16.

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La frase di Sebastian continua a rimbombarmi nella testa mentre aiuto i ragazzi a mettere a posto la spesa. É colpa di quel coglione di Vinnie, se non fosse stato per il suo voto quella stanza sarebbe vuota, quindi che cosa gli ha fatto cambiare idea? E questo mi fa solo che capire che forse sarà meglio avere un atteggiamento più tranquillo con Sebastian. Non abbiamo cominciato nel migliore dei modi, di certo non pensavo che avrei passato le mie settimane qua dentro con loro, per quello non mi sono impegnata a stare troppo simpatica a tutti. 

"Che figata, è la prima volta che viviamo con una ragazza in casa" esclama Nick.

"Da quanto tempo vivete insieme?" domando mentre appoggio il sacchetto dei biscotti.

"Questa confidenza?" si intromette Sebastian.

"Stiamo solo parlando Seb" dice Albert. 

"Non dovrebbe nemmeno trovarsi qui" non si fa problemi a dirlo davanti a me.

Appoggia la bottiglia di latte e se ne va via, lasciando in cucina solo me, Nick e Albert. Mi dispiace che il mio arrivo lo abbia scombussolato così tanto, ma è solo questione di tempo. 

"Non ti preoccupare, è sempre molto scontroso quando si tratta di avere altre persone in casa"mi avvisa Nick.

"Siamo sempre stati solo noi quattro" aggiunge Albert.

"Immagino che vi conosciate da molto tempo" penso.

" Da sempre, ma abbiamo deciso di andare a vivere da soli quattro anni fa durante gli anni delle superiori... Nessuno di noi ha dei buoni rapporti con i genitori" spiega Albert. 

"Mi dispiace tanto..."

"A me no, siamo quasi fratelli" risponde Nick:"É bello vivere da soli" 

"Non la prendere sul personale, Seb è quello più diffidente" mi consola di nuovo Albert.

"Non vi preoccupate, non me la sono presa. É tutto a posto" rispondo sorridendo.

Non che mi importi così tanto della reazione di Sebastian, mi basterà non rivolgergli più parola per le prossime settimane e far finta di non esistere. Il tempo volerà, lui non si accorgerà di me e potrò tornare alla mia vita di sempre... Anche se, per ora, non so quale sarà la mia vita di sempre. 

Sistemiamo tutta la spesa e io mi chiudo nella mia stanza, ho da mettere a posto le mie poche cose e pensare a come organizzarmi per le prossime settimane. Esco dalla stanza solo per andare a chiedere un cellulare in prestito e quando Nick mi presta il suo, me ne torno nella stanza per chiamare i miei genitori.

"Amore nostro grande, come stai? Come sta procedendo la tua vita a New York? Abbiamo provato a chiamarti un paio di volte ma la linea era sempre occupata" comincia mia madre. 

"Ehm sì, ho perso il cellulare e sono successe un po' di cose che non vi piaceranno" 

Racconto tutto a mia madre, devo essere onesta con lei per avere un aiuto. Siamo distanti, ho pochi soldi nel portafoglio e nemmeno un cellulare. Sono sola. 

"QUEL DEFICIENTE DEL TUO FIDANZATO MI SENTIRA" è la sua risposta a tutta la situazione.

"Non c'è bisogno mamma"

"Ti faccio mandare sul suo conto dei soldi, lo chiamo e lo avviso che deve consegnarli a te"

"Magari riusciamo a trovare un altro modo? Se passassi a casa per una settimana?"

"A casa? Non vorrai mettere repentaglio il tuo futuro e lo studio per uno che è impazzito? Non se ne parla, tu resterai a New York e comincerai le lezioni là senza tornare qua" incoraggia.

Non so quanto potrà essermi d'aiuto restare in questa città, ma sullo studio ha ragione. Non posso metterlo a da parte per Cole. Non avrebbe senso. 

"Lo chiamo, ti voglio bene e comprati un telefono appena ti arrivano i soldi" chiude la chiamata.

Capisco dal tono della sua voce che non vede l'ora di dirgliene quattro a Cole. Per lui questo pomeriggio sarà infernale, mia madre non ha autocontrollo quindi gli farà una testa quadrata. Meglio così, in fondo se lo merita. 

Riporto il cellulare a Nick e torno in camera mia. Quando mi stendo sul letto mi sento così bene e felice. Sembra di star prendendo una boccata d'aria... In un momento in cui mi sono successe mille cose in quarantotto ore. Il suono della città, le auto che fanno rumore e le luci che si accendono al calare del sole rende New York così bella... 

L'ora di cena ormai è vicina e decido di alzarmi per andare a preparare qualcosa sia a me sia ai ragazzi, come ringraziamento per la loro ospitalità. 

Sistemo il pentolino sul fuoco e butto l'acqua, se c'è un piatto che mi viene bene è la pasta. Li stupirò. Mentre cerco tra le varie dispense il cartone della pasta, la porta d'ingresso sbatte forte. 

Vinnie deve essere rientrato in casa. Faccio finta di niente e continuo a cercare tra gli scaffali fino a quando vedo finalmente il mio obiettivo, ma si trova così tanto in alto che devo mettermi in punta di piedi per prenderlo. 

Lo faccio, alzo il braccio e cerco di raggiungerlo saltellando, ma qualcuno arriva in soccorso. 

"Neanche questo sai fare" è la sua risposta. 

Mi irrigidisco quando sento il suo corpo dietro di me. Ho la mano ancora sollevata quando sento il suo corpo appoggiarsi al mio da dietro, la mia schiena sfiora il suo petto, pericolosamente vicini. La sua mano si appoggia sul mio fianco sinistro per non farmi cadere e sfiora le dita della mia mano ancora sollevata per aria per prendere la pasta. 

Quando torno a stare in piedi normalmente mi giro verso di lui, ma non si sposta. Ha gli occhi chiusi, le guance arrossate, i capelli spettinati e il suo profumo sostituito da un nauseante odore di alcol... Non sembra stare molto bene.

Appoggio la mia mano sulla sua guancia e gli chiedo:"Stai bene?"

Lui non reagisce per qualche secondo, poi apre gli occhi e mi guarda senza dire una parola. 

Mi sento intimidita da lui, non capisco che cosa gli stia prendendo. La sua mano è ancora appoggiata al mio fianco e ho la scatola della pasta in mano... L'acqua avrà cominciato a bollire. Se continuiamo a guardarci non mangeremo più. 

"Vinnie, dovrei buttare la past-" ma non mi fa finire la frase perché le sue labbra premono sulle mie. 

PAUSE - Vinnie Hacker.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora