CAPITOLO 61

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I'll be there for you, these five words I swear to you


«Ti prego.» Marco serrò i denti, coperto di brividi. Non voleva ascoltare. Doveva però sapere. Doveva spronare sua figlia a raccontare ogni dettaglio. «Poi?»

«Siamo finiti uno sopra l'altro, senza volerlo mi sono strusciata contro di lui, la gonna si solleva. Intanto ci baciamo. Mi tocca. Lì.»

Lui aspettava la parte peggiore, che sembrava non giungere mai.

«Poi Lorenzo si alza, dice che non dobbiamo farlo, mi chiede scusa e scappa via. Senza neanche un ciao.»

Marco lasciò andare il respiro che tratteneva con una stridula «E...?»

«Sparito. Un suo amico lo sostituisce a lezione per un sacco, così due giorni fa gli chiedo di dire a Lorenzo di venire. Oggi dopo la scuola.»

Ecco spiegato il motivo dei vestiti sottratti alla madre: aveva voluto mostrarsi più adulta e degna del suo innamorato, o presunto tale.

«Si è presentato?» chiese. Era riuscito ad appoggiare la mano sul polpaccio di Silvia senza che lei si allontanasse.

La ragazza scoppiò di nuovo a piangere sul cuscino. «Ha detto che era stato un-un e-errore, non avrebbe dovuto b-baciarmi, sono troppo giovane, non prova che amicizia per me, niente di, di p-più.»

La stima di Marco per quel ragazzo cominciò a crescere.

«Gli ho risposto che non poteva fregarsene di me, perché ero... sono incinta!»

«Un momento, è qui che non capisco» confessò il padre. Premette gli indici sulle palpebre, allo stremo. «Come fai a sapere di essere incinta?» Sbiancò. «Il test di gravidanza in bagno, l'hai usato tu?»

Silvia lo guardò con occhi lucidi e rossi. «Test? No, ho chiesto alla Vilipoti.»

«Valentina Vilipoti? Cosa vuoi che ne sappia?»

«Dice che va a letto con un sacco di ragazzi, ne parla in continuazione» spiegò sicura. «Ha spiegato che è così che si rimane incinta e bisogna lavarsi con la Coca-Cola per evitare di rimanerci, subito però. Io non lo sapevo e non l'ho fatto.»

Marco scosse il capo. Possibile? Negli anni Novanta giravano credenze simili, non dopo il Duemila, Youporn, Wikipedia!

«Aspetta, un momento, una cosa alla volta.» Si coprì il viso con le mani. «Tu e Lorenzo vi siete toccati? Voglio dire...» Esitare e vergognarsi era inutile. La nuda, appunto, e cruda precisione serviva per fare chiarezza. «Il suo pene stava senza preservativo nella tua vagina?»

Silvia si ritrasse schifata. «Bleah, mamma, cosa dici?» Poi il suo viso si illuminò di comprensione. «È così allora che funziona?»

«Non ne abbiamo mai parlato?» Come era successo che fosse lui a spiegare a sua figlia la questione del sesso?

«Non nei dettagli.»

Per quello gli avevano cambiato corpo, per aiutare sua figlia?

Si fece più vicino e la cinse tra le braccia, come da dieci anni non faceva. Le spiegò i dettagli che mancavano, fino a concludere:

«Non è come nei film porno, quello è come, diciamo, una pubblicità di gente che mangia e finge di gustare il cibo. Il sesso senza amore, fatto soltanto per fare, soltanto per accontentare qualcuno, è uguale. Ci vuole tempo per imparare, come per mangiare, bere e dormire. Non avere fretta, devi trovare qualcuno che ti ami almeno quanto tu ami lui. Allora sì che ne vale la pena.»

Silvia soffiò il naso. «È così anche per te con papà?»

Marco cambiò posizione. Una volta, poi con il tempo aveva finito per preferire far da solo. Come la sera in cui aveva cambiato corpo.

«Va meglio, ora?»

Le restituì il lettore mp3, Silvia sembrò non notarlo.

«Ero così sicura. Il ciclo non arriva.»

«Alla tua età, cucciola, non è ancora regolare. Quando l'hai avuto l'ultima volta?»

Era un esperto del mascherare la mente in agitazione. Sua figlia aveva pure il ciclo?

«Non ricordo, forse due mesi fa.»

«Dovresti segnare sul calendario quando ti arriva, o sul diario.» O sul cellulare che Marco aveva intenzione di procurarle.

Silvia non si convinceva. Il padre allora la accompagnò in bagno e prese dal cassetto l'ultimo test di gravidanza. Non seppe rispondere alla domanda della figlia del perché ne avesse uno a portata di mano, tuttavia ricordava come si usavano. Due minuti dopo furono confortati dall'assenza di linea nella casella del test.

Silvia finalmente respirò, saltò, abbracciò il genitore.

«Ricorda, mai senza preservativo. E mai prima della maggiore età» aggiunse il padre. «Come ha reagito Lorenzo quando gli hai detto che pensavi di essere incinta?»

«Oh, è diventato pallidissimo e ha iniziato a insultarmi.»

Come biasimarlo, povero ragazzo: sentirsi accusare di aver messo incinta una minorenne, e senza esserci andato a letto. Marco quasi si lasciò impietosire.

«Così sono corsa a casa. Se avesse saputo che non potevo aspettare un bambino, avrebbe potuto evitare di insultarmi in quel modo.» Silvia soffiò per l'ultima volta il naso. «Tutto sommato non so se mi piace davvero.»

Marco ricominciò a respirare a pieni polmoni, la mascella si rilassò. Il sollievo lo investì da capo a piedi come un'onda del mare che lo lasciò molle e con la testa leggera.

Dov'era Claudia? Voleva parlare con lei, condividere il momento.

"Mi manchi" comprese.

Suonarono alla porta, Marco sobbalzò e sperò che fosse lei, anche se era presto, anche se era impossibile.



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