27 - prima parte

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 Quel maledetto speedwing sembrava procedere al passo di un pigro citywash. Guardò il pannello della velocità e sbuffò: stava sfrecciando al massimo consentito, era l'angoscia che provava a rallentare la scena.

Lanciò una rapida occhiata al Vortex per assicurarsi che il resto della squadra fosse ancora lì; volavano dietro di lui quasi in formazione, nessuno era rimasto indietro.

Contattò Zephyr.

«Novità?»

«Nessuna. Le nanospie che abbiamo inviato alle coordinate non rilevano alcun movimento. Nessuno è entrato o uscito dall'edificio»

Sospirò. Il collega virtuale aveva svolto un ottimo lavoro, accedendo contemporaneamente a ogni videocamera che sorvolava Ambrian per tracciare il percorso seguito dalla dropcar sulla quale era salita Skyler. Se non ci fosse stato lui il lavoro sarebbe stato molto più lento e di certo meno preciso.

Alla fine giunsero nel distretto Sibel, lasciandosi alle spalle il centro della città.

Jacen cercava di non pensare al trucchetto che era stato usato per rapire Skyler: l'idea che avessero assunto le sue sembianze lo disgustava, oltre a renderlo furibondo. Non era solo l'identità rubata, ma il sorriso che aveva visto sul volto di Skyler mentre salutava il rapitore a disturbarlo. Quando aveva consultato il filmato aveva provato una fitta di gelosia vedendo la gioia che illuminava il volto della ragazza mentre guardava qualcuno che non era lui. Poi aveva scoperto che lei stava vedendo proprio lui, in quella dropcar, e si era sentito ancora peggio: lo tormentava il pensiero di non vedere più quel sorriso e sapere che Skyler era salita in quella macchina convinta di trovarvi lui lo faceva impazzire.

Lo speedwing cominciò la discesa. Avevano da poco superato una delle maggiori zone residenziali del distretto Sibel, ricca di abitazioni signorili ed eleganti, e avevano raggiunto la periferia di Ambrian, con i suoi impianti di produzione.

Con i filmati recuperati da Zephyr avevano seguito l'auto su cui viaggiava Skyler fino a quel posto, ma poi i dati erano divenuti più incerti a causa della diminuzione del numero di videocamere rispetto alla zona centrale della città.

Jacen però aveva fatto effettuare un controllo al sistema per valutare le possibilità, rilevando la presenza di un paio di edifici registrati nell'ambito medico/scientifico. Aveva escluso il primo, sede di un'azienda farmaceutica il cui proprietario era uomo conosciuto e al di fuori di ogni sospetto, concentrandosi sul secondo, del quale non possedevano molte notizie. Sospettava che il proprietario fosse un prestanome e la mancanza di dati certi sull'attività che vi si svolgeva lo indirizzò subito sull'obiettivo: era piuttosto sicuro che Skyler fosse stata condotta lì.

Scese dal mezzo nel piazzale adiacente all'edificio e attese impaziente che l'intera squadra lo raggiungesse.

Kirei fu la prima; si era ripresa in fretta quando le era stato somministrato l'antidoto a ciò che l'aveva colpita e, purtroppo, aveva scoperto quanto accaduto a Skyler, insistendo per partecipare. Ogni tentativo dissuasorio di Jacen era fallito e ora si trovava lì, con la solita espressione risoluta e tenace. Non vi era traccia di stanchezza sul suo volto.

Con loro c'erano Blyn e Nyra, i colleghi di Jacen che si erano subito resi disponibili, autorizzati dal capitano Tanav. Zephyr era in costante collegamento.

Raggiunsero l'ingresso, armi in pugno settate al massimo dell'intensità della fascia non letale e scudi ben attivi.

Il sistema non autorizzò l'ingresso di Jacen nemmeno in modalità Sentinella, ma lui si collegò a Emerald senza perdere tempo.

«C'è bisogno di te» disse solo, mostrandogli la porta.

«Appoggia il bracciale in prossimità del rilevatore» fu la pratica risposta del ragazzo. «Ci penso io»

Marchio di fabbricaOù les histoires vivent. Découvrez maintenant