CAPITOLO 28

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Your love is like a bad medicine / Bad medicine is what I need


Entrarono in un locale immenso, lucido e spaventosamente ordinato, popolato da giganteschi macchinari sbuffanti e crepitanti, in ripetuto movimento. Qua e là uomini in camice azzurro si univano all'armoniosa produzione compiendo quei gesti ancora impossibili per le macchine o controllando dietro orribili occhiali di plastica i valori di bilance, rulli e avvitatori perché nulla fosse imprevisto o fuori scala.

Biondi stava parlando con la sua melodiosa voce che riusciva a superare lo scandito clangore dei macchinari. Dietro di lui, a testa bassa Lia scriveva sul tablet fitte frasi senza senso.

«Lo stesso vale per la linea degli integratori, che vedete qui. L'imballaggio secondario viene chiuso qui a fine linea, una bilancia automatica controlla il peso per accertare che i componenti siano stati inseriti e uno scanner a infrarossi controlla la presenza del foglietto.»

Terminata la spiegazione Biondi la fissò. Attendeva domande, come accade in un audit, come Lia, sebbene più incerta che il suo stimatissimo superiore fosse in grado quel giorno di mettere insieme un'idea di senso compiuto.

In un silenzio carico di aspettativa, il frastuono delle macchine faceva tremare l'aria e vibrare i camici.

Claudia non aveva la più pallida idea di cosa fare in una fabbrica di farmaci. Per lei l'aspirina era una pastiglia già pronta che doveva soltanto fare effetto, gli eccipienti una lista incomprensibile e il foglietto ciò che meno le interessava nella confezione. Si guardò intorno in cerca di ispirazione.

«Ehm, interessante, gli angoli delle pareti sul pavimento: arrotondati. Di certo si accumula poca polvere.»

Domanda sbagliata, lo comprese dall'espressione che alterò perfino il bel viso di Biondi. «Beh, sì, come in ogni azienda farmaceutica. Questa linea è dedicata agli integratori, abbiamo applicato gli stessi standard, come dicevo all'inizio.»

Perché cazzo Marco non le aveva mai parlato delle pareti arrotondate?

«Ah, integratori, certo.» Si fece aria con le mani, le guance in fiamme. «Fa caldo qui.»

«La temperatura è costante, ventidue gradi tutte le stagioni.» Biondi accennò a una cassettina bianca sulla parete che lampeggiava di luci verdi. «Il termostato qui è tarato ogni mese e controllato come l'igrometro ogni mattina. Vuole vedere le registrazioni, immagino, signorina Merlani.»

Lia annuì dirottando la bella voce di Biondi su noiosi documenti e procedure.

A Claudia non restò che fissare i macchinari, le valvole e i bracci meccanici che allineavano sul rullo trasportatore una valanga di confezioni identiche dai colori sgargianti.

«Questo a cosa serve?» Prese a caso una delle confezioni al termine del rullo.

Un furtivo sogghigno apparve sulle labbra di Biondi. «È per la linea. Lei non ne ha bisogno, Benvisi, scommetto che le donne fanno la fila per guardarla.»

«Pensavo a mia moglie, infatti» replicò soprappensiero interessata alla scatola. Nella lista degli ingredienti, nero su bianco, quella roba: il resveratrolo. Se la pasta addizionata faceva dimagrire, quali risultati sperare con pillole concentrate?

«È illegale vantare proprietà dimagranti in un integratore alimentare» intervenne Lia con la solita aria da saputella.

«Certamente.» Biondi sfoggiò un sorriso magnifico: entrambe le donne accanto a lui, quella rivelata e quella nascosta, avvamparono di istintiva aspettativa. «Non lo troverà scritto sulla scatola, signorina Merlani. Le cose non dette valgono molto più di quelle dichiarate. Come in amore, non crede?»

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