CAPITOLO 38

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I can still remember / When I was just a kid 


Il tecnico aveva sì e no la metà dei suoi anni. Con i clienti parlava di calcio e Grande Fratello, di circuiti e riparazioni. Con i clienti dimostrava qualche remora a esordire con la frase standard, "frigo da buttare", mettendosi d'impegno a cercare il guasto.

Con le clienti, no.

A casa dell'appuntamento delle quattro trovò una donna sola, vecchia per giunta, che nell'era dei cellulari seppelliva il frigo di post-it che piovvero sul pavimento.

Marco bloccò l'anta aperta dal ragazzino con inutile vigore, prima che sbattesse contro il muro. «Se non sta attento, dovrà cambiare anche le cerniere dello sportello oltre alla guarnizione.»

Raccolse i post-it in una pila ordinata per colore, ponendo sulla cima la scadenza più imminente: "Ricorda - Silvia teatro mer. 29, NO ven. 31 - chiama Renata".

Se interpretava correttamente gli scarabocchi di sua moglie, doveva telefonare a Renata per scambiare le abitudini del mercoledì con l'indomani.

Sua sorella come l'avrebbe presa?

Magari l'acidità le era passata, magari rispondeva con felicità al fratello, magari diceva sì.

Prese il cellulare senza accenderlo.

O magari non era lui a doversi occupare dei figli l'indomani. L'incubo dello scambio non poteva durare più di ventiquattr'ore.

Sarebbe tornato al suo posto a momenti, vero? Forse a cena. Al massimo durante la notte. Sicuro. Se dormire era stato l'innesco, doveva addormentarsi al più presto, a letto o di là sul divano, o meglio ancora qui, sul pavimento, subito, per ritrovarsi nei propri panni all'improvviso come si era ritrovato in quelli di Claudia.

Il pavimento però era invaso da attrezzi e una macchia d'acqua si allargava fino alle scarpe di camoscio.

Smembrando il frigorifero una vite alla volta, il tecnico ciarlava di una valvola difettosa.

«Sicuro che non sia la guarnizione?» chiese Marco, mentre tubi e bulloni si spargevano sul pavimento insieme a pacchi di carne e pesce e il ghiaccio crollava a pezzi dal freezer spalancato. «Farebbe più in fretta se...»

«No, è la valvola qui dietro.» Il ragazzino scrollò il ciuffo dalla fronte.

Marco stritolò il cellulare. Il bamboccio gli aveva appena fatto un sorrisino?

«Poi vedrai che non ti farà più ghiaccio.»

«Ti ho forse detto che puoi darmi del tu?» sbottò con voce più stridula di quanto si aspettasse. Era diventato sua moglie, non un cretino, sapeva ancora che guarnizioni non aderenti causano la produzione di ghiaccio nel freezer, e non servivano le spiegazioni di un pivello con più gel che cortesia.

«Occhei.» Il sorrisino di scherno apparve, innegabile. «Gran brutta cosa il ciclo.»

Marco valutò di calciargli il pacco da dieci hamburger dritto nei genitali.

Cos'era che lo faceva sembrare un idiota, i tacchi?

Tolte in fretta le scarpe, si erse in cucina a piedi scalzi, petto in fuori, schiena dritta, pugni sui fianchi. Sapeva cosa dire. Lo sapeva dopo tante ore passate a convincere Federica che sua moglie aveva fatto un buon lavoro. «Sai quanto vale il mercato delle mestruazioni?»

«Non voglio saperlo.»

Marco si lanciò in numeri e dimostrazioni.

Il ragazzo faceva smorfie mentre l'acqua colava lungo il frigo. «Oh, parla, ma servono stracci.»

L'altro indicò il rotolo di carta assorbente che gli aveva messo accanto da venti minuti.

«Non asciughi?» Il ragazzo si rigirava tra le mani una chiave inglese come se cercasse qualcosa tra le tenaglie. «Anche qui» e aspettò con calma che fosse il cliente, o per come vedeva lui, la cliente, a chinarsi e asciugare per terra.

Marco maledisse in silenzio l'azienda che assumeva incapaci che per giunta si permettevano di sfottere i clienti. Intanto il tempo passava e lui doveva dormire, rompere la maledizione, non guardare impotente un ragazzino ciarlare e girare viti, smontare e rimontare pezzi inutili, ridacchiare quando lui accennava ad altri impegni.

«Gli elettrodomestici non si riparano da soli, sai? Ci vuole tempo e intelligenza, è una cosa da uomini.»

Marco afferrò un cacciavite e lo puntò contro il tecnico.

«Oh!» Il ragazzo si tirò indietro, i palmi alti in segno di resa. «Che vuoi fare?»

«Non ti ho autorizzato a darmi del tu. Se fossi un vero uomo, smetteresti di ciarlare e aggiusteresti qui.» Spostò il cacciavite contro la guarnizione sfilacciata tra i rivoli di ghiaccio.

«Oh, stai calma.» Strappatogli l'arnese di mano, il ragazzo si dedicò finalmente al guasto.

Quando l'anta si chiuse e il frigo ronzò senza più lamentarsi, indossò un'espressione a dir poco trionfale. «Ecco, hai visto come ti ho sistemato il problema?»

Con il profondo respiro dedicato a Quarti e i pochi altri esseri umani che riuscivano a metterlo a dura prova, Marco uscì dalla stanza. Niente lotte, lui era un uomo calmo e razionale, ben educato.

Caduto sul divano, aprì le notizie del cellulare. Alle sue spalle il ragazzo anziché andarsene scribacchiava su un foglio, ignaro dell'umore della cliente e delle proprie scarpe che schizzavano terra nella pozza d'acqua sul pavimento. Porse il conto garantendo di avere applicato uno sconto che riservava alle clienti simpatiche.

In quella casa gridava soltanto Claudia.

Finora.

«Centocinquanta euro?» urlò, i polmoni stracolmi come i sacchetti dei surgelati sparsi per la cucina. «Per una riparazione che ti ho suggerito io?»

«Cosa vuoi, le tariffe. Mica le faccio io, è l'azienda.»

«Allora dì all'azienda di cambiare tecnici.»

«A chi fai aggiustare il frigo, poi, a tuo marito?» replicò il ragazzino con le labbra arricciate all'insù e il cellulare già in mano. Digitava senza neppure guardarlo in faccia.

Marco indietreggiò fino al portafogli dove sua moglie, previdente o preparata, aveva infilato due biglietti da cento euro. L'unica soddisfazione che gli rimase fu sbattere la porta dietro al tecnico, proprio come ci si aspettava da una donna isterica.



Canzone Per DueWhere stories live. Discover now