Prologo

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Fin dal principio il mio cuore è stato una fortezza. Cinto da una corazza impenetrabile. Nessuno spiraglio che facesse trapelare barlumi di luce.
Nessuna crepa. Freddo e solitario.

Come me.

La colpa l'ho sempre affibbiata alle perdite che ho subito, ai solchi che invano ho cercato di colmare. Ai vuoti incisi nell'anima, alle cicatrici indelebili mai rimarginate.

Eppure forse era a causa della mia continua diffidenza, quel nefasto sentimento che mi frenava, quello che da sempre aveva eretto alte e possenti mura tra me e il mondo circostante. Era quel bisogno viscerale di frenare ciò che era in procinto di sbocciare, era una sfumatura della paura, qualcosa che mi logorava da anni.

Ma quella invalicabile corazza che avevo innalzato, era miserabilmente crollata sotto il potere di tre anime, tre persone che erano divenuti i miei pilastri fondamentali.

Ma uno di quei pilastri era crollato, ridotto ad un cumulo di macerie grigiastre.

Ed ora mi ritrovavo di nuovo sola.

Ero sprofondata, nel baratro del dolore, ad una tale profondità, da non riuscire a scorgere l'uscita, la luce.

Solo l'oblio.

༻⚬༺

Il frastuono generato dalla musica mi rimbombava tormentoso nelle orecchie.
L'aria era impregnata di un ripudiante fetore di alcool e sudore.
Il locale in se era uno dei più eclatanti nei quali mi fossi mai trovata.

Sentivo il cuore pulsare repentino come la risacca del mare, e il respiro arrancare a causa dello sbalzo di adrenalina. La pelle consuetamente tersa, era di un insolito rosso accesso, macchie emostatiche generate dal sangue in circolazione.

Qualcosa parve accendersi, come un fuoco ardente in espansione.
Era un salto nel vuoto con le viscere contorte, ma mi sentivo viva, e avrei dato tutto pur di provare quella sensazione di vitalità per pochi fugaci istanti.

Jace mi stringeva tra le braccia, i nostri respiri si mescolavano come fossero ingredienti di un composto omogeneo. Jace nel complesso era la definizione di "bellezza disarmante che rientra nei canoni". Gli occhi ambrati, riflessi color rame tra i capelli dorati perennemente disordinati, il volto marcato, gli zigomi che sembravano essere stati scolpiti con accurata precisione dagli angeli della volta celeste.

༻⚬༺

Tutt'a un tratto, il tempo parve rallentare, e tutto ciò che mi circondava parve diventare surreale. Un forte boato squarciò l'aria notturna, e forti grida echeggiarono nella sala. La musica cessò improvvisamente, e tutto parve diventare ovattato. Nella folla si aprì un varco, che fece spazio ad un'incombente e pericolosa figura. Il volto era anonimo, coperto da una maschera con due croci dipinte in corrispondenza degli occhi. L'identità celata da una barriera, l'ignoto che incombente e minaccioso si aggirava con maestosa e ammaliante crudeltà, dinanzi agli sguardi trasudanti terrore delle persone.

Jace strinse la mia mano con una tale forza, che se avesse voluto avrebbe potuto stritolarmi le dita. Mi trascinò via, districandosi nella folla che pian piano diradava tra urla, latrati e lacrime di terrore.
Quando fummo fuori dal locale, il vento freddo mi sferzò tra i capelli, e un brivido mi percorse la schiena. Jace lasciò la mia mano con un rapido gesto, ed io approfittai per riprendere fiato.

Poi, quando alzai gli occhi su di lui, il sangue mi si gelò nelle vene. Gli occhi sbarrati di terrore, erano rivestiti da uno strato di lacrime, e le mani, erano congiunte sul petto, dove una macchia rossa pian piano si espandeva sul tessuto bianco della maglia che indossava.

Gridai.

Quando mi voltai vidi la canna fumante della pistola, che ormai contava un colpo in meno. La figura si voltò di scatto e scappò via.

Io corsi verso Jace che pian piano si accasciò goffamente sul freddo pezzo di asfalto.

Gli presi il volto ormai pallido e privo di colore tra le mani, e incastrai il mio sguardo nel suo, assente e freddo.

-Resta con me. Mi senti? Resta con me.- sussurrai con voce flebile e incrinata.
Lui mugolò di dolore contraendosi e sfuggendo alla mia presa.
Lentamente si distese sul pavimento, e poi cercò nuovamente i miei occhi.
-Ti amo-. Bofonchiò, mentre le mie mani raggiunsero il punto dove il proiettile aveva lacerato la carne ed aveva scavato violentemente.
-Io...- non terminai mai la frase.

Le mani impregnate di sangue scuro, lo stesso che macchiava i vestiti di Jace. Tra i ciuffi arruffati dei capelli color ambra, riuscivo ancora a scorgere qualche stiratura color rame.
Il petto si alzava e si abbassava ad intervalli irregolari, e calde lacrime presero inevitabilmente a sgorgare dai miei occhi.
La pozza di sangue, che macchiava il freddo pezzo di asfalto sul quale ero inginocchiata al fianco di Jace, continuava imperterrita ad allargarsi.

Tutto a un tratto, sentii i suoi muscoli afflosciarsi pian piano, il suo volto assunse un'espressione angelica, immobile, ed infine, il suo cuore cessò di battere.

Ma poi alzai lo sguardo e scorsi la figura sovrastarmi minacciosamente.
Si stanziava dinanzi a me con maestosità crudele. Il peso dei suoi occhi celati dalla maschera incombeva su di me come un possente macigno.

Iniziai a correre, e ben presto gli attimi presero a scorrere lentamente. Sentivo il fiato prosciugarsi lentamente e i polmoni essere trafitti da un dolore lancinante, le gambe tremare e la gola ardere.
Fin quando, il dolore esplose violentemente.
Udii un boato squarciare l'aria e poi sentii un ardente fuoco divampare e insediarsi lentamente nella carne della gamba. Caddi di peso, priva del controllo sui miei arti. Sangue caldo prese a sgorgare dalla ferita aperta, e il dolore diveniva più letale ogni secondo che passava.

La figura misteriosa frenò davanti al mio corpo inerme puntandomi contro la canna fumante della pistola.
Quasi mi venne da ridere pensando a quale assurdo paradosso sarebbe stato morire per mano della stessa arma che aveva ucciso la persona che amavo, e non potei fare a meno di chiedermi se davvero amassi Jace, se davvero la voragine che sentivo aprirsi nel petto fosse così abissale.

L'assassino era ancora in piedi davanti a me, quando tutto divenne offuscato, le palpebre si abbandonarono alla stanchezza, e attorno a me calarono le tenebre.

༻⚬༺

Sentii una morsa possente cingermi della vita con dolcezza. Provai a spalancare gli occhi per vedere chi fosse, ma tutto ciò che vidi, furono due grandi iridi azzurre.

-Nathan.- mormorai con il cuore trasudante di gioia e gratitudine.
-Sta tranquilla Josephine ci sono io qui con te.- sussurrò il mio migliore amico stringendomi tra le sue braccia.

-Che ci fai qui?- mormorai tra un gemito e l'altro.

-Josephine eravamo tutti qui, Jace avrebbe voluto darti l'anello stasera, ma è andata diversamente, mi dispiace.- sussurrò lui con voce carica di dolore.

Cuore di TenebreWhere stories live. Discover now