27 - seconda parte

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L'uomo dallo sguardo annoiato le si avvicinò e aprì la piccola scatola colorata che stava sul tavolo accanto alla sedia su cui era bloccata. Ne trasse una fiala, sulla quale andò ad avvitare un cilindretto dotato di ago. Skyler lo guardava come a rallentatore, con il cuore in tumulto e i pensieri troppo sconvolti e veloci perché potesse seguirne il filo.

Croyle se ne stava seduto comodo su una poltroncina: non aveva abbandonato il sorriso beffardo e teneva le braccia conserte, fissandola con insistenza.

La donna era in piedi accanto a un oloschermo che brillava azzurro, pieno di numeri e diagrammi che Skyler non comprendeva, ma intuiva essere una sorta di monitoraggio collegato alla poltrona in cui stava seduta lei.

All'improvviso quel silenzio pressoché assoluto esplose, assieme all'immobilità della scena. La porta si spalancò e quattro figure vestite di grigio scuro fecero irruzione nella stanza. Sentinelle.

Due di loro scattarono rapidissime verso Croyle, che non fece nemmeno il più flebile cenno di sorpresa.

Tre sagome comparvero dal nulla attorno all'uomo e si scagliarono sui nuovi arrivati, costringendoli ad arretrare. Una quarta sagoma, identica, emerse nel lato opposto della stanza, non lontano dal punto in cui si trovava Skyler e si lanciò verso le altre due Sentinelle, un uomo e una donna, bloccandole a poca distanza dallo scienziato con gli occhi azzurri.

Skyler riuscì a osservarla bene e vide che si trattava di un automa dalle forme solo vagamente antropomorfe.

I quattro robot erano, come comprese pochi secondi dopo, dotati di un sistema difensivo basilare ma efficace, basato su precisissimi getti d'aria ad alta intensità potenzialmente mortali, se non nell'immediato, a causa delle cadute che potevano provocare. Da un appendice non troppo diversa da un braccio emettevano onde d'aria in grado di travolgere qualunque cosa stesse loro di fronte, spazzandola via. Le pistole delle due Sentinelle più vicine a Skyler volarono lontane senza che i proprietari potessero fare nulla per evitarlo.

La ragazza però se ne accorse appena: aveva riconosciuto Jacen e Kirei nei due che cercavano di contrastare Croyle e non riusciva a staccare gli occhi da loro.

Gli amici sembravano aver intuito le potenzialità degli avversari che avevano di fronte e, al momento, si limitavano ad evitare i getti che venivano lanciati loro addosso. Di tanto in tanto provavano a colpire i robot con le loro armi, ma Skyler aveva la sensazione che i raggi non costituissero un problema per gli automi, che non facevano nulla per evitarli.

***

Jacen centrò uno degli avversari in pieno, ma quello non diede segno di accusare il colpo e continuò a muoversi verso di lui con quella specie di arto alzato e pronto a fare fuoco. Si abbassò un attimo prima che il getto d'aria lo travolgesse, lo sentì passare fulmineo sopra la testa.

Mentre si rialzava tentò un disperato contatto con Zephyr per sapere quale programma e quale intensità fossero i più adatti a quell'avversario.

Kirei si era ormai allontanata parecchio da lui e faticava a tenere a bada i due robot che l'avevano presa di mira. Era riuscito a dare solo una veloce occhiata a Skyler, ma non sembrava stare male, né essere in pericolo immediato.

La risposta di Zephyr fu inattesa, ma deludente: non vi era nelle loro pistole un programma adatto a mettere fuori uso quegli automi, e i sistemi difensivi rendevano impossibile al collega creare un ologramma in quella stanza. Avrebbe dovuto immaginarlo, Croyle sapeva che si sarebbero probabilmente confrontati con delle Sentinelle e aveva preso le necessarie precauzioni.

Blyn, lanciandosi sul pavimento del laboratorio, riuscì a raggiungere la propria pistola e a rivolgerla contro il robot che si trovava di fronte a Nyra, ma non ottenne alcun risultato, nemmeno variando l'intensità del raggio. Allora selezionò il programma stordente e mise fuori gioco la donna che stava vicino alla prigioniera.

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