinque film, Abigail era crollata con la testa sulle gambe di Amber, e quest'ultima dormiva beatamente sbavando il cuscino.
Beth accanto a me, aveva resistito fino al termine di The perfect Date.

Osservai i suoi intensi e profondi occhi verdi scrutarmi nel buio della sua camera, prima di abbandonarsi alla stanchezza.

Cuore di TenebreWhere stories live. Discover now