CAPITOLO 72

20 1 0
                                    

Close the door, leave the cold outside I don't need nothing when I'm by your side 


Il locale odorava di pizza e legna. Zucche di cartone pendevano dal soffitto ridendo tra quadri e murales della costiera amalfitana. Trovarono posto in un angolo a ridosso della finestra sulla cucina, dalla quale i cuochi ruotavano piatti come frisbee che i camerieri afferravano con una mano sola.

I ragazzi avevano già le idee chiare su cosa ordinare. Lei invece lesse la lista dalla prima all'ultima pizza, lui dovette ricominciare daccapo non riuscendo a concentrarsi.

Si sporse verso di lei come faceva al pub, gli avambracci protesi però le mani a posto, intrecciate, da bravo ragazzo innamorato. Il cuore le mancò un colpo, scrollò il capo per far cadere sulla guancia un ciuffo che la rendeva bella. Cazzo, aveva lui i suoi capelli.

Marco si mosse sulla sedia. La voglia nel corpo di sua moglie non passava in presenza di estranei, esattamente come nel suo. Distrarsi, ricomporsi. «Com'è andato l'audit?»

Claudia bevve un lungo sorso, la gola secca. «Normale.»

«Sarebbe?»

Tossicchiò. «Sei il solito pignolo. Abbiamo visto il magazzino, gli ordini, l'ufficio del personale...»

«Una palla, eh?»

Da quando suo marito emetteva tanto magnetismo? Dopo due giorni accanto a un uomo come Biondi, avrebbe dovuto essere insensibile a certi pensieri su Marco, soprattutto ora che stava nel corpo sbagliato, invece non pensava che a lenzuola e candele.

Anche Marco pensava, a seta addosso a lei. Non con quelle spalle e quel filo di barba, però. Si mosse di nuovo. Quello scambio si stava rivelando più difficile da sopportare in due che da solo.

«Sono contenta.»

Dovette chiederle di ripetere, date le difficoltà del suo cervello a concentrarsi.

«Per quello che hai fatto per Lia.» Lo guardò dritto negli occhi, come sapeva fare lei.

Marco si allentò una cravatta invisibile, il desiderio congelato tra le gambe. «Ah, quello.»

«Perché ti vergogni di essere stato tanto generoso?»

Lui si concentrò sulle briciole di grissini divorati da Oscar, allineandole in file parallele. «Lia lavora bene, nient'altro.»

«Esatto. Per quello che aveva in mente di fare Quarti, era sprecata.» Claudia riempì i bicchieri ai ragazzi.

Oscar era felice senza sapere bene perché, Silvia si guardava intorno senza in realtà distrarsi dalle mani intrecciate dei genitori.

«Capisci perché ho voluto Lia con me?» stava dicendo la madre.

«Non capisco perché tu non mi abbia mai detto il vero motivo» rispondeva il padre. «Sono stata gelosa per niente.»

«Mi dispiace» ammise finalmente lui. «Non ci avevo pensato.»

Interrotti dall'arrivo delle pizze, Claudia impugnò le posate diretta al piatto di Oscar, come al solito. Prima di lei e senza che gli venisse chiesto, Marco stava già tagliando e soffiando per raffreddare la cena del figlio, ridendo con Silvia, parlando con entrambi i figli.

Silvia notò per prima il suo viso. «Papà, stai bene? Hai una faccia...!»

Claudia annuì appena, incapace di spiccicare una parola.

«Alla festa ho scambiato sedici figurine e il drago rosso!» Oscar gioiva in bilico sulla sedia. «Prima di fare a botte.»

Facendo tintinnare la forchetta contro il piatto, Claudia osservò dapprima il figlio, bambino cronicamente timido che ora raccontava di pugni e calci con l'orgoglio di un soldato romano, poi il marito che tagliava la pizza con eccessiva concentrazione.

Canzone Per DueWhere stories live. Discover now