10 - seconda parte

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Riuscì a staccare gli occhi da Jacen; non poteva starsene lì, inutile, doveva fare qualcosa. Guardò il proprio Vortex alla ricerca di qualche programma adatto e le tornò alla mente il Camaleonte: poteva essere una soluzione. Lo attivò e, sempre tenendosi al riparo dietro la fila di poltroncine, gattonò fino alla parete di destra, quindi lanciò una rapida occhiata ai guardiani per accertarsi che la manovra fosse passata inosservata e continuò ad avanzare verso il centro della stanza, senza ancora uscire allo scoperto.

Rory alla fine aveva vinto la battaglia con il bracciolo: si era spostato di lato e stava osservando gli automi in attesa del momento propizio. Skyler lo vide spiccare un rapido salto in avanti e lanciare con forza il pezzo di metallo verso il centro della stanza.

Gli automi si voltarono verso il nuovo bersaglio e due raggi saettarono fulminei, disintegrando il bracciolo mentre era ancora in aria. Ma Jacen non si fece cogliere impreparato e approfittò della distrazione avversaria per colpire.

Finalmente uno dei due guardiani crollò a terra.

Skyler aveva raggiunto il lato opposto e soltanto una fila di poltroncine la separava dall'automa ancora in piedi, che le dava le spalle. Non aveva armi, né oggetti che potessero tornarle utili come diversivo, quindi si affidò al metodo più tradizionale per attirare l'attenzione: forzò l'attivazione del tavolino incorporato alla poltroncina per produrre rumore, quindi si lanciò verso un'altra postazione giusto in tempo per evitare il raggio avversario che fece un buco sul sedile.

L'automa cadde a terra un paio di istanti più tardi, centrato dalla Sentinella, e Skyler spense il Camaleonte per tornare visibile.

«Questo sì che si chiama lavoro di squadra!» esclamò Jacen prima di alzarsi e raggiungere i due guardiani.

Si chinò su di loro avvicinando il Vortex, quindi avviò la connessione e cercò tra i dati il codice di disattivazione della barriera. Poi usò la funzione di reset per cancellarne l'intera memoria e infine si collegò al terminale, che scoprì essere irrimediabilmente danneggiato.

Prima di uscire dalla sala, Skyler estrasse dalla propria tracolla il piccolo suturatore e cauterizzò la ferita alla spalla di Jacen, constatando che era stato colpito di striscio e non aveva perso molto sangue: se la sarebbe cavata con una piccola cicatrice, nella peggiore delle ipotesi.

Ripresero il cammino lungo il corridoio, ma con passo più cauto e atteggiamento guardingo; Jacen attivò i programmi di difesa in grado di segnalare la presenza di eventuali meccanismi simili a quello nel quale si erano imbattuti poco prima.

Le stanze successive, due zone relax e due sale che a Skyler ricordarono un po' le antiche aule scolastiche, si rivelarono prive di connessioni al terminale, tanto che Jacen cominciava a dubitare di trovare ciò che stava cercando e Rory a diventare nervoso.

Erano giunti al termine del corridoio, che ora svoltava strettamente a destra con una curva a gomito che sfociava in un bivio. Si fermarono e Jacen consultò il proprio Vortex, quindi puntò il dito a destra.

«Andando da quella parte torneremmo nella zona della piattaforma da cui siamo venuti; propongo di tentare l'altra strada»

Skyler concordò, mentre Rory mugugnò una risposta incomprensibile: sembrava distratto, oppure molto concentrato su qualcosa che non era la voce di Jacen.

Skyler lanciò un gridolino, fermandosi di scatto. «Abbiamo un problema: non siamo più soli»

Il Vortex mostrava altri bracciali in avvicinamento: il programma che le avevano donato Jade ed Emerald era tornato utile.

«Di sicuro l'intervento degli automi ha fatto scattare l'allarme anche altrove» disse Rory. «Resettare la memoria degli uomini potrebbe rivelarsi più complicato»

Marchio di fabbricaWhere stories live. Discover now