CAPITOLO 11

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He said: I've been through some changes / But one thingalways stays the same There'snothing without love / Nothing else but love can burn as bright 


«Signore,» lo richiamò la donna a terra. Aveva labbra sorprendentemente scure. «Tieni. Un portafortuna.» Gli porse con lunghe dita annerite un accendino luccicante, ricoperto di frammenti di specchio che riflettevano le luci dei lampioni e delle insegne che illuminavano la via.

Marco lo prese, intravide il proprio volto frammentato in mille schegge di vetro e rese l'accendino. «Non fumo. Anche se avrei bisogno di un po' di fortuna domani.»

La mendicante annuì. «Tu non hai bisogno di fortuna, sei bravo nel lavoro.»

Apparentemente indifferente, Marco ringraziò. «Non è nel lavoro che ne ho bisogno.»

«Non hai moglie?»

«Da un po' è come non averla.» Era una bugia, un modo frettoloso per liberarsi della conversazione con un'estranea, non certo una confidenza. Non si confidava mai con nessuno. Doveva tornare al lavoro, altro che parlare avvolto dal puzzo di urina.

«È sempre a casa per te. Cucina, bada ai figli e lavora, per giunta.»

«Infatti, si stanca molto.» Al punto da dimenticarsi di lui. Un momento, era un caso che la zingara descrivesse la vita di Claudia così bene? Probabilmente aveva tirato a indovinare e ci aveva preso, dopotutto ci sono tante madri che lavorano.

La mendicante riprese a giocherellare con le dita a terra, tracciava uno o due soli, forse un serpente, forse soltanto curve.

«Non ti guarda più, è questo che pensi?» Sembrava incredula per ciò di cui invece Marco era certo.

«Beh, succede, dopo tanti anni di matrimonio e due figli.»

«Sei il solo per lei, non può non volerti più» insisté la donna.


Claudia storse il naso. «Perché non lo dici anche a lui? Magari funziona.»

«Lo vuoi ancora vicino?» domandò l'altra concentrata sul disegno. «Diglielo.»

C'era un che di consolante in quella donna, che ascoltava con gentile interesse e invitava a confidarsi.

Claudia sfregò una mano sul viso stanco. «Sono mesi, anni, che non mi ascolta.»

«Dici che non ti capisce?»


Sorrise, le fossette apparvero tristi. «Perché non glielo dici? Magari mi fai un favore.»

«La vuoi ancora vicino?» indagò la donna. «Diglielo.»

Marco infilò le dita intirizzite in tasca. Non erano affari di quella donna, non erano più affari nemmeno suoi da anni. «Inutile, non mi ascolta, ormai credo non riconosca più il suono della mia voce, quando mi parla urla. Non mi ascolta» ripeté come ipnotizzato.

«Non ti capisce?»


«Hai indovinato» esalò Claudia. Le parole si condensavano in sbuffi gelidi, in gola bruciava saliva amara. «Non mi ascolta più, non mi sta più vicino, ogni cosa che dico è una tragedia inutile. La sua vita è più complicata e pesante della mia, sempre lui quello stanco, che ha sonno, che non vuole andare da nessuna parte!» esclamò in una nuvola enorme. «Dovrebbe provare a mettersi nei miei panni e vedere com'è davvero la mia vita!»

«Vorresti?» chiese la mendicante, in un italiano troppo fluido. Nel buio i suoi occhi scintillavano in mezzo al cemento.

Claudia quasi pianse dal ridere. Marco nei suoi panni. Alle prese con i ragazzi, la spesa, Federica o le coppette mestruali.


Marco chinò il capo, il mento contro il petto. «Hai indovinato. Ignora il peso e la tensione che devo sopportare al lavoro, pretende che il suo sia difficile quanto il mio, mi detesta se finalmente a casa riesco a riposare dopo ore di tensione, borbotta e si allontana. All'inizio non era così, mi ascoltava, mi comprendeva. Adesso niente può più portarla dalla mia parte. Dovrebbe provare a mettersi nei miei panni e vedere com'è davvero la mia vita.»

«Vorresti?» La domanda echeggiò chiara e pericolosa in mezzo ai clacson.

Marco ci pensò. Claudia nei suoi panni. Alle prese con Quarti, la Mida Farmaceutici, i report, la guerra tra aziende.


«Lo voglio.»


«Lo voglio.»

Canzone Per DueWhere stories live. Discover now