CAPITOLO 53

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It's a bitch, yeah, life's a roller coaster ride / The upsand downs will make you scream sometimes 


«Problemi?»

Claudia replicò a Lia con il solito grugnito, infilando il cellulare in tasca. «Marco Benvisi è un cretino.»

Durante i lunghi mesi di lavoro gomito a gomito, Lia non si era mai intromessa. Preferiva numeri e report agli indistricabili sentimenti delle persone.

Lo condusse un po' lontano dalle scrivanie e dalle orecchie drizzate nell'open space. «Non sono affari miei» incespicò imbarazzata. «Ieri però gridavi, così ho sentito la lite con tua moglie.»

Sbottò senza pensare, e senza prendersela con la cravatta come si aspettava Lia dal capo. «L'unico problema sono gli uomini. Se si fermassero ad ascoltare, a quest'ora non sarei qui!»

«Ah.» Lia non aggiunse altro. Si morse il pollice.

«Non sai come prendere le persone, eh?» Claudia sorrise del sussulto, pensò che Silvia faceva lo stesso.

Lia si nascose dietro la coda liscia e nera. «Mio padre soltanto.» Alzò un pochino la voce. «Mio padre soltanto non fa storie, è uno dei pochi. Però vede troppo di mia madre in me per vedere sua figlia.»

«Hai fratelli o sorelle?»

«No.»

«Io, cioè, mia moglie ne ha uno. Michele. Abita in Veneto, l'ultima volta che l'ho sentito ha chiesto soldi. Dal libretto di risparmio di mia figlia.» Claudia strinse il pugno. «Se lo scorda che andiamo da lui a Natale.»

Lia studiava il proprio pollice con estremo interesse. «Mei Lin è come una sorella, mi sopporta. Però non fa testo: insegna alle scuole serali, sopporterebbe chiunque.»

«Anche a m... cioè, a mia moglie hanno dato dell'insopportabile una volta» ricordò con un mezzo sorriso. «Il suo ex.»

«Ah.» Lia aveva rimesso a posto il pollice. «Anche il mio. Sabino. Adesso ne ride, li chiama i miei 'modi da robot'.»

Claudia la sbirciò. «Da prima o dopo che vi lasciaste?»

Le palpebre di Lia fremettero un istante. «Dopo.»

«Un classico. Mai una volta che accettino i nostri difetti prima di rompere.»

«Siamo amici adesso, più di quanto lo fossimo prima. Ci divertiamo, finalmente, e accetto volentieri gli aperitivi con lui. Gli è passata l'arrabbiatura, sai, ecco, stavo con lui quando sono volata» abbassò ancora di più la voce, tra il gracidio delle stampanti e il ronzio dei computer. «Da Biondi.»

«Insomma, Sabino ti ascolta più da amico che da fidanzato.»

Lia annuì frenetica al pavimento.

Claudia aspettò che aggiungesse altro, qualcosa che teneva stretta sulla punta della lingua.

Sarebbero passati mesi prima che incontrasse la persona a cui Lia stava pensando. Anna l'artista, la matta, la stronza, che conosceva da meno tempo di Sabino, di Mei Lin, del padre Antonio Merlani, eppure la comprendeva meglio di tutti loro messi insieme. Stuzzicava Lia di proposito, rideva del suo broncio e la convinceva su ogni cosa, sempre, perfino a posare nuda per l'ultimo quadro a cui Anna stava lavorando.

«Tu mi hai salvata, Marco. No, non sminuirti. Se non fosse stato per te, l'avrebbe avuta vinta Quarti e io sarei a lavorare da mio padre a quest'ora, e a litigare con lui più di quanto già non facciamo. Quindi lascia che ti ricambi con un consiglio.» Lia la guardò, le iridi verdi non davano scampo. «Non assumerti le colpe soltanto perché sei un uomo.»

Canzone Per DueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora