CAPITOLO 57

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It's hard believing that the thrill is gone / But we gotto go around again, so let's hold on


La lotta di sguardi con Brian sembrava voler continuare in eterno. La interruppe lo sbuffo esasperato e poco professionale di Lia, che si sollevò sulla pianura di efficienti impiegati che fingevano di lavorare.

«Che succede?» domandò Claudia allarmata.

Lia indicò lo schermo dal quale erano scomparse le fatture. «Non vuole darci i documenti.»

Nina Molletta replicò dopo una rapida occhiata a Biondi. «Ve li darei se potessi! Signorina Merlani, gliel'ho già detto, non so perché la stampante improvvisamente non funziona.»

L'imponente fotocopiatrice wireless al centro dell'ufficio era un gioiello di tecnologia e design, lampeggiava di azzurro e verde a portata di mano di qualunque impiegato nell'ampio ufficio. Senza emettere un suono, silenziosa come una mina, la macchina presentò due o tre fogli in rapida successione sul vassoio che le faceva da cappello, un led più vistoso degli altri ammiccò al proprietario delle stampe invitandolo a venire a prenderle. Kyle arrivò con incedere spedito, raccolse i fogli che sembravano preventivi di maschere da sub e li salutò con un cenno cameratesco.

«La stampante funziona, signora Molletta.» La voce di Claudia si arrochì. «Vuole riprovare?»

«Vede, non parte!» replicò Nina.

Le tremavano le mani, si agitava, mentiva! Eppure stava premendo il tasto OK sul comando di stampa, Claudia lo vedeva, e i fogli non uscivano.

«Sicura che sia la stampante giusta?»

«Certo!»

«Allora può chiedere a Kyle di stampare per lei?»

Biondi intervenne. «Non ha accesso al programma delle fatture.»

La presenza del capo proteggeva Nina e innervosiva Lia. Bisognava allontanarlo.

«Brian, sto morendo di fame, e questa ragazza qui non mi concede altro che lavoro.» Claudia indicò Lia proprio come faceva Gianni con Renata, quando trovava naturale incolparla della propria vita e riderne con gli amici. «Ti prego, andiamo a mangiare. Un posticino come quello di ieri sera sarebbe perfetto» e avrebbe dato a Lia il tempo di procurarsi quelle stampe.

«Portatemi dei panini» disse Lia, secca.

«Sempre lavoro! Lo vedi com'è fatta?» Allargò le braccia. «Queste donne in carriera non prendono mai fiato. Andiamo, Brian, tanto abbiamo finito.»

Biondi non cedeva.

«Deve pure scrivere il rapporto di audit» insistette Claudia, «non mi lascerà in pace sul volo di ritorno se non glielo lascio fare. Lia, ci rivediamo in sala riunioni, vanno bene al cotto i panini?»

«Quanto alle fatture?»

Preoccupazione, non c'erano dubbi. «Che t'importa, Brian, se non hai niente da nascondere. Signora Molletta, visto che non può stampare, salvi su una chiavetta.»

Quasi baciò Lia che, di nuovo in possesso delle proprie facoltà mentali ora che Biondi stava andandosene, spalancò la cartellina e ne trasse una piccola usb.

Nina Molletta prese la scheda di memoria con mani tremanti. Le cadde due volte di mano. «Scusate. È l'artrosi, sapete, alle dita.»

Claudia colse il lampo di un sorriso sul viso di Biondi, la sua gola si riempì di odio.

Quando Molletta fallì per l'ennesima volta di inserire la memoria nell'apposito ingresso, Claudia afferrò con poco garbo la chiavetta e la infilò nel computer. Dopodiché prese Biondi sottobraccio e lo costrinse a lasciare l'ufficio.

Biondi rifiutò di allontanarsi dall'azienda, fece ordinare panini e pasta fredda da consumare in una ristretta sala break sulla quale davano i bagni del piano inferiore. Sembrava ancora padrone di sé nonostante il pensiero delle fatture che dovevano già essere nelle mani di Lia. «A che ora avete il volo?»

Claudia masticava lentamente. «Cinque e mezza. Credo che la tua assistente abbia prenotato un taxi per le tre. Dovrai sopportarci ancora per poche ore.»

«Sì, sei stato una compagnia terribile, anche se la tua ragazza lo è di più.»

Claudia aveva trovato attraente quel pizzico maligno nella piega delle labbra e la costante cattiveria nelle parole. Aveva pensato di abbandonare ogni cosa, perfino la famiglia, per lui se fosse stata donna. Come?

«Ho ordinato la birra che ieri sera ti è piaciuta tanto, in quel posticino a Piazza di Spagna.» Brian le riempì un bicchiere di plastica, la schiuma ribollì frizzante.

«Molto gentile.» Portò appena il bicchiere alle labbra. Doveva restare lucida.

Voleva evitare di finire come la sera precedente, quando ubriaca nel poco illuminato bar aveva sperato che si baciassero, come un'adolescente che non riconosce il pessimo soggetto con cui sta uscendo.

Brian inghiottì un lungo sorso. Per farsi forza? O finalmente abbassava la guardia? «Quando tornerai a Roma potremo uscire di nuovo a cena.»

"Contaci poco, stronzo." «Se la tua azienda fallisce, non avrò molti motivi per tornare qui.»

«Credevo tu avessi detto che a Roma c'è ben altro da fare che lavorare.»

«Mia moglie si lamenterebbe.»

«Tua moglie?» rise Brian. «Da quando te ne preoccupi?»

Arrecargli del danno fisico, buona idea. Se fosse stata una donna, un uomo tanto pieno di sé non l'avrebbe denunciata per percosse. Nel corpo di Marco, però, le cose cambiavano, e Brian già non vedeva l'ora di metterlo nei casini.

Claudia deglutì un boccone, la pasta sembrò di colpo stopposa. «Hai ragione. Ti va di fare un giro adesso? Devo rilassarmi dopo due giorni con quella stacanovista.»

«Certo, amico.» Brian era addirittura raggiante. «So esattamente dove portarti.»

Lo seguì, certa che al piano superiore Lia avesse già in mano lefatture. 

Canzone Per DueWhere stories live. Discover now