Appoggio un dito sulla sua fronte e gli dico:«Qualsiasi cosa ti sia passata per la mente, non è quella»

«Ce l'hai con me per questa mattina?» chiede serio.

«Perché ti dovrebbe importare?»

«Ti costa così tanto dare una risposta, ogni tanto?» 

«Mi piace non darti risposte» dico.

Lui continua a guardarmi dritto negli occhi senza spostarsi di un millimetro. 

«Ero arrabbiato» risponde.

«Lo siamo tutti, per vari motivi, no? Eppure non rischiamo di prendere a pugni i nostri migliori amici o di rispondere male a una persona a caso» spiego.

«La persona a caso dovresti essere tu?»

«Perché? Chi altri dovrei essere?» lo provoco io adesso.

«Ero solo arrabbiato, non le intendevo sul serio quelle parole. Ne per te ne per Albert» è come se sentisse l'urgenza di farmi sapere questa cosa, è molto sicuro delle sue parole e il modo in cui mi guarda mi fa capire che è importante per lui che io lo sappia. Ma perché?

«Il tuo ripiego nei momenti in cui ti manca la tua fidanzata si prenderà il suo tempo per farsela passare» mi autonomino così:«In fondo, ma tanto in fondo, posso capirti»

Sono sincera. Anche io sto avendo delle giornate di merda per la situazione che si è creata con Cole, potrei esplodere a momenti a piangere e mandare a fanculo chiunque. Lui ha esagerato, ma chi sono io per dirglielo? 

«Non sei un ripiego»

«Non importa, qualsiasi cosa io sia, mi passerà, mi riesce molto bene» chiudo il discorso. 

Non ho idea del perché, ma sento una piccola fitta allo stomaco che non riesco a spiegarmi. Sarà che sono stressata e stufa della situazione in cui mi trovo, sarà che mi dispiace non essere in grado di stringere un rapporto normale con questi ragazzi a parte Albert. 

Vinnie resta fermo su di me, ma sembra quasi rassegnato. Non riesco a capire che cosa gli stia prendendo. Non distoglie lo sguardo da me, ma sembra anche quasi ferito... Probabilmente non ha avuto una giornata facile anche lui. 

«Possiamo andare al piano di sopra adesso?» chiedo. 

«Mi dispiace» sussurra.

«Non la prendere sul personale ma le tue parole non mi hanno minimamente toccata, ho altro a cui pensare al momento» mento. Un po' mi hanno fatto del male, mi hanno fatto sbattere la testa sulla consapevolezza che non uscirò da questo appartamento con dei bei ricordi o delle persone nuove da conoscere, ma con l'etichetta di essere stata la rompi palle del cazzo che aveva bisogno di una stanza. 

«Non sono mai stato bravo a parole, sono bravo con altre cose» risponde lui. 

«Non voglio sapere» allungo la mano per digitare il numero del piano. 

«Sei solo tu a pensare male»

L'ascensore comincia a salire, mi chiudo in me a braccia conserte e la gamba che tamburella sul pavimento in gomma. Non vedo l'ora di essere fuori da qua dentro, sono ancora troppo vicina a Vinnie e non mi va. 

«Non sapevo sapessi andare in skate» smorzo la tensione.

«Non sai tante cose di me»

«Non penso sia un problema mio, visto che non ti fai conoscere»

«Mi faccio conoscere solo da chi voglio» puntualizza lui:«E tu sai anche fin troppo»

«Sono proprio fortunata» ironizzo ridendo.

Lui mi guarda, senza dire una parola. I suoi occhi si spostano dal mio corpo al mio viso. Le sue pupille si dilatano leggermente, fino a quando non guarda altrove...

«Ti faccio mancare l'aria per caso?» scherzo. 

«Tu?» ride. 

«Attento a come parli, non sei ancora perdonato»

Lui si morde il labbra inferiore di nuovo, a quanto pare è una cosa che gli piace fare, e fa un passo verso di me. Indietreggio andando a sbattere con le spalle al metallo freddo dell'ascensore, ancora qualche secondo e siamo arrivati al pianerottolo. 

Vinnie si avvicina ancora di più, pericolosamente, e avvicinando le labbra al mio orecchio per sussurrare:«Conosco almeno dieci modi per farmi perdonare e sono certo che non ti dispiacerebbero» 

Mi pietrifico, persino il mio respiro si ferma improvvisamente per le sue parole, nell'ascensore comincia a fare più caldo di prima, forse la sua vicinanza a me. 

La porta dietro di noi si apre, si sente il campanello di apertura e Vinnie sposta il suo volto dal mio orecchio. Si ferma qualche istante per guardarmi bene negli occhi, sorride soddisfatto della reazione che ha avuto, e si allontana da me. 

Sono ancora ferma dentro l'ascensore, a ripensare alle sue parole e al modo in cui me l'ha detto, con la voce roca... Se me l'avesse detto un altro ragazzo, si sarebbe già trovato con un calcio sulle parti basse ma... Sono confusa del perché io sia rimasta così ferma. 

Cammina con le sue spalle larghe e la schiena rivolta verso di me, con passo sicuro e fiero. Saluta con un cenno Nick che è fermo sulla porta di casa con la spazzatura ancora tra le mani e la bocca per ciò che ha appena visto. 

PAUSE - Vinnie Hacker.Where stories live. Discover now