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Non so se Vinnie abbia avvertito anche Albert, ma ora, in preda al nervoso e a un Cole che non riconosco, l'unica cosa a cui riesco a pensare è raggiungerlo. Non posso crederci che Monique non si sia presentata, quanto insensibile deve essere per comportarsi in questo modo? 

«Beth...» la porta dell'edificio si spalanca, Cole mi ha seguita fuori.

«Non ho intenzione di proseguire con il discorso Cole, avrai ciò che tanto vuoi. Il peso che hai sulla coscienza sparirà, ma poi dovrai fare i conti con la nostra relazione e ciò che ci siamo persi in queste settimane» gli dico chiaro e tondo.

«Io ti aspetto da settimane»

«Aspetterai ancora, allora, perché non sarà facile» me ne vado via così.

Se c'è una cosa che non riesco a vedere nel mio futuro con Cole è la serenità, almeno non subito. Come cazzo faccio a stare con una persona che pensa che io mi stia solo prendendo tempo solo perché non riesco a fare la stessa cosa che ha fatto lui con estrema facilità? E mi sta anche venendo il dubbio di tornare a vivere con lui, ma ho scelte? I ragazzi hanno bisogno che l'appartamento sia vuoto entro fine mese, manca così poco. Cerco di rincuorarmi da sola pensando al fatto che passano più tempo con Cole, nello stesso appartamento, forse le cose potranno anche prendere una piega diversa. Forse riuscirò a perdonarlo? 

Quando arrivo in Central Park, Vinnie è steso sulla tovaglia con un bicchiere di vino in mano. Lo tiene sollevato e lo guarda ondeggiare, con tanto interesse.

«Com'è quel vino?» è la prima cosa che gli dico prima di mettermi seduta accanto a lui.

«Una merda, come la mia serata» risponde.

«Uh è proprio quello che cercavo, passamene un po'» 

Lui si lascia scappare una risata nervosa e si mette seduto. Prende un bicchiere, quello che sarebbe dovuto essere di Monique, e me lo passa. Devo dire che si è fatto proprio carino questa sera, indossa una camicia azzurra che fa da contrasto ai suoi capelli. Gli anelli che porta alle dita sono diversi dal solito, saranno quelli per le occasioni speciali.

«Non mi ha neanche scritto, è un'ora che sono fermo qui» mi racconta.

«Anche l'assenza spesso è una risposta»

«Che cazzo di risposta è?» ride versandomi il vino:«Spero che questo zittisca ste frasette che ogni tanto di vengono in mente»

«É una cosa vera, non sottovalutare le mie risposte» 

«Non le sottovaluto, sono solo sincero con te»

«Fare lo stronzo è essere sincero?»

«L'uno non esclude l'altro»

«Beviamo ti prego, mi fai venire mal di testa» gli dico.

Facciamo scontrare delicatamente i nostri bicchieri e prendiamo un sorso di vino. É triste pensare a come entrambi avremmo potuto passare la serata con le persone che amiamo, invece siamo fermi in un parco a bere e festeggiare il fatto che siamo solo due sfigati che forse credono troppo. 

«Sei venuta qui per me?» mi chiede serio:«Intendo, perché ti ho scritto»

«Non ti montare la testa, certo che no» lo prendo in giro. Lui prende un altro sorso dal bicchiere e scuote la testa sorridendo:«Diciamo che non abbiamo avuto entrambi una serata fortunata»

«La persona in questione fa rima con...»

«Si chiama Cole»

«Scusami, non riesco a togliermi dalla testa la rima. Ti immagini i suoi genitori che vedono il bambino e pensano: voglio che questo sia uno stronzo. Cosa può fa rima con coglione? Ah sì, Cole, lo chiameremo Cole» se la ride da solo, ma immagino che trovi il tutto così divertente solo perché è alticcio. 

«Bere ti fa male» gli dico.

«Delle volte no» ammicca:«C'entra lui no?»

«Sono andata a parlargli, ho intenzione di mettere un punto definitivo a questa storia. Domani, se andrà tutto bene, tornerò con lui in appartamento... Avrete la stanza libera finalmente» gli racconto.

«Hai ancora un po' di tempo» mi dice.

«Mi pesa la situazione»

«E se le cose non dovessero funzionare?»

«Non voglio pensare che non funzioneranno»

«Sembra quasi che tu ti stia obbligando a pensare che andrà tutto bene, quando è chiaro che non sarà così. Dubito che tu riuscirai a convivere con ciò che ti ha fatto» mi spiega.

«Parli come se mi conoscessi da sempre» me la rido.

Lui si sporge leggermente verso di me:«Quando le persone vogliono, ti conoscono senza sforzi. E non è che tu sia un libro segreto, basta passare due giorni con te e ti si capisce benissimo» 

«Mhh e come sarei quindi?» lo prendo in giro. 

Lui sposta la testa all'indietro come per guardare il cielo, lasciandosi cadere i riccioli all'indietro. Mi soffermo a fissare i lineamenti del suo viso e ci metto più del previsto a rendermi conto che ho anche smesso di respirare per quanto mi piaccia tracciare ogni linea del suo corpo con i miei occhi. Sta ancora in silenzio, mentre l'orecchino sul lobo destro ondeggia come i secondi che sto aspettando per avere una sua risposta. 

«Non ci vuole molto a capire che sei una credulona di prima categoria, che is fa le fantasie in testa senza riuscire a tenere i piedi saldi alla realtà» continua a stare fermo in quel modo, ride mentre lo dice, come se la storia lo stesse divertendo. Io dal mio lato sento la mia pelle bruciare dal calore, probabilmente per il vino scadente che sta salendo prima del previsto.

«E poi?» insisto. 

Lui torna a guardare me, mantenendo il sorriso amaro sul suo viso. Per un istante è come se il pensiero di Cole non riuscisse a prendere il sopravvento su Vinnie, mi sento così bene e leggera che mi diventa difficile pensare a un domani chiusa in quell'appartamento con il mio ex fidanzato. 

«Ok ti abbiamo persa di nuovo» ride, non ho sentito una singola parola che ha detto:«Altro vino?»

La mia testa continua a bombardarmi di pensieri su Vinnie e su Cole, ciò che mi aspetterà domani e come potranno cambiare le cose tra me e i ragazzi. Mi rende felice l'idea che io possa tornare insieme a Cole? Dopo questo pomeriggio non ne sono più così tanto sicura. Se prima l'amore che provavo per lui riusciva a mascherare la realtà delle cose, stando qui con Vinnie è come se quel velo si stesse lentamente abbassando, mostrandomi la verità. 

«No, sai che cosa voglio in questo momento?» gli chiedo.

Lui mi guarda confuso:«Vediamo se riesco ad accontentarti»

Certo che può accontentarmi. 

Mi sporgo verso di lui e faccio incontrare di nuovo le nostre labbra. É successo così tante volte ormai, alcune volte per caso, altre volte perché uno dei due l'ha voluto. Ma questa volta sembra così diverso... Le mie mani si appoggiano al suo volto e sento un forte formicolio alle dita, quasi per impedirmi di sfiorare la sua pelle. 

Mi allontano subito da lui, in preda ai sensi di colpa. É qui perché è giù di morale per la sua fidanzata... Non per questo.

«Scusami... Io...» comincio ma lui mi zittisce baciandomi di nuovo. 

Lo fa con insistenza, quasi come se anche lui avesse bisogno di risposte, esattamente come me. Il suo corpo è chinato sul mio, ma entrambi restiamo seduti. Mentre le sue labbra premono con forza sulle mie, accarezzando il mio labbro inferiore, cerco il modo di restare in equilibrio e non stendermi a terra per il giramento di testa improvviso. Le mie mani scivolano sulle spalle. 

Il bacio si fa sempre più profondo e intenso, quasi gemo quando mi morde il labbro inferiore. La mano libera scivola sul mio corpo, sotto la maglietta, per sfiorare il mio fianco e poi stringerlo con decisione. 

«Forse è arrivato il momento di andare a casa» gli dico, rendendomi conto che la situazione si sta facendo più intensa. E ci sono altre persone attorno a noi. 



PAUSE - Vinnie Hacker.Where stories live. Discover now