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La porta riconobbe la vicinanza del Vortex e si spalancò davanti a Skyler, che entrò e si fiondò in salotto. La smartchair l'accolse con la consueta comoda gentilezza e, notando che il suo livello di stress era più elevato del normale, si premurò di diffondere una melodia rilassante, mentre il wallview si attivava facendo comparire una spiaggia assolata al posto della candida parete.

La voce gentile del sistema casalingo le chiese se desiderasse qualcosa e lei, sospirando, ordinò un infuso. In pochi istanti sul tavolino della smartchair comparve una tazza fumante della sua bevanda preferita e una fragranza di vaniglia cominciò a diffondersi nell'aria.

La giornata era stata fallimentare, la peggiore da quando si era trasferita ad Ambrian. Il signor Brenko le aveva erogato la metà della cifra pattuita per il suo lavoro e, come se non bastasse, Skyler sentiva di dover incolpare soprattutto se stessa e la propria ingenuità; avrebbe dovuto capirlo, che quel contratto era truffaldino! Perché l'aveva accettato senza studiare con attenzione tutti i termini? Un sacco di tempo sprecato per creare quello stupido logo aziendale, seguendo tutti i capricci di mr. Brenko, per ottenere una miseria!

Aveva sperato in un miglioramento nel corso del pomeriggio, invece entrambe le società da cui si augurava di ricevere una commissione avevano scelto di affidarsi a un grafico più esperto, così al momento si trovava senza lavoro.

Ricordò che i genitori l'avrebbero contattata in serata e cercò di respingere la sensazione di fastidio che la inondò, della quale si vergognava: la madre avrebbe voluto che restasse a Nimrax, non era convinta che il trasferimento nella capitale fosse una buona idea. Doveva dimostrarle che si sbagliava, che era perfettamente in grado di gestire la nuova vita. Sentire la sua voce dopo una giornata come quella sarebbe stato difficile.

Sorseggiò il suo infuso con calma, cercando di regolarizzare il respiro e di lasciarsi cullare dalla melodia scelta per lei, ma i pensieri non volevano saperne di placarsi.

Era contenta di essere venuta ad Ambrian, lo desiderava fin da ragazzina: era la città più bella della Serania, l'unica nazione in cui avrebbe potuto vivere.

Non che fosse perfetta, ovvio. Un Paese di estensione modesta, conosciuto in tutto il mondo solo per alcune aziende nanotecnologiche e per la spinosa questione dei synth. Soprattutto per quest'ultima.

Ma la Serania per lei era molto di più: un posto in cui la tecnologia era avanzata, che offriva aree naturali meravigliose e con un mare cristallino a lambirne la costa sud-est, sulla quale la stessa Ambrian si affacciava. Uno dei maggiori esportatori di energia a livello mondiale, anche grazie all'eliminazione degli sprechi raggiunta con l'impegno degli ultimi governi e in particolare del Presidente Galak Racine, riconfermato alla guida del Paese solo due mesi prima.

Appoggiò la tazza vuota sul tavolino, che la inghiottì. Rifiutò l'offerta di altri alimenti e sospirò di nuovo. Quando il nervosismo l'attanagliava solo una cosa era in grado di rilassarla, più della musica, della smartchair, delle tisane e dei wallview paradisiaci: scrivere. Inventare storie era da sempre il suo modo per allontanarsi dai problemi; creare mondi e personaggi le dava la sensazione di poter controllare qualcosa anche quando la sua stessa vita sembrava scivolare via senza che potesse guidarla. Quello era proprio uno di quei momenti.

Si alzò, ordinò alle luci di affievolirsi ed estrasse dal Vortex gli appunti per la nuova storia. Attorno a lei si accesero parole, schemi abbozzati, frasi troppo vaghe perché potesse costruirci qualcosa di sensato, idee confuse e frammentarie.

Provò ad aggiungere qualche parola, poi cercò di immaginare i volti dei protagonisti, ma proprio non era ancora in grado di visualizzarli. Aveva bisogno di rilassarsi e trovare ispirazione e sapeva esattamente dove andare.

Marchio di fabbricaWhere stories live. Discover now