11.) Salvare il culo a un vecchio amico

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Udii un trillo stridente, Beth accanto a me si dimenò violentemente sotto le coperte scagliandomi un calcio e tre schiaffi.
-Stai ferma razza di caimano imbestialito.- la ammonii divertita, la voce impastata dal sonno.

Il trillo sopraggiunse nuovamente, e sconfitta, Beth si diresse lentamente verso la porta d'ingresso.
Il mio sguardo cadde sull'orologio posto sulla parete, segnava le tre e trentadue antimeridiano.

-Caroline?!- udii aldilà del corridoio la voce di Beth era visibilmente sorpresa. Amber e Abigail si riscossero lievemente, ma non spalancarono gli occhi, io invece in pochi istanti mi catapultai dinanzi alla porta di ingresso.

-Caroline?- non riuscivo a capacitarmi della visione raccapricciante a cui stavo assistendo. Caroline, si stanziava dinanzi a Beth con i vestiti fradici, gocce di pioggia impregnate nel tessuto che aderiva al corpo evidenziando le curve sinuose. Il volto era sconvolto, pallido, aveva il mascara colato e le occhiaie marcate. Le sue mani erano scosse da un tremore nervoso che non accennava a placarsi.

-Josephine è ancora qui?- chiese, la voce tremante, incrinata.
-Si sono qui.- mi rivelai io facendomi strada nel salone illuminato dalla luce della luna.

-Josephine ti prego ho bisogno di te.- la sua era una supplica struggente. Lo avevo sentito, il dolore che aveva riposto in quella preghiera che le era costata cara.
-Caroline che succede?- le chiesi visibilmente in pena per lei.

-Damian...- disse lei.
Fu come se una voragine squarciasse il petto improvvisamente.

-Cosa ha fatto?- fu la prima domanda che feci.
-Lui niente.- rispose scossa da quella mia accusa.
-Ma allora...- mi si gelò il sangue nelle vene.

Improvvisamente fu tutto chiaro, e per un attimo racimolai tutte le forze che avevo, che parevano essersi prosciugate completamente, pregando che il mio presagio fosse sbagliato.
-Caroline che gli è successo?- l'ansia nella mia voce era palpabile.

-Eravamo fuori e si sono avvicinati dei ragazzi quando...- tutto sembrava un grande e paradossale incubo. Avrei preferito spalancare gli occhi e svegliarmi tra le grida e le lacrime che rigavano il volto, con la fronte imperlata di sudore e il cuscino violentemente strattonato. Ma non c'era alcun risveglio per la cruda realtà, ed io non potevo più fuggire dalle mie fobie.

-Com'erano fatti?- chiesi istintivamente.
-Alti, grossi, tatuaggi, pearcing, fetore di alcol, di erba.- loro.

-Che è successo poi?- chiesi poi.
-Damian ha... urlato il tuo nome.- per un attimo mi parve che avessi perso la facoltà di respirare. Lui aveva urlato il mio nome. I suoi pensieri erano corsi a me.

-Poi ha assunto un pallore cadaverico e mi ha lasciata dicendo di correre da te e di restare nascoste tutta la notte.- quelle parole furono come violente coltellate sferrate da lame affilate. Significava solo una cosa. Pericolo distruttivo.

-Dov'è lui?- chiesi, la mia voce suonava come un verso rotto.
-A scuola.- rispose Caroline flebilmente. Per un attimo mi soffermai sul fatto che loro due avessero trascorso la notte insieme, ma poi scacciai via quel pensiero, lui apparteneva al mio passato, non avevo inciso alcun marchio che facesse si che appartenesse a me in eterno.

-Non muovetevi da qui.- intimai.
-Josephine dove credi di andare?- Beth era rimasta in silenzio durante tutta la conversazione con Caroline, e in quel momento aveva assunto un'aria intransigente.

-A salvargli la vita.- mi limitai a dire.
-Questa storia l'ho già sentita Josephine.- ribatté lei con voce dura e una nota di asprezza nel tono fermo e scorbutico.
-Scusami Beth, non posso, loro lo uccideranno, devo andare da lui. Non seguitemi.- "lo uccideranno" lo pensavo davvero?

Cuore di TenebreWhere stories live. Discover now