Arianna Foscari si concentrò su due cose; sul suo respiro, come sempre faceva quando aveva paura e sul tocco caldo della mano di Raphael. Cercò invece di dimenticare le urla strazianti dell'orso su cui uno dei molossi, forse il bianco, aveva già infierito staccandogli un pezzo d'orecchio. L'orso rugliò e si diresse in tutta fretta verso il cane, e il cane in tutta risposta tentò di attaccarlo di nuovo, indifferente al pericolo che correva. Quello più scuro invece, tutt'altro che impavido, si teneva a distanza.
Suo marito era di pessimo umore, le bastava osservare il gesto nervoso con cui di tanto in tanto strapazzava il becho, lo strattonava e infine imprecava.
Avrebbe perso e si sarebbe sfogato su di lei, avrebbe trattenuto tutta la rabbia che provava e l'avrebbe convogliata come sempre nelle accuse e nelle recriminazioni che le rivolgeva.
Lo spettacolo di una simile violenza la faceva rabbrividire, eppure avrebbe voluto avere il coraggio di quel molosso, avrebbe desiderato possedere un po' della sua audacia per combattere contro suo marito.
E non si sarebbe limitata a staccargli un orecchio, oh no, avrebbe fatto di peggio.
Si morse il labbro non appena la sua mente tornò alle familiari immagini di ciò che sempre più spesso accadeva a palazzo Foscari. Per un attimo l'orrore di quello che aveva taciuto persino a Carmela le provocò un acuto senso di nausea.
Raphael Deshawn se ne accorse subito e di nuovo strinse un po' più forte la sua mano.
Arianna avrebbe desiderato che Raphael non le offrisse un riparo in un momento in cui non sarebbe stata in grado di rifiutare.
Non l'aveva perdonato, forse non l'avrebbe fatto mai.
Si era preso gioco di lei e l'aveva abbandonata, ed era chiaro che se lei si era dimostrata un'ingenua sprovveduta, lui invece, sin dall'inizio, conosceva bene i pericoli in cui sarebbe incorsa.
L'aveva salvata da Duccio Vivanti per condannarla ad un'esistenza parimenti dolorosa.
Tentò di togliere la mano ma Raphael non glielo permise, anzi, le indirizzò addosso due occhi blu profondamente indignati.
Che faccia tosta!
Era rischioso, la contessa di Middlethorpe, nonché sua moglie, continuava a lanciare occhiate stizzite e annoiate nella loro direzione e Eagle non guardava affatto lo spettacolo ma loro due, così vicini da sembrare un solo essere.
Se suo marito si fosse girato nel momento sbagliato forse, una volta a casa, l'avrebbe semplicemente uccisa.
E lei se c'era una cosa che sapeva, era che non voleva morire e che si vergognava di quella felicità che era esplosa nel suo petto non appena se lo era ritrovata di fronte.
<<Mio caro?>> sentì che lo chiamava la contessa.
Ma Raphael guardava dinnanzi a sé, del tutto indifferente a quel richiamo. Maleducato e ostinato come Arianna non ricordava che fosse.
<<Lasciatemi la mano.>> Sussurrò ben attenta che nessun altro li udisse.
Raphael serrò la mascella.
<<No.>> Rispose semplicemente.
Arianna, che negli ultimi due anni, ma soprattutto negli ultimi mesi, aveva mostrato nient'altro che una totale remissività, accolse con meraviglia la stizza e la gelosia che la inondarono.
<<Lasciatemi la mano!>>
<<Non ci penso proprio.>> Rispose di nuovo Raphael guardando dritto dinanzi a sé.
<<Avete intenzione di rovinarmi?>>
Raphael finalmente si voltò verso di lei, accigliato e incupito. C'era qualcosa di diverso in lui, una sorta di consapevolezza che brillava in maniera sfacciata e orgogliosa nei suoi meravigliosi occhi blu.
<<È quello che pensate di me? Credete ancora che queste siano le mie intenzioni?>>
<<Tesoro?>> lo chiamò di nuovo la moglie.
Arianna notò che Eagle si stava avvicinando e realizzò improvvisamente che nel loro gioco perverso Eagle era il cavacani, che suo marito era il molosso e lei, lei era il povero orso.
E qual era invece il ruolo di Raphael? Era lì solo per godersi lo spettacolo?
Ad ogni modo non avrebbe di nuovo fatto affidamento su di lui.
Osservò l'animale con una punta di disperazione, era ferito, l'orecchio adesso lo stava azzannando l'altro cane ma l'orso si ergeva ritto e fiero e aveva smesso di lamentarsi.
Anche lei del resto quando Brummidge la raggiungeva non piangeva quasi più.
<<Vi prego.>>
Raphael la lasciò finalmente andare con un sospiro.
<<Ho bisogno di vedervi ancora, noi due da soli.>> Disse in un soffio.
<<Sapete che non è possibile. Non più.>>
<<E chi me lo impedirà? Vostro marito?>>
Non le sfuggì il modo denigratorio in cui calcò il nomignolo, ma le parve fuori luogo e assurdo che osasse tanto.
<<Mio marito e vostra moglie.>>
Con un incredibile tempismo la contessa gli agguantò il braccio e poggiò la testa riccioluta addosso a lui, sospirando. I lineamenti della donna parvero ad Arianna distesi, le sembrò insopportabilmente felice e si detestò per la tristezza che l'assalì al pensiero che ormai tutto fosse andato perduto, che lui appartenesse ad un'altra.
Ad ogni modo, la contessa era troppo vicina perché Raphael si azzardasse a replicare, infatti non lo fece, si limitò ad ignorare la moglie e a fissarla in un modo talmente ardito che si sentì arrossire e subito dopo le parve di andare a fuoco.
La percorreva con una bramosia che non si sforzava affatto di nascondere, la setacciò con una maniacale attenzione e non fu affatto difficile indovinare la domanda inespressa che adombrò d'un tratto il suo volto: "Che diavolo vi è accaduto?"
Eagle in quel momento si prese la briga di spezzare quell'ultimo tentativo di comunicazione non verbale, mettendosi accanto ad Arianna.
<<Ah diamine, vostro marito non sarà affatto contento della vittoria che il bell'inglese gli ha soffiato.>>
<<È stata solo fortuna.>> Disse Brummidge voltandosi nella loro direzione.
<<Credo che un gentiluomo degno di questo nome dovrebbe essere in grado di accettare una sconfitta.>> Replicò Raphael senza battere ciglio mentre la moglie annuiva.
<<Si, senza dubbio avete ragione. Ma tale gentiluomo dovrebbe anche essere anche in grado di scegliere liberamente la bestia sulla quale puntare. Privilegio che il mio amico non ha avuto, visto che per puro capriccio avete voluto lo stesso molosso che aveva designato lui per primo.>> Puntualizzò Eagle con aristocratica indifferenza.
Il visconte di Roin si schiarì la gola, in imbarazzo. <<In fondo sono certo che Brummidge non vorrà davvero prendersela per una tale sciocchezza!>>
Brummidge aggrottò un sopracciglio fissando Arianna.
<<Qui si tratta di correttezza, caro visconte. Raphael Deshawn, siete forse uno di quegli uomini che nutrono l'insana pulsione di desiderare quello che bramano gli altri?>>
Raphael in tutta risposta sorrise, era un ghigno il suo che non arrivava agli occhi.
<< Perché pensate questo? Vi appartiene il molosso bianco?>>
Brummidge ricambiò il sorriso, <<fate davvero finta di non capire?>>
Arianna impallidì e fece un passo indietro, Eagle invece toccò delicatamente l'avambraccio di Brummidge.
<<Sono certo che si sia trattato di un caso, nient'altro.>> Disse colui che per primo aveva contribuito ad inasprire gli animi.
<<La vostra buona fede, Eagle, è il più delle volte mal riposta.>> Replicò Brummidge.
<<Fossi in voi gli darei il beneficio del dubbio, >> si intromise Herrick, <<e gli concederei una rivincita.>>
<<Una cosa?>> Brummidge tratteneva una smorfia disgustata.
<<Darò una cena domani sera e subito dopo potremo giocare. A cosa e quale sarà la posta in gioco, potrete sceglierlo voi.>> Continuò tranquillamente il visconte mentre scambiava con Raphael delle occhiate complici.
Arianna conosceva abbastanza suo marito da sapere che la vita lo annoiava al punto che c'erano solo due cose alle quali non resisteva, la caccia e le scommesse.
La prima aveva a che fare con lei, la seconda, ringraziando il cielo, no.
Brummidge si limitò ad aspettare che Eagle palesasse la sua preferenza.
Quando quest'ultimo gli rivolse un lievissimo cenno, Brummidge esibì il sorriso più falso che possedeva, diede di nuovo le spalle a Raphael e si voltò verso il visconte:
<<Come posso rifiutare un invito tanto cortese? Sarò dei vostri, ma prima di lasciarvi, permettete che vi esprima le mie perplessità sulle vostre amicizie.>>
<<Ad ognuno l'amico che si merita!>> Disse imperturbabile il visconte toccandosi il cappello.
Marta sottovoce, ma non abbastanza da non farsi udire, espresse subito una viva perplessità di fronte all'invito del marito, accusandolo di non averne fatto parola prima d'ora.
La contessa di Middlethorpe, invece, si avvicinò a Brummidge.
<<Non mi salutate neppure? Merito davvero un simile trattamento dopo tanti anni?>> sentì che gli diceva.
Brummidge si limitò ad un vago cenno del capo: <<vi avevo messa in guardia sulle conseguenze delle vostre azioni e adesso non ci resta granché da dirci, non ci sono più punti in comune tra di noi, né niente che ci accomuni.>>
La contessa incassò il colpo, la vide ricomporsi, farsi di pietra e capì che Brummidge mentiva, che qualcosa nelle loro nature era invece simile e li accomunava eccome.
<<Benissimo, allora. Anche voi non mi avete dato ascolto e il risultato è la vostra infelicità.>>
<<La mia infelicità?>>
<<Esatto, o non provereste questo risentimento e non sareste così diverso da come vi ricordavo.>>
<<Non sono affatto infelice, >> declamò suo marito, ma gli occhi adombrati, la mascella stretta e il ghigno che continuava ad esibire davano ragione alla sua vecchia amica.
Poi sentì che alzava la voce, non stava parlando più con la contessa.
<<Non potreste essere più lontana dalla realtà, non mi sono mai sentito più appagato e felice di quanto lo sono ora che posseggo una creatura tanto affascinante.>>
Arianna dovette mordersi la lingua per non urlare.
Ripensò alle cose che le sussurrava di notte, alle minacce, alle recriminazioni.
Seppe con certezza che le ore che l'attendevano non avrebbero fatto differenza.
<<Credete di possederla?>> sentì dire a Raphael.
<<Sono suo marito, è ovvio che la posseggo.>>
<<Credevo foste più liberale, non era quello che si diceva di lui a Londra, Arianna? Non era quello che vi ha fatto credere?>>
<<Ho freddo, vorrei tornare a casa.>> Disse semplicemente Arianna.
<<Oh, tesoro, avanti, non fatemi questo torto, rispondete al vostro amico.>>
<<Rispondetemi Arianna, cosa temete? Vi sta bene che vi tratti come uno dei suoi tanti possedimenti?>>
Arianna si guardò intorno, tutti stavano trattenendo il fiato.
<<Non mi fa alcun torto, mio marito è... molto paziente con me.>> sussurrò priva di qualunque emozione.
Brummidge sembrò rischiararsi, le prese la mano buona e se la portò alle labbra, Arianna dovette sforzarsi per mantenere la calma. Raphael invece si fece pensoso, tentò di metterla a fuoco. Una smorfia di disappunto e subito dopo di delusione si alternarono sul bel viso pallido illuminato dalle fiaccole che i veneziani avevano acceso.
<<Lady Cornwall ha ragione caro, l'aria si è fatta insopportabilmente umida e fredda, torniamo a casa, vi prego.>>
Arianna non si stupì stavolta del dolore che quelle parole le causarono, insieme all'insopportabile idea che quella donna avrebbe trascorso del tempo con lui e che a lei, invece, non restava più niente al mondo.