8 - seconda parte

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Il cuore le martellava nel petto, impossibile da tenere sotto controllo, mentre le assistenti le davano il benvenuto come d'abitudine.

La hall non le era mai sembrata tanto ampia, nemmeno quando ci aveva messo piede la prima volta. Ogni dettaglio dell'arredo, ogni luce e ogni strumento pareva quel giorno circondato da un alone diverso, un'energia minacciosa: ma Skyler sapeva di esserne la fonte, era consapevole che ogni mutamento era creato dalla propria paura.

Raggiunse la divisione marketing senza nemmeno rendersene conto e più tardi non avrebbe saputo dire cosa le avesse chiesto Ryben, come sempre pronto a fare conversazione; in ogni caso le sue risposte automatiche dovevano essere state soddisfacenti, perché non vi furono reazioni particolari.

Lavorare sul progetto era quasi impossibile, richiedeva ogni grammo di concentrazione e i risultati erano deludenti. I minuti trascorrevano troppo lenti per essere reali e si trovò di nuovo a pensare che ogni cosa, quel giorno, le fosse ostile.

Non doveva lasciar vincere la paranoia. Si alzò e andò nell'angolo relax, dove ordinò un cioccolato aromatico. Ryben la raggiunse quasi subito.

«Tutto bene? Oggi mi sembri un po' fuori fase»

Si sentì più stupida che mai. Non era capace nemmeno di simulare il suo solito modo di fare; come poteva pensare di recuperare delle informazioni segrete quando non era neppure in grado di sembrare disinvolta?

Rischiò di ustionarsi la lingua per la fretta di finire il cioccolato bollente e tornarsene alla propria postazione.

«Già, sono reduce da una nottataccia, sono a corto di sonno» disse, passandosi una mano sulla fronte nella speranza di essere convincente.

Lui sorrise malizioso. «Una serata in compagnia del tuo ragazzo?»

«Nessun ragazzo, solo il mio simulatore e io» rispose, sperando che non continuasse con l'interrogatorio.

Non era mai stata brava a mentire; no, per la precisione, era bravissima a inventare storie credibili e del tutto adeguate, solo che aveva bisogno di tempo e quindi, di solito, nascevano con qualche ora di ritardo, quando non erano più necessarie, ma del tutto inutili.

«Ne sono felice. Sono un grande appassionato di giochi, probabilmente molti mi definirebbero un ludopatico. Non avevo mai incontrato qualcuno che apprezzasse i simulatori, magari una sera di queste potremmo giocare assieme; cerco compagni di squadra per Star Titans»

In quel momento arrivò Vita, uno schema luminoso che si irradiava dall'olosfera che teneva sul palmo della mano; ignorando Skyler cominciò a parlare con Ryben e lei ne approfittò per allontanarsi in fretta e tornare alla scrivania. Doveva cercare di concentrarsi sul lavoro, non poteva permettersi di attirare l'attenzione.

Attese fino a quando tutti abbandonarono la zona marketing per raggiungere le aree destinate al relax.

Ryben fu l'ultimo a uscire; ci mise un sacco di tempo, come se aspettasse qualcosa, il che infastidì non poco Skyler, già tesa per ciò che l'aspettava.

Finalmente riuscì a muoversi senza essere vista, uscì dall'ufficio e prese l'elevatore per raggiungere la torre più alta. Mentre percorreva il tubo di collegamento la colpì la luminosità della giornata; il sole era quasi abbagliante e la mancanza di foschia avrebbe permesso ai colleghi sul tetto di vedere il mare e l'isola di Redan.

Lasciò l'elevatore e si fermò per attivare sul Vortex un programma di Emerald e Jade, in grado di rilevare la presenza di altri bracciali nelle vicinanze. In quel momento il più vicino si trovava all'interno dell'ufficio "risorse umane", probabilmente un dipendente che si era attardato o aveva posticipato la pausa. La via era libera.

Marchio di fabbricaTempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang