UN AMORE PROIBITO Cuori Spezz...

By _StarFreedom_

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Damon Sanders, due occhi magnetici e letali che sanno scavarti l'anima, un corpo marchiato, dove i tatuaggi a... More

NEWS
PROLOGO
Capitolo 1 Damon
Capitolo 2 Damon
Capitolo 3 Allyson
Capitolo 4 Damon
Capitolo 5 Allyson
Capitolo 6 Damon
Capitolo 7 Allyson
Capitolo 8 Damon
Capitolo 9 Allyson
Capitolo 11 Allyson
Capitolo 12 Damon
Capitolo 13 Allyson
Capitolo 14 Damon
Capitolo 15 Allyson
Capitolo 16 Damon
Capitolo 17 Allyson
Capitolo 18 Damon
Capitolo 19 Allyson
Capitolo 20 Damon
Capitolo 21 Allyson
Capitolo 22 Damon
Capitolo 23 Allyson
Capitolo 24 Damon
Capitolo 25 Allyson.
Capitolo 26 Damon
Capitolo 27 Damon
Capitolo 28 Allyson
Capitolo 29 Damon
Capitolo 30 Allyson
Capitolo 31 Damon
Capitolo 32 Allyson
Capitolo 33 Damon
Capitolo 34 Allyson
Capitolo 35 Damon
Capitolo 36 Damon
Capitolo 37 Allyson
Capitolo 38 Allyson
Capitolo 39 Damon
Capitolo 40 Damon
Capitolo 41 Damon
Capitolo 42 Allyson
Capitolo 43 Allyson
CAPITOLO 44 Damon
CAPITOLO 45 Allyson
Capitolo 46 Damon
Capitolo 47 Allyson
Epilogo Allyson
UN AMORE PROIBITO - VITE LONTANE
Nuova Storia solo per VOI

Capitolo 10 Damon

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By _StarFreedom_

Mi sorprende che Alec non ci abbia fermato. Mi volto e vedo Allyson che guarda nella nostra direzione. Mi limito a salutarla con un cenno del mento, accompagnato dal mio solito sorriso che si prende gioco di lei. Ho notato i suoi occhi ipnotizzati dai gesti della mia bocca, mentre ammiravo la sua pelle chiara scoprirsi poco per volta sotto il mio sguardo.

«Hai ancora male alla testa?», domando a Josy mentre faccio manovra. Si volta verso il finestrino.

«Veramente no», piego il capo verso di lei e da quel poco che vedo sembra sorridere.

«Ehi, mi stai prendendo per il culo per caso?», si gira e scoppia a ridere. «Volevo solo andare via da lì, tutto qui», spiega con un'alzata di spalle.

«Con me», puntualizzo e lei annuisce. Guardo il suo corpo non più da ragazzina come lo ricordavo quando sono partito. La maglia aderisce perfettamente alle sue forme, come del resto anche i jeans che delineano la curva di una vita quasi perfetta. Sono ancora in estasi, questi pensieri e lei insieme non sono una bella accoppiata in questo momento.

«Ti porto a casa», esclamo. «Hai paura, Sanders?», le scocco un'occhiata mentre si inumidisce in maniera molto lenta le labbra.

«Jo, non giocare con me», l'avverto. Non pensavo che sarebbe stata così audace e sexy.

«Perché non andiamo», picchietta l'indice sul mento, «al parco?», non le rispondo, mi dirigo direttamente verso casa sua.

Fai bene, con lei non puoi, mi ricorda la mia coscienza.

Merda!

Quando mai ti ho ascoltata? Faccio inversione e punto dritto al campus.

«Hai cambiato idea?», ammicca un sorriso malizioso che quasi mi vengono i dubbi che sia ancora vergine. Una mano sul volante, l'altra la lascio scorrere sul tessuto dei suoi jeans, in mezzo alle sue gambe, per constatare realmente fin dove si vuole spingere.

«Tu? Hai cambiato idea?», salgo più su e mi blocca la mano fra le cosce.

«No, lo sai che ho sempre avuto una cotta per te», confessa senza problemi.

«Sì, ma tu sai che...», mi blocca prendendo la mia mano fra la sua.

«Che sei un bastardo e che dopo questa notte io sarò solo una delle tante da aggiungere alla tua lista?». Esattamente. Solo sesso, nessun legame, queste sono le mie regole da sempre. Si stringe nelle spalle. «Sai», mi guarda con occhi sinceri, «la prima volta dicono che deve essere speciale o stronzate del genere. Se lo facessi con l'unica persona che mi interessa, be', credo che allora potrebbe essere speciale anche per me, anche se solo per una notte».

Le sorrido soltanto. Mi sto mettendo in un casino, me lo sento; allo stesso tempo, però, non posso fare a meno di essere eccitato per tutta la situazione. Parcheggio di fronte ai dormitori del Campus e la prendo per mano, percorro il giardino, poi attraverso l'ingresso fino ad arrivare di fronte alla porta della mia camera.

«Jo, io non voglio approfittarmi di te», apro la porta per farla entrare, mi volto per chiuderla a chiave e non appena mi giro la vedo sfilarsi la maglietta da sopra la testa.

«Sono io che mi approfitto di te, Dam», mi appoggio alla parete, le sue mani tremano mentre slacciano i bottoni dei jeans e li lascia scivolare lungo le cosce sode. Mi avvicino a piccoli passi scrutando il suo corpo sinuoso, sfioro il suo fianco fino a salire all'altezza del reggiseno che slaccio senza problemi con il solo gesto di una mano.

«Fermami quando vuoi», sussurro al suo orecchio. Annuisce mentre assaporo la pelle del collo che profuma di vaniglia; succhio e soffio sulla parte inumidita dalle mie labbra e la vedo rabbrividire. Inclina la testa all'indietro e scendo fino al seno, mi fermo a guardarlo un attimo, l'accarezzo godendomi la vista della sua bocca che si spalanca dal piacere senza emettere alcun suono.

Una parte di me mi dice di fermarmi, ma l'altra, quella che non ascolta la ragione, mi incita a continuare a giocare.

Il telefono vibra nella mia tasca, lo sfilo senza guardarlo e lo spengo, appoggiandolo sul comò. Scivolo con la lingua lungo il suo ventre caldo. Le sue mani spingono la testa che raggiunge la sua parte più intima. Le sfilo le mutandine e la guardo. Sorride timidamente.

«Siediti», le ordino con la voce roca che trasuda desiderio. Mi sfilo la maglietta e mi privo dei pantaloni raggiungendola sul letto.

«Sei sicura?», domando. Credo di non averlo mai chiesto a nessuna ragazza in vita mia, ma Cristo, lei è Jo. Siamo cresciuti insieme. Dovrei smetterla seduta stante, ma non ne ho le forze perché, alla fine, non me ne sbatte nulla e mi prendo ciò che mi viene offerto.

«Sì, non fermarti per favore», mi supplica e non me lo faccio ripetere due volte. Al diavolo. Mordo le sue labbra mentre le mani scorrono sul suo corpo nudo. La sua lingua cerca la mia in un modo quasi disperato e mi lascio travolgere. I suoi fianchi si dimenano cercando i miei. Le sollevo le braccia sopra la testa.

«Ferma», sibilo mentre mi muovo sopra di lei facendole sentire la mia erezione che preme al centro del suo piacere. I suoi occhi si socchiudono e aumento il ritmo.

«Dam...», mugola mordendosi il labbro.

«L'avevi mai sentito?», quella domanda mi eccita e ancora di più la sua testa che si muove in senso di diniego. Non smetto di guardarla mentre ansima, tengo i suoi polsi con una sola mano mentre con l'altra raggiungo la sua parte più intima. L'accarezzo lentamente per poi scivolare piano in lei.

«Vuoi che smetta?», lecco la sua bocca che non smetto di torturare.

«No, ma...», prova a dire ansimando contro la mia.

«Dimmelo, Jo. Cosa vuoi?», solletico ogni millimetro delle sue labbra. «Vuoi che ti scopi? In questo istante? Vuoi sentirmi dentro di te?».

Porto la mano alla bocca sotto il suo sguardo curioso, che mi osserva assaporare il suo sapore creato dai miei movimenti in lei.

«Sì, lo voglio», sorrido e mi allungo verso il comodino per prendere un preservativo dal cassetto. Lo strappo con i denti mentre i suoi occhi mi desiderano e io non vedo l'ora di soddisfare la sua richiesta.

«Fai... fai piano, ti prego», mi blocco un attimo di fronte alle sue parole.

«Che cazzo stiamo facendo?», domando più a me stesso che a lei. Mi sto prendendo qualcosa che non riavrà più. Le sue gambe mi cingono in vita spingendo i talloni contro il mio sedere.

«Dam, ti voglio», stringendo le sue cosce fra le mani, non resisto e l'avvicino ancora di più a me.

«Ti darà un po' fastidio all'inizio», guardo la sua bocca piegarsi in un sorriso dolce. Premo contro di lei facendole sentire una parte di me poco alla volta. I suoi occhi si stringono, le braccia si aggrappano alle mie spalle.

«Posso muovermi?», annuisce. Mi spingo un altro po' più in fondo, sento il suo corpo così stretto attorno al mio. Continuo fino a farle sentire ogni centimetro di me con movimenti sempre lenti che mi mandano quasi fuori di testa, mentre la sua lingua lecca le mie labbra per poi scivolare sul mio collo.

«Cazzo», grugnisco dal piacere, ma nella mente si stagliano due occhi azzurri che cercano di allontanare qualsiasi cosa abbia di fronte a me in questo momento.

«Dam, ti prego», ansima in una supplica e aumento il ritmo, per scacciare via quello sguardo che sembra tormentarmi; sento il suo corpo irrigidirsi sotto il mio e il mio nome esplodere sulla sua bocca che trasuda piacere e io la seguo poco dopo.

Sprofondo ansimante su di lei, giusto il tempo di tornare alla realtà. Mi sollevo di tutta fretta dal letto e rimetto il profilattico nell'incarto che butto nel cestino. Mi volto e la vedo coprirsi col lenzuolo.

«Posso dormire qui?», prendo un asciugamano e l'avvolgo in vita, solitamente non dormo mai con le ragazze che mi porto a letto. Non amo coccolarle solo perché ci siamo regalati un orgasmo e devo farlo anche con lei; ci siamo spinti già oltre quello che avrei mai immaginato.

«C...Certo», mi passo la mano fra i capelli scompigliandoli, «di sicuro Cody non rientrerà, quindi puoi stare nel mio letto».

Lo vedo dai suoi occhi che ci è rimasta male. Ma sono stato chiaro, lo sapeva sin dall'inizio che sarebbe stato solo sesso. Apro la porta per avviarmi verso il bagno, esco e torno subito indietro per prendere il bagnoschiuma che ho dimenticato. Apro il mio armadio e butto un occhio a Joselyn, girata su un fianco verso il muro.

«Vieni, ti ho detto che non c'è problema». Merda Cody. Non raggiungo in tempo la porta per chiuderla, che me lo trovo già di fronte; Josy si volta e scatta a sedere sul letto con il lenzuolo stretto fra le mani. Lui saetta lo sguardo fra entrambi.

«Sei un bastardo», pronuncia con disgusto. «È più di un'ora che ti chiamo!», sbraita. Dietro le sue spalle intravedo una chioma bionda scappare.

«Che cazzo è successo?», l'oltrepasso ed esco in corridoio con indosso solo l'asciugamano e la rincorro giù per le scale. Merda, non so nemmeno io perché lo faccio.

«Allyson», la chiamo ma non mi ascolta, mentre continua a scendere la prima rampa di scale. «Fermati!», urlo. Sono vicinissimo a lei, l'afferro per il braccio facendola voltare. Le lacrime scendono sul suo volto, scivolando lungo un livido che vedo marchiarle il viso.

«Lasciami», singhiozza.

«Chi ti ha toccata?», ringhio. Il sangue mi ribolle nelle vene. Le prendo il volto fra le mani. «Cos'è successo?», tuono. Non ce l'ho con lei, ma con il figlio di puttana che le ha fatto una cosa simile.

«Cosa te ne frega. Avevo detto a Cody che non sarebbe stata una buona idea». Scosta il viso dalla mia presa e si lascia scivolare lungo la parete. L'osservo inerme mentre si porta le gambe al petto come fosse una bambina indifesa.

«Solo che non potevo tornare a casa così e non sapevo dove andare», spiega fra una lacrima e l'altra. Tiro un pugno alla parete di cartongesso e la vedo rannicchiarsi ancora di più.

«Alec, questa volta l'ammazzo», mi metto in ginocchio di fronte a lei. Le scosto una ciocca di capelli che le ricade sul viso e asciugo con il dorso della mano le lacrime che sembrano non avere intenzione di cessare. «Vieni, ti porto in stanza», le dico cercando di mantenere il tono della voce calmo, ma dentro sto fremendo di rabbia. Cazzo, le ha messo le mani addosso.

«No, torna pure a fare quello che stavi facendo», dice stizzita indicando le scale vicino a noi.

Le sue parole mi provocano una strana sensazione alla bocca dello stomaco che sento contrarsi.

«Okay», mi siedo al suo fianco.

«Perché ti ha dato uno schiaffo quel bastardo?», stringo i pugni dal nervoso, non riesco più a trattenermi, mentre i miei occhi scivolano sul violaceo che copre la sua pelle e vorrei averlo qui per dargli una lezione.

«Non era più lui e non è stata colpa sua», ammette e io la guardo confuso.

«Cosa vuoi dire?», chiedo e Allyson appoggia il mento sulle ginocchia con gli occhi che si perdono sul pavimento.

«Gli ho detto che ti ho baciato», si gira e incastra lo sguardo nel mio mentre il respiro mi si impiglia in gola.

SPAZIO XOXO

E adesso cosa succederà?

Per il momento termino qui l'anteprima esclusiva di UAP ma tranquille sono tornata per farvi sclerare ancora di più.

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