CAPITOLO 35

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Build more bridges / Tear down these walls


«Piace il sapone? Ne vuole anche del mio?»

Calò silenzio nell'intero locale, perfino l'acqua corrente sembrò fermarsi. Concentrata sullo scambio surreale, la giornata, lo scontro con Lia, l'imminente serata con Biondi, Claudia se ne accorse in ritardo.

«No, grazie. Ho finito» rispose ingenua.

«Credevo che sarebbe andato avanti per un'ora. Neanche mia moglie sta tanto nella vasca.» L'uomo applaudì con deliberata lentezza mentre occupava il box doccia nel mezzo.

Claudia si asciugò cercando un senso in quelle parole. Quando incontrò lo sguardo di un ragazzo che stava per entrare in doccia, uno sguardo strano, inaspettato, addirittura schifato e crudele, restò a bocca aperta. Pensavano che fosse omosessuale per via di uno shampoo in più?

Si chiuse in sauna in cerca di pace. I presenti si scansarono quando passò tra loro diretta alla panca in fondo al locale caldo e secco. Claudia non stava arrossendo per il calore. L'uomo che l'aveva derisa entrò e platealmente ne uscì subito dopo averla notata.

«Meglio le donne, quelle pettegole, agli uomini prevenuti come voi» sbraitò alla clessidra, che le indicava il diritto ad ancora dodici minuti di relax nella sauna ormai deserta. «Nessuna meraviglia che il mondo sia pieno di guerre!»

Dall'altra parte delle pareti di legno, un vago borbottio e uno squarcio di risate.

In camera la aspettava il silenzio. Non era abituata, a casa i ragazzi facevano sempre chiasso.

Spalancò il frigo bar, prese vodka e patatine e se ne servì in piedi nel mezzo della stanza, la cintura dell'accappatoio che strisciava a terra come una coda triste.

Accese il cellulare. Compose il proprio numero di telefono.

Che senso aveva chiamarlo, non si raccontavano più niente.

Centrò il cestino con il pacchetto di patatine appallottolato e vuoto, scolò il liquore, che come un caldo serpente scese giù giù fino allo stomaco, e tornò su di colpo, come un cobra.

Cadde a sedere sul letto, il cellulare tra i cuscini a quattro stelle. Il riscaldamento vomitava calore sulle sue ginocchia.

La verità era che la voce di Marco aveva ancora il potere di calmarla.

"Cretina," si disse. "Sentirai la tua voce, non la sua."

Mentre stava lì, in accappatoio con le gambe accavallate sul bordo del letto, il cellulare suonò. Il suo cuore fece un tuffo carpiato fino in gola, tra le ceneri lasciate dal liquore.

Purtroppo era Quarti. Di nuovo.

«Non riesci proprio a stare senza di me, vero?» rispose senza salutare. Mise il vivavoce e si sdraiò, allungandosi fino a superare il materasso. Affondava tra le coperte, non si sarebbe più rialzata, ma erano già le otto meno venti.

Quarti balbettò qualcosa, Claudia non si prese il disturbo di ascoltare. Il vecchio porco non sembrava abituato ad attacchi aperti. «Benvisi, devi proprio andare in quel locale.»

«Mi è bastata la sauna.» Cosa poteva trovare in un locale per maschietti che non avesse già incontrato in un bagno di uomini?

«Ah, sauna?» Un grugnito più smargiasso degli altri. «Bravo Benvisi, good, così mi piaci. Stasera cosa fai?»

«Ceno con Biondi.» Esatto, quindi doveva rallegrarsi, essere felice, al diavolo gli ipocriti, Lia e Quarti. «Mi stai facendo perdere tempo. Perché hai chiamato? Hai qualche messaggio per lui?»

Canzone Per DueWhere stories live. Discover now