70 Capitolo

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Mi sveglio e sono rivolta verso la porta, sorrido al ricordo di ieri sera: di quelli che sicuramente avrebbero cresciuto il suo ego già smisurato ma non mi importava: volevo chiedergli se anche lui si sentiva come mi sentivo io, come se avessimo condiviso lo stesso cuore.

Mi volto, la realtà mi viene schiaffata in faccia con tutta la violenza, le mie fantasie si sbriciolano come sabbia, come anche il mio cuore, si incrina una seconda volta nei miei diciassette anni, alla vista del letto vuoto e dell'insulso biglietto che mi aveva lasciato sul cuscino con scritto 'mi dispiace' .

Sento il mio cuore lacerarsi e anche rompersi finché non sento più niente, privo di emozione. Non so quanto tempo sono rimasta immobile sul quel letto con il suo biglietto tra le mani. Ho provato ad essere forte come sempre, perché avevo giurato in passato, a me stessa che nessun altro mi avrebbe fatto sentire ciò che mi aveva fatto provare quell'uomo fuori dal locale, sentirmi usata, perché è quello che mi aveva fatto, mi aveva usata, aveva ragione Dove, ero solo una delle tante, cerco di reprimere le lacrime e per farlo mi mordo le labbra fino a farle sanguinare.

Ritorno in me e lentamente mi alzo, corro in bagno ed entro subito in doccia, inizio a lavarmi, faccio tre giri di bagnoschiuma, mi passo la spugna su tutto il corpo, sento le mie braccia che iniziano a stancarsi, ma me ne frego e continuo, dopo venti minuti a fare i stessi passaggi, esco dalla doccia e metto una tuta, mi guardo allo specchio che ho in camera e mi guardo con rabbia. Perché? Perché mi sono illusa di qualcosa che di sicuro per lui non era niente, di aver creduto in un 'noi', di essere ceduta ieri sera, di aver creduto in lui fino ad oggi.

Sento qualcuno bussare alla porta, mi asciugo le lacrime che non mi ero accorta che erano scese e spunta mia madre

"tesoro è ora di pranzo, scendi" mi sorride, annuisco

Tolgo le lenzuola dal letto e le metto nella lavatrice a lavare.

Pensavo che erano le dieci o le undici, invece è ora di pranzo, non ho fame, ho lo stomaco chiuso ma preferisco andare a mangiare sennò i miei si insospettiscono. Scendo le scale e mi siedo a tavola, mia sorella si siede accanto a me mentre i mei sono davanti di noi

"Audrey e Dylan?" chiedo vedendo che non scendono dalle loro stanze

"sono usciti con i ragazzi" risponde, annuisco e inizio a mangiare la pasta

Ho quasi finito la pasta, ma giuro che mi sento male dato che sto mangiando di forza, sento che tutto quello che ho mangiato sta per risalire, mi alzo subito e corro in bagno, mi inginocchio davanti al water, inizio a vomitare, i miei capelli che erano tutti davanti vengono spostati, quando smetto di vomitare, mi giro e noto Jade e mio padre guardarmi preoccupata mentre mia madre tenermi i capelli

"sto be.." ricomincio a vomitare

Quando ho finito di vomitare mi alzo e mi lavo la faccia

"tesoro stai bene?" chiede mia madre

"si solo mi faceva male un pò lo stomaco" rispondo

"va bene, prendi la medicina così ti sentirai meglio" dice, annuisco ed esco dal bagno, vado in bagno e dopo aver preso la pillola vado in camera a riposare un pò.

***

È pomeriggio, ho cercato di dormire ma non ci sono riuscita, sono stata a guardare il tetto, a sentire la morsa al petto che non se né mai andata e il dolore lancinante al cuore

Perché, Cam? Perché mi hai fatto questo?

Mi aveva fatto credere che qualcosa tra noi c'era, che lui lo voleva, che lui voleva me. Nelle ultime settimane mi aveva detto parole che per me erano importanti ma forse per lui erano solo insignificanti parole.

BACI DIMENTICATI Where stories live. Discover now