CAPITOLO 60

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Gonna take more than a shot / to get this poison out of me


Presero un sentiero che costeggiava la Mida fino al muro di cinta. Nel punto più lontano c'era una porticina anonima che Brian aprì con un mazzo di chiavi che girò fluido nella serratura ben oliata. Dava su un cortile dai muri ancora più alti, apparentemente abbandonato, tuttavia popolato da una decina di automobili lustre, lunghe e lugubri che aspettavano.

Una via perfetta per lasciare l'azienda senza essere notati.

«Te ne permetti parecchie nonostante il fallimento» replicò Claudia. Soppesava le berline che la circondavano con fanali dagli sguardi minacciosi.

«Sono per gli amici.»

«Gli stessi dei profumatori per ambienti?» Ebbe il piacere di vederlo vacillare un istante effimero.

«Quale scegli?» chiese Brian indicando le auto. «Rover, Porsche, Mercedes?»

Le facevano schifo tutte, così come gli faceva schifo lui. Ancora pochi giorni e, grazie alle fatture di spese fuori controllo, Marco avrebbe trovato il modo di metterlo al suo posto una buona volta.

Scelse a caso, l'auto più scura e dall'aria più costosa. Se fosse stata una donna avrebbe rifiutato di chiudersi da sola con lui in una scatola di pelle dai vetri oscurati, però ora aveva braccia forti e gambe lunghe, e niente tacchi ai piedi. Poteva colpire forte o scappare veloce, all'occorrenza.

Brian però era troppo intelligente per ridursi all'uso della forza. Probabilmente voleva portala a bere per metterla fuori combattimento, visto il successo ottenuto la sera prima. Se invece le avesse offerto soldi per tacere? Bisognava registrare la conversazione con il cellulare, aggiungere alle fatture un tentativo di corruzione. Brian sarebbe stato fottuto a vita, vero?

Il tratto che coprirono fu breve, la berlina viaggiava spedita e nessun vigile si lamentò dell'eccessiva velocità. Claudia non dubitò che conoscessero Biondi e le sue automobili. Avevano ricevuto anche loro profumatori per ambienti?

Si fermarono lungo una provinciale, le automobili sfrecciavano distratte oltre squallidi edifici. Brian parcheggiò a cavallo di una striscia bianca, spense il motore e scese dall'auto. Lo seguì riluttante, il suo profumo irresistibile si era tramutato in una scia fastidiosa della quale non riusciva a liberarsi.

«Siamo arrivati» dichiarò lui.

Tra un benzinaio e un ristorante dal quale proveniva un insopportabile odore di fritto, c'erano due vetrine tappezzate di stampe di fiori di loto e bambù. Nell'unico angolo lasciato libero, tra minacciose telecamere di sorveglianza, una triste insegna al neon indicava che il centro massaggi era aperto.



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