CAPITOLO 50

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You see I've always been a fighter / But without you I give up 


Spiazzò Irene Ventaglio già con la prima domanda. «Dove va a cena di solito?»

«Prego?»

«Uscite la sera tra voi dirigenti? Ai Sette Peccati

«Beh...» Non era brava quanto Biondi a mentire.

«Non si preoccupi!» esclamò Claudia a quella che pareva una giovane Federica alle prime armi. «È pratica di tutte le aziende che i dirigenti di un certo livello proseguano le riunioni in un buon ristorante. Tanto non ci andate certo con i clienti. Teatro? Discoteche?»

Irene Ventaglio sorrise. «Troppo rumore, sono una persona tranquilla. Ci concediamo un po' di riposo alle terme.»

In costume da bagno a discutere di impianti produttivi e ventole di pulizia. Come no. «Scommetto che Brian sa dove portare i clienti.»

«È un dirigente responsabile» affermò vaga Irene, senza contraddirla.

«Ci può mostrare le spese sostenute l'anno scorso per i regali ai clienti?»

«Le fatture non le ho» rispose con troppa prontezza l'interrogata. «Sono in amministrazione. Ho l'elenco dei dipendenti che ricevono benefit, però.»

Mai mostrare un documento se non ti è stato esplicitamente richiesto, aveva detto Marco una delle poche volte che aveva parlato di lavoro a cena.

Sembrava che, tra le raccomandazioni fatte alla pupilla, Brian avesse ignorato la più importante. O che la pupilla se ne fosse già dimenticata mentre indicava i mobili alle pareti.

«Brian ha fatto mettere apposta questi armadi a prova di scasso e fuoco. È molto previdente. Ha costruito lui la Mida, sapete?» Irene prese un mazzo di chiavi dal cassetto della scrivania.

Ogni effrazione si rivelava inutile se le chiavi erano tenute tanto a portata di mano. Claudia si guardò bene dal farlo notare.

«Lia, prendi nota» ordinò invece, facendo attenzione che Irene Ventaglio sentisse.

Lia obbediente prese il tablet e cominciò a scrivere a casaccio. Appena Irene faceva un'azione, Lia scriveva. Ogni parola che Irene pronunciava, Lia scriveva. Perfino quando Irene stava zitta, Lia scriveva.

«Mi parli di Biondi» la invitò Claudia.

Raccolto per la seconda volta il mazzo di chiavi caduto a terra, Irene Ventaglio iniziò a raccontare di lei e Brian. Sembrava non aspettare altro.

Mai parlare a ruota libera: secondo insegnamento di Marco.

«È nato in Inghilterra, parla inglese magnificamente. Ha contatti con persone molto importanti, sapete? Dirigenti, politici, altri amministratori delegati, perfino dei nobili.»

Stava tentando di minacciarle. «Quante volte esce a cena la settimana?»

«Oh, andiamo due o tre volte ai Sette Peccati.» Ventaglio cercava qualcosa tra gli scaffali. «O a bere qualcosa con Silvio, il direttore finance, e Dario, il sales manager. Quando sono in sede. Viaggiano molto.»

Alle sue spalle, Claudia bisbigliò qualcosa a Lia, che sbarrò appena gli occhi ma le disse il pin. Digitato in fretta sul cellulare di Marco, cercò Instagram e il nome della donna che ancora trafficava negli armadi. Un profilo pubblico. La prima foto presentava quattro persone a tavola in un locale all'aperto sotto un cielo nero e inquinato. Irene Ventaglio sorrideva orgogliosa all'obiettivo, le spalle lasciate nude da un tubino argentato, guancia a guancia con un uomo dell'età di suo padre, e in fondo al tavolo il profilo sfuocato e tagliato di qualcuno che poteva essere Biondi. La didascalia diceva: "Io e i miei adorabili colleghi maschi".

Canzone Per DueWhere stories live. Discover now