CAPITOLO 44

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Faith: you know you're gonna live thru the rain / Lord yougot to keep the faith 



«Adesso basta pensare a Quarti.»

Diede una pacca con una grossa mano dalle dita di pianista a quella piccola e dorata di Lia. «Smettila di darti colpe, è così... femminile! Quarti è un coglione e troppo codardo per avvicinarti ora che lavori per me.»

«Non mi libererò mai di lui» sospirò Lia mostrando sorprendentemente il fianco.

«No» convenne Claudia, tamburellando il cucchiaino contro la tovaglia. «A meno che tu non diventi un dirigente, o meglio ancora il suo capo, così ti fai portare il caffè, o lo licenzi.» Riuscì a strappare un sorriso alla ragazza. «Ecco, ora va meglio. Scusami, ieri non ero in me, diciamo.»

«Sembravi strano» ammise Lia sbirciandola, poco abituata alla nuova confidenza.

«Temo lo sarò anche oggi» avvertì, tintinnando il cucchiaino contro la tazza. Il tè ormai freddo rabbrividiva in onde impazienti. «Dobbiamo fermare Biondi. Batterlo, schiacciarlo, fargli pentire di aver anche solo pensato di poter ingannare Marco Benvisi.»

Lia quasi scoppiò a piangere. «Kě wù. Come? Ancora sei senza cravatta, bevi tè e non caffè, e dici tante di quelle parolacce come non ne hai mai pronunciato, sei perfino infuriato.»

«La rabbia fa bene, se ci rende lucidi. L'ho letto in un libro.»

Lia smise un istante di rosicchiare l'unghia.

Claudia puntò i gomiti sul tavolo. «Quali prove occorrono? Il conto al ristorante ieri sera? Certo un sacco di soldi, soltanto il vino è quanto spendo per la spesa della settimana.»

«Non avevi detto che alla spesa ci pensa sempre tua moglie perché tu rientri tardi? Fa niente, lasciamo stare. Brian ha usato la carta di credito aziendale?»

«Non ho fatto attenzione mentre la porgeva al cameriere.» Era stata troppo attratta dalle maniche arrotolate della camicia, il contrasto con la bronzea pelle dell'avambraccio.

«Non è così stupido da inserire la fattura della cena nei conti della Mida proprio mentre noi siamo qui.» Lia riportò il pollice alle labbra.

«Pensiamoci bene. Qualcosa gli sfuggirà anche se gioca in casa, è astuto, furbo e molto intelligente.» Qualità che aveva ammirato fino a un'ora prima.

Cosa avrebbe fatto Marco per vincere Biondi? Qual era davvero il suo piano? Doveva chiamarlo, chiederglielo.

Non davanti alla sua collega, però.

«Abbiamo controllato il magazzino, la produzione e l'amministrazione» elencò funerea Lia. «Non abbiamo trovato niente. Oggi non ci resta che l'ufficio del personale e poco altro.»

«Ottimo.» Pensò a Federica, la storia con Ranaldi, l'improvvisa promozione che era seguita alla rottura con l'amministratore delegato. «I segreti più sporchi delle aziende stanno nell'ufficio del personale, o nel letto dell'amministratore delegato, o in entrambi.»

«Ai ya, cosa dici!»

«Verità risaputa.» Scrollò una mano a cancellare lo stupore dell'altra. «Con chi abbiamo appuntamento?»

Lia ripassò a mente l'agenda, aveva davvero una memoria di ferro. «Irene Ventaglio, la responsabile.»

«Cosa sappiamo di lei?»

Un istante di incertezza, poi Lia ebbe l'idea di aprire dal cellulare la e-mail con i documenti per l'ispezione, tra cui organigrammi e curricula. «Trent'anni, italiana, laurea triennale in sociologia televisiva.»

«Mai sentito un titolo simile» borbottò Claudia mentre un pensiero prendeva forma tra l'ammontare di informazioni mitragliate da Lia. Trent'anni. Pochini per essere già responsabile di un ufficio. «Da quanto lavora qui?»

«Otto, no, sei mesi.»

Pochi per una promozione di merito, sufficienti per una storia con il capo.

«Prima?»

«Recruiter in agenzie interinali. Consulente di moda per la radio. Provini per la rai.»

«Insomma nessuna idea di cosa fare da grande, e d'improvviso dirige un ufficio in un'azienda da un milione di euro l'anno.»

Le labbra di Lia si schiusero come un fiore di loto. «Caspita, quante informazioni riesci a trarre da un semplice curriculum. Di solito ti concentri sui processi e le procedure, non sulle persone.»

«Me lo dice spesso anche mia moglie.»

«Irene Ventaglio non ti convince?»

Claudia si schiarì la gola, il mal di testa scomparso. «Mi convince eccome. Scommettiamo che è figa, taglia quaranta, tacco dodici e un cassetto pieno di scheletri del capo?»

Per la prima volta Lia faticava a intendere il suo responsabile. «Brian non si fida mai di nessuno, se volesse un alleato non avrebbe più senso Kyle?»

Il sorriso fiero di Biondi, la sua mano sulla spalla del ragazzo. Fece un sorriso storto. «Un genitore tiene al sicuro il proprio figlio. Biondi non metterà mai Kyle al corrente di informazioni pericolose che rischiano di fargli chiudere o farlo finire in uno scomodo imbarazzante processo.»

«Brian non teme i processi, persone importanti lo difendono.»

Come l'"onorevole" che doveva discutere faccende importanti al tennis.

«Non lo vinceremo mai.» Le spalle di Lia si abbassarono sconfitte.

Marco avrebbe perso ispezione e fama e lavoro, e con lui duecento altre persone. Per colpa di Claudia.

Non poteva permetterlo.

Suo marito valeva mille Biondi, aveva lavorato sodo per questa ispezione, era tornato per mesi spaventosamente tardi dall'ufficio. Tutte quelle sere da sola ad aspettarlo non sarebbero state inutili, oltre che snervanti.

Serviva però che la sua aiutante fosse determinata come il giorno precedente, quando lei non aveva ascoltato una parola.

«Non lo porteremo davanti a un giudice, gli faremo soltanto capire che potremmo fargli perdere un sacco di soldi. Scommetto che c'è una cosa sola alla quale Brian tiene più della sua azienda o alla sua famiglia: la grana.»

«Credo di sì.»

Claudia picchiò un pugno sul tavolo. Biondi non era che una Federica all'ennesima potenza. «Con le prove che il fallimento è una palla potremmo vincolarlo a pagare la penale. O mettergli pressione insinuando che, se riveliamo che la Mida ha molti più soldi di quelli che si pensa, i clienti dai quali Brian correrà appena si libererà della Gabi Group potrebbero esigere compensi più alti.»

«Pensi che l'ufficio del personale abbia le prove?» chiese Lia incerta.

«Penso che ci siano buone probabilità che una giovane donna senza idee chiare e tanta volontà di diventare famosa o importante, se messa di fronte a un uomo stupendo e un lavoro di prestigio farebbe qualunque cosa per tenerseli entrambi» precisò. «Anche conservare sotto chiave certe carte compromettenti.»

Lia lasciò la colazione a metà pur di correre alla Mida, seppure con un piano poco ortodosso.

Claudia si alzò più lentamente, pensando di fare una tappa in camera per scolare una vodka dal frigobar.

Poteva battere Biondi nei panni di Marco.

Doveva.

Suo marito era superiore a un uomo tanto più bello esteriormente quanto orribile dentro.

Stava tutto nelle sue mani.



Canzone Per DueWhere stories live. Discover now