7 - prima parte

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Da quando erano ripartiti Skyler non aveva detto una sola parola; se ne stava seduta, con la tempia appoggiata al finestrino dell'hovercar, senza muovere un muscolo.

Jacen sapeva che la rivelazione di Adam Dreiz l'aveva colpita profondamente, ma non era certo che fosse l'unico motivo di quel silenzio.

Avevano ormai varcato i confini seraniani quando si decise a parlare. «Non si può negare che sia stato un pomeriggio interessante»

Skyler si girò verso di lui e annuì. «Direi di sì, avremo bisogno di un po' di tempo per metabolizzare la notizia. Sono molto dispiaciuta per ciò che ha passato Dreiz. E anche oggi ha paura, nonostante i sintetici siano tutelati»

Jacen fece una smorfia triste. «Le leggi non possono mutare l'animo umano. Mio padre mi ha raccontato ciò che è accaduto vent'anni fa, quando la vicenda dei sintetici è venuta a galla. Non erano pochi quelli che si opponevano alle leggi di tutela, spaventati dai synth e preoccupati dalle loro capacità. Erano convinti che fossero delle macchine a cui era stato dato il potere di distruggere l'umanità, non li credevano davvero capaci di provare sentimenti. Non sentimenti positivi, in ogni caso. Non mancava chi avrebbe voluto annientarli»

«Fino a qualche anno fa avrei fatto fatica a crederti, ora non più»

«Quello che non conosciamo ci spaventa sempre un po'» Jacen allargò le braccia. «Ci sono stati periodi bui in cui la popolazione meno colta accusava medici e scienziati di ordire complotti contro l'intero pianeta, e altri in cui i diversi erano emarginati, quando non perseguitati»

Skyler lo sapeva, ma aveva sempre immaginato quei momenti come lontani nel tempo, superati; pensare che quando lei era bambina non erano mancati pensieri analoghi la turbava e si chiese se Dreiz avesse fondate ragioni per temere la rivelazione della propria identità. Gli tornarono in mente le sue parole sulla famiglia di Jacen e la curiosità prese il sopravvento. «C'è una cosa che volevo chiederti»

«Dimmi»

Jacen immaginava che stessero per affrontare l'argomento che rendeva Skyler pensierosa: il tono con cui aveva pronunciato quella frase era eloquente.

«Dreiz ha detto di averti riconosciuto. Vi eravate già incontrati?»

Lui sospirò. «Era inevitabile che lo sapessi, prima o poi»

«No» lo interruppe Skyler. «Non è mia intenzione immischiarmi, non sentirti obbligato a darmi spiegazioni»

«Al contrario, avrei dovuto parlartene prima, non avresti dovuto scoprirlo così»

Sentiva di aver perso un'occasione per dimostrarle fiducia e maledì l'indecisione che lo bloccava nei rapporti con chi conosceva da poco. «Non ho mai incontrato Dreiz prima di oggi, deve avermi visto in qualche foto. Ricordi quando ti ho detto che utilizzo il cognome di mia madre?»

Skyler annuì, ma non disse una parola.

«Ho deciso così, quando mi trovo ad Ambrian, perché quello di mio padre è un'eredità pesante e preferisco che la gente non pensi che possa avermi agevolato in qualche modo. Così come non desidero ricevere un trattamento diverso. Quindi Kinall è un cognome perfetto, rispettabile e molto comune. Sicuramente più semplice da portare rispetto a Zheen»

Skyler spalancò gli occhi. «Tu sei...?»

«Il nipote di Axel Zheen» rispose lui stringendosi nelle spalle.

Skyler ripensò a quando aveva creduto che Jacen nascondesse il proprio cognome perché legato a qualche vicenda poco decorosa, che avrebbe potuto creargli imbarazzo come Sentinella, e sorrise. Essere nipote di uno degli uomini più amati della storia della Mendelia e una delle figure di riferimento della scena politica mondiale degli ultimi decenni sarebbe stato motivo di orgoglio per chiunque. E lo era anche per Jacen, glielo diceva la luce che gli brillava negli occhi. Ma poteva capire il desiderio di non rendere pubblica la parentela per vivere in modo più sereno, senza i riflettori e la curiosità che la fama poteva generare.

Marchio di fabbricaWhere stories live. Discover now