IL PRECETTORE

By NoraFerraris

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Venezia del 1639. Il giovane Raphael Deshawn si trova col suo amico Duccio Vivanti nella villa dei Fo... More

Mappe
1.Boredom
2. Astrea
3.Old Lagoon
4. Poor Pheasant
5. Ofelia's Drame
6. Amleto's Distraction
7. Cart Birch
9. Antidote
10. The Glass Beaker
11. Shade of Blue
12. Angel's Fall
13. Revulsion
14. Unlucky Star
15. The Sadistic Lesson
16. Cloud of Flies
17. Green-Eyed Monster
18. Before the Stain Widens
19. The Queen is Dead
20. Little Flower
21. The Shadows
22. Homini Novi
23. Gentle Sin
24. Mother and Daughter
25.Ruby Red Blood
26. The Tempest
27. Rumors
28. Requirement
Spazio autrice - Che fine ho fatto?
29. Checkers
30. The Jew's footsteps
31. Black and White
32. Glass Butterfly
33. Silky Fan
34. Angelo's Hearth
35. Serpent's Tongue
36. Stake Down
37. Wild-goose chase
38. Halcyon Days
Non è un capitolo ma UN GRAZIE!
39. If this be known
40. In Lethe Steep
41. Gorgon
42. Like the courser's hair
43. Bring down the devil
44. Take all!
45. The Owl and Hawk
46. Canker Blooms
47. To Catch the Hip
48. Andromeda's Voice
49. Dust in the Sun
50. The Cavalry
51. Guilty Mind
52. The grace of God
53. The Devil's Prophecy
PARTE II e... Sorpresina!
1.Penalty of Adam
2. That Chatter
3. Soap Bubble
4. Echo
5. Anemone
6. The Threat of Adone
7. The Whistle of the Wind
8. Triumph
9. Hold your Breath
10. Red Crescent
11. Maybe
PREORDER AMAZON!
12. Invisible Fox
13. The Huntsman
14 . Feigned Indifference
Quasi BUON SAN VALENTINO!
15. Give the cue
16. Muse of Fire
17. The Gordian knot
18. Damaged
19. A Groung for Blame
20. Hollowness
21. Shelter
22. Lead
23. Minuet
24. Intention
25. The Truth
A proposito dei nuovi capitoli
26. The Sound of Silence
27. Saint Sebastian

8. Another Man's Face

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By NoraFerraris


Giada, nonostante il gesto potesse risultare piuttosto scortese, dando in effetti un risvolto fin troppo confidenziale ai suoi rapporti con Raphael, aveva chiesto solamente a lui di restare a cena, ma Raphael si sentiva stordito e aveva rifiutato preferendo tornare a casa con Duccio. L'idea che la sua casa coincidesse con quella di Duccio, per la prima volta da anni, lo infastidì.

Duccio non sembrava invece né infastidito dal fatto che Giada non avesse invitato anche lui, né tantomeno stufo di quell'amicizia che tutto insieme stava a Raphael un po' stretta. Mentre la gondola col felze, su cui erano saliti da quando avevano lasciato il burchiello a punta della Dogana, li accompagnava a Palazzo Vivanti, Raphael sentì il bisogno di guardare fuori.

Scostò appena la tendina nera tirando uno dei piccoli pon pon rossi che erano stati cuciti alla fine del tessuto. La bella città era illuminata come tutte le sere, un gruppo di amici ubriachi si trovavano sul molo poco distante e adesso imprecavano contro Donato, il barcaiolo, accusandolo di avergli sporcato i vestiti con l'acqua zozza che gli era schizzata addosso. Ridevano mentre con l'intento di vendicarsi del torto subito indicavano fieri a Duccio e Raphael il cavallo dei pantaloni e gli indirizzavano contro, in uno stretto dialetto, parole che Raphael fu abbastanza contento di non capire bene. Ce l'avevano con le loro madri, a occhio e croce.

Decisero di scendere prima del tempo per fare due passi, Duccio avvertì il barcaiolo di lasciarli di fronte a palazzo Gritti e che avrebbero continuato a piedi.

Non avevano fatto in tempo a scendere che subito li avevano fermati alcune cortigiane sguaiate, le più malfamate, quelle che non potevano contare neppure sul riparo di una delle tante case di piacere e che, puntuali come la morte, erano già schierate ai loro posti.

Ce n'era una che calamitava da sempre l'attenzione di Raphael perché gli ricordava sia una statua della Madonna che aveva visto in una chiesa a Londra sia la sua Isabella. Tutto sembrava la ragazza fuorché una prostituta, né tantomeno faceva niente per adescare i clienti. Se ne stava ferma col viso pulito e dimesso e le vesti semplici davanti alla chiesa di San Vidal. Anche quella sera si strinse in quei cenci, l'umidità, ne era certo, in quel momento le faceva battere i denti.

Non si era mai avvicinato a lei e sapeva bene perché. Non era perché era giovane, né perché avesse qualcosa da invidiare alle donne con cui si accompagnava al Ridotto, persino confrontata con Caterina non avrebbe in fondo sfigurato. L'unica cosa che le rendeva diverse erano le vesti, ricche quelle della sua puttana preferita, ben misere quelle della madonnina.

Non era la mancanza di voglia che l'aveva tenuto lontano, era stato il fatto che somigliasse tanto a lei, ed era certo che togliersi quello sfizio l'avrebbe fatto rimpiombare di botto in un'epoca che era ansioso di lasciare dov'era.

Tuttavia gli piaceva saperla lì, immobile nello stesso punto da che ne aveva memoria, che occhieggiava con interesse al vecchio Raphael, rendendolo, per il breve tempo di una passeggiata, di nuovo presente a sé stesso. Ma in quel momento Duccio si aspettava che il nuovo Raphael lo intrattenesse, del vecchio il suo amico non sapeva che farsene, no, il vecchio l'avrebbe allontanato come faceva coi bambini sporchi di terra che gli chiedevano un soldo. In questa esistenza era a tutti gli effetti un giullare, un menestrello senza orgoglio, e in fondo, gli andava bene così.

<<È fatta!>> Gli disse Duccio dandogli una pacca sulla spalla e richiamando la sua attenzione che era ancora tutta per la cortigiana che chiedeva l'elemosina.

Il suo amico era senza dubbio felice, in un altro momento Duccio non avrebbe certo perso l'occasione, che gli si era presentata poco prima, di scendere dalla gondola per fare a pugni e calci con quei ragazzi, estasiato all'idea di aver provocato una rissa. A Duccio non faceva schifo il sangue, non si impressionava, anzi, l'ultima volta che era successo, se n'era rimasto affascinato ad osservarlo colare dalle labbra di un povero ubriaco che avevano massacrato durante il carnevale con la scusa che fosse di una fazione avversa. E non era la prima volta che Raphael si ritrovava ad assistere a simili spettacoli.

<<Mi hai sentito? Ti dico che è fatta!>>

<<Ti ho sentito, ma ho anche sentito Arianna, urlava.>> Rispose Raphael serio, troppo, probabilmente, visto che Duccio gli riservò un'occhiata indispettita girandosi di scatto mentre accelleravano il passo, si lasciavano la madonnina alle spalle e dopo aver superato calle de le carrozze salivano finalmente i gradini scivolosi e ripidi del palazzo buio, tanto che Raphael dovette fermarsi per non andargli addosso. Sentiva la voce di Duccio rimbombare dell'androne.

<<Non ti facevo tanto sensibile! Pensi che sia così sciocco da approfittarmi di lei in pieno giorno e nella sua camera?>>

<<Spero di no, sua madre era piuttosto impressionata.>>

<<Chi, Giada?>> Chiese Duccio col fiatone riprendendo a salire rapidamente le scale come facevano sempre, mettendo il piede ogni due gradini.

<<Si, Giada!>>

<<Ma prima non ti sembra di aver visto Lorenzo Gritti in mezzo a quei fessi?>> Gli domandò Raphael d'un botto, riprendendo fiato e sperando di cambiare discorso, l'immagine di Arianna lo impressionava.

<<Può essere, dicono che al momento si sia arruffianato Marco Landò.>>

<<Marco, sei sicuro?>> Gli chiese Raphael grattandosi la testa, si dicevano cose assurde sulla famiglia Landò, cose che facevano accapponare la pelle. Sperò che l'amico si sbagliasse, ma raramente accadeva che Duccio fosse informato male.

<<Marta? Che ci fai sveglia?>>

La sorella di Duccio li aspettava spesso in cucina, anche quando tornavano a tarda notte. Era giovane, abbastanza attraente, possedeva una bellezza regolare, rassicurante, priva della spigolosità di Arianna. Raphael, oltre a indispettirsi di essere tornato in una casa che quella sera non sentiva sua, si infastidì anche per questo confronto stupido che gli era venuto in mente.

Abbassò gli occhi sulle mani della giovane Marta Vivanti che le serrava strette intorno al candeliere dorato, le nocche erano leggermente sbiancate. Indossava una cuffietta color crema che la faceva assomigliare più ad una cameriera che alla figlia dei padroni. Raphael indugiò soffermandosi a lungo sulla vista della perfezione delle sue falangi seppure un po' tozze e sulle belle unghie ovali. Quando Arianna gli aveva mostrato la mano aveva provato un profondo ribrezzo. Era capitato che la intravedesse quando la ragazza era distratta ma sempre piuttosto di sfuggita e non era stato in grado di farsi un'idea precisa di quanto fosse deturpata.

Ora sapeva che non sembrava nemmeno una mano e che soprattutto non sembrava neppure viva. Era di un grigio spento, ricordava il colore di un cadavere vecchio, asciutto, e contrastava terribilmente col rosa acceso della pelle di Arianna.

<<Avete cenato?>> Gli chiese Marta con la sua bella voce alta, piena, coronata da un sorriso affabile. La visione del cibo si mischiò a quella della mano avvizzita e gli chiuse lo stomaco.

<<Marta ti ho detto mille volte che non c'è nessun bisogno che ci aspetti o che ti preoccupi della cena, c'è la servitù per questo. Quello di cui dovresti preoccuparti...>>

Marta lo interruppe con la mano e incurante delle parole del fratello già appoggiava sul tavolo il pesante candelabro e poi tirava fuori i rimasugli della cena - seppie nere con polenta - e glieli serviva facendo attenzione a fare due porzioni eque.

Si fermò appena, quando ebbe messo il piatto davanti a Raphael per godersi la sua vicinanza.

<<Sapevo che ti piace la polenta, così ho pensato di fartene mettere un po' da parte. Sai com'è Gustavo, è grasso come un maiale e se uno non è abbastanza veloce da rubargli il piatto da portata da sotto al naso, è capace di mandare giù anche quello.>>

<<Grazie Marta, apprezzo molto il rischio che hai corso.>> Disse Raphael mettendosi una mano sul cuore.

<<Dovresti pensare a maritarti bene.>> Riprese Duccio masticando.

<<C'è tempo per quello.>> Marta fece la linguaccia al fratello.

<<Mica tanto! Hai ventidue anni, sei quasi vecchia!>>

<<Tu mi trovi vecchia?>> Volle sapere da Raphael mentre prendeva posto a tavola e li osservava mangiare.

Era particolarmente contenta quella sera Marta Vivanti e lo era perché Raphael non era tornato con gli abiti mezzi sbottonati e ubriaco e soprattutto perché non puzzava di profumo da quattro soldi.

Anche se a dire la verità una delle volte che aveva bevuto troppo l'aveva quasi baciata, mentre quando era perfettamente sobrio come adesso, il suo riserbo sembrava impenetrabile.

Raphael le spettinò i capelli, la cuffietta scivolò quasi, Marta la recuperò facendo sbattere la pesante seggiola di legno sul pavimento della cucina.

<<Shhh, volete svegliare tutta la casa?>> Li riprese Duccio.

<<Lo sai che non ti trovo vecchia, semmai troppo giovane o ti avrei già fatto la corte!>>

Era quello che rispondeva sempre con quel suo accento inglese che la faceva impazzire. Anche stavolta le parole fecero il loro effetto perché Marta sospirò appena.

<<Forse ti direi di sì!>> Disse infatti come sempre faceva. Era ardita ma non le importava, era ovvio che nessuno di loro due la prendesse sul serio.

<<Le vuoi beccare da nostro padre, stasera?>> Disse infatti Duccio prendendola in giro, <<sei troppo vecchia per sposarti ma non abbastanza per non meritare qualche sonora sculacciata!>> Marta arrossì.

<<Ducciooo!>> Lo rimbecco trascinando le parole. Odiava quando suo fratello la sminuiva, non capiva proprio niente.

<<È buono Raphael?>> Gli chiese guardandolo intensamente mentre mangiava. Marta lo osservava tenendo i gomiti sul tavolo e il mento poggiato sul palmo delle mani, come se lui fosse una vista incantevole. Di solito lo scherzo continuava, riusciva in una sera come quella a guadagnare non solo qualche carezza in testa ma anche qualche buffetto sul mento o c'era stata quella volta memorabile, in cui Raphael le aveva afferrato una mano e per scherzo le aveva fatto una specie di dichiarazione d'amore mentre Duccio si sbellicava dalle risate e lei, lei invece per tutto il tempo, anziché le parole bellissime di Raphael, aveva sentito solo il rumore sordo del suo cuore. Non si era mai perdonata di non essere riuscita ad afferrare bene quello che diceva.

Come Raphael a Venezia non c'era nessuno e lei era assolutamente convinta che fosse meglio finire in convento anziché sposare un rozzo veneziano qualunque, o peggio, uno straniero come era successo alla sua amica Adele che aveva addirittura dovuto lasciare la città in cui era nata e vussuta fino a diciotto anni. Tecnicamente anche Raphael era uno straniero ma era diverso, erano anni che viveva con loro e sembrava in tutto e per tutto un veneziano, se non fosse stato per l'accento. Nessuno parlava come lui, con quelle belle parole tonde, con quella voce strana, esotica. Nessuno era tanto gentile o fingeva di ascoltare quello che pensava.

Era il più affascinante di tutta la laguna e non era l'unica a pensarla così. Anche le sue due sorelle più grandi, sebbene fossero entrambe maritate, non avevano mai nascosto di avere ben più di un debole per Raphael. Loro lo chiamavano l'angelo, come a Venezia facevano tutti ma Marta Vivanti sapeva che a Raphael non faceva piacere questa storia del nomignolo.

Ad ogni modo Margherita, la più grande e la più esperta delle cose del mondo, aveva giurato, prima di sposarsi, che durante un carnevale avrebbe indossato la bauta e il tabarro e avrebbe tentato di farlo suo. Aveva detto che tanto suo marito non se ne sarebbe mai accorto.

Marta si era sentita male a quelle parole ma subito dopo aveva realizzato che se poteva tentare Margherita che era sposata, a fare una cosa del genere, a maggior ragione, visto che lei non lo era, avrebbe dovuto avere a sua volta la possibilità di sedurlo usando tutte le armi che aveva a disposizione.

<<Giada mi sembrava più impressionata dal tuo eroico intervento che dai miei artigli sulla figlia!>> Sentì dire al fratello. Marta si riscosse, si era distratta. Da quando Margherita le aveva aperto gli occhi su quello che era possibile fare durante il carnevale non faceva che pensarci, non faceva che immaginare possibili scenari e da quando aveva iniziato a farlo, l'unico modo che aveva trovato per darsi sollievo, era stato toccarsi.

Ma si era confessata subito, anche se il prete, a suo avviso, le aveva chiesto troppi particolari.

In ogni caso, se l'era cavata con qualche ave Maria e la promessa di non farlo più.

Non aveva mai mantenuto la sua parola e alla vista di Raphael e dei suoi occhi blu, particolarmente torvi quella sera nella penombra della cucina, era sicura che l'avrebbe fatto ancora.

Raphael aveva un coltello in mano e tagliava un mela, sembrava poco interessato alle parole del fratello.

Forse sta pensando a me, si diceva Marta, per questo gli si era fatta più vicina. Lui non aveva alzato la testa, apparentemente preso ad osservare la buccia della mela che cadeva in una spirale perfetta.

Marta la prese tra le mani, entrò a contatto con la buccia farinosa del frutto, era eccitata, Raphael aveva un profumo buonissimo, un misto di tabacco e fiori o qualcosa del genere.

<<Come ci sei riuscito, Raphael? Mi insegni?>> Domandò Marta che pensava a ben altre prodezze, che a farsi insegnare a tagliare una mela.

<<Quale eroico gesto?>> Chiese con calma Raphael ignorandola. Era perfettamente sobrio quella sera, era vero, ma era anche piuttosto strano, era quasi assente.

Duccio fece uno schiocco con le labbra, <<Sai di aver approfittato del tuo potere su di lei, eri l'unico in grado di calmarla.>>

Sapeva che Duccio aveva ragione, e sapeva che l'aveva fatto solo perché Arianna l'aveva incalzato, guardandolo in quel modo implorante, come se lui fosse in qualche modo responsabile dell'accaduto.

<<Hai passato il limite oggi.>> Rispose Raphael.

<<Non l'ho toccata, o meglio... le ho solo chiesto di farmi vedere la mano.>>

<<Mi fai passare l'appetito!>>  Esclamò Raphael con una smorfia.

<<Di chi parlate?>> Chiese Marta ora annoiata e assonnata, tanto Raphael non badava a lei. Soffocò uno sbadiglio con la mano.

<<Di Arianna Foscari.>> Le rispose Raphael

<<Oh, Gesù. È vero quello che dicono sulla mano?>> Marta si riscosse, il sonno era passato.

<<Raphael è il suo nuovo precettore.>> La informò Duccio, trattenendo un sorrisetto di scherno.

<<Perché?>> Gli chiese Marta sdegnata. <<Per l'amor del cielo! Non hai certo bisogno di lavorare, sai che basta che parli con papà e ...>>

<<Non serve, Marta. Raphael è peggio di un mulo quando si mette in testa qualcosa, ma si stancherà, già non la sopporta.>>

<<Non ho detto che non la sopporto... non ho mai detto niente del genere. >>

<<È brutta?>> Chiese ancora Marta.

<<No, affatto. Anzi, è molto bella, ha i capelli di uno strano colore, un rosso spento, come li hai definiti a pranzo Raphael? >>

<<Smettila Duccio!>>

<<Più rossi del rame e meno...o era più rossi del tramonto... insomma, il nostro Raph è un vero poeta.>>

<<Falla finita.>> Raphael appoggiò il coltello.

<<Dico davvero, sei sprecato come insegnante. Certo, sorellina, la verità è che compone solo quando non gli rode ed è ispirato,>> la informò Duccio.

<<Sono serio quando dico che devi avere pazienza con lei.>> Disse Raphael, dando un morso alla mela. Marta osservò le belle labbra rosse stagliate in maniera perversa contro il bianco candido della polpa e fu sul punto di svenire.

<<Non era così spaventata quanto credi, le è piaciuto quello che ho fatto.>> Lo stuzzicò Duccio. Raphael azzannò rabbioso la mela mentre Marta tentava a sua volta di morderla e ridacchiava quando lui gliela sottraeva. Ma il suo Raphael quella sera non aveva nessuna intenzione di giocare, infatti presto lo scherzo finì e Marta si ritrovò col bottino in mano. Aveva voglia di accarezzare il segno dei denti di Raphael e le costò uno sforzo notevole controllarsi, no, non poteva certo farlo così spudoratamente.

<<Duccio non si tratta di Grazia o di una delle tue donne. Le ragazze di quell'età non urlano per compiacerti, lo fanno perché sono spaventate.>>

<<Dammi retta, Raphael, ha urlato solo per la sorpresa, ed è stata contenta che io abbia guardato la mano senza spaventarmi, quando la madre l'ha costretta a mostrartela ho pensato che saresti svenuto e mi sarebbe toccato trascinarti come un peso morto fino alla carrozza.>>

<<Io ti ho dato un consiglio, non sono suo padre e non tocca di certo a me occuparmi di lei. Lo sto dicendo soprattutto per la riuscita del tuo affare, se la spaventi, quella si fa sposare prima dal Visconte e ti scappa dalle mani.>>

<<Apprezzo il tuo consiglio, lo sai che mi fido al cento per cento di te, ma non è più una bambina, sei tu che fai un errore. Le tagli la carne come se lo fosse quando poteva pensarci la cameriera, convinci la madre a lasciarla andare in camera assecondando il capriccio della figlia, poi freni Giada quando vuole punirla solo perché è palesemente infastidita dal tuo istinto di protezione verso la fanciulla. Non dico che tu non ci faccia una bella figura ma vedi... tenterò di essere chiaro...>>

<<La hai davvero tagliato la carne? >> Domandò Marta con una vocetta di testa che stordì i timpani di Raphael e Duccio. La serata si metteva malissimo, e lei che come una stupida l'aveva pure aspettato alzata anche se moriva di sonno e aveva litigato con Gustavo per tenere da parte la polenta. Si sentiva proprio una stupida e non si spiegava perché un uomo come Raphael dovesse perdere tanto tempo con una storpia.

Si rispose che forse era perché era tanto ricca, anche più di loro e suo padre diceva sempre che solo il Doge e i Foscari erano più ricchi persino di Dio. Si, si disse Marta, non c'erano altri motivi, Raphael era attratto dalla sua ricchezza, nient'altro, o addirittura a muoverlo era la pietà, o ancora meglio, pensò alla fine, il senso del dovere, forse voleva solo fare bene il suo lavoro.

<<Non poteva tagliarsela da sola, Giada avrebbe dovuto pensarci.>> Disse Raphael con calma e gli occhi bassi sul tavolo.

<<Non era compito tuo,>>  rispose Duccio, anche lui perdendo ogni minimo accenno di scherzo, <<inoltre come ti stavo dicendo tenterò di parlarti in maniera limpida perché per me tu sei un fratello.>>

Marta trattenne il fiato. Non aveva mai sentito Duccio rivolgersi a Raphael in quel modo prima di allora.

<<Se ti comporti da eroe tu mi metti i bastoni tra le ruote. Quello che hai fatto oggi lo dovevo fare io, non tu, tu vuoi Giada, giusto?>>

<<Vuoi Giada?>> Marta si stava per mettere a piangere. <<Giada Foscari? Una donna sposata?>> Il cuore di Marta si fermò. Suo padre diceva che Giada era la donna più bella di Venezia e Marta temeva che avesse ragione. Lo pensava anche Raphael?

<<Marta è meglio che tu ora vada a letto.>>

Marta capì che Duccio non stava giocando e si alzò svogliatamente dando la buonanotte. Non ricevette alcuna risposta, non avrebbe dovuto dire nessun ave Maria quella notte, le parole di suo fratello e dell'amico l'aveva raffreddata, così come pure il pensiero che Giada potesse essere interessata a Raphael.

Si mise dietro il muro, dalla strada sentiva le urla di qualche venditore ambulante che a quanto pareva faceva buoni affari anche se era tardi e faceva freddo.

<<Che importa se voglio Giada o non la voglio?>>

<<Importa, abbiamo fatto un patto e i patti vanno rispettati. Tu vuoi la madre e io la figlia ma gli equilibri lì dentro sono fragili e per avere Arianna, per sposarmela...>> Marta aveva il cuore più in tumulto di quella volta che Raphael per scherzo le aveva fatto la dichiarazione, <<per sposarmela bisogna che tu intrattenga la madre, che la distragga, non certo che esasperi il loro rapporto come hai fatto oggi, quando sembravi l'osso tra due cagnolini affamati col risultato che i cagnolini si sono azzannati. D'altro canto immagino che ormai tu abbia capito, che di fronte ad un vero scontro Giada Foscari farebbe a pezzi sua figlia.>>

<<Arianna non mi vede come un pretendente e non ci vede nemmeno te!>>

<<Non ancora, forse, ma cerca sempre il tuo aiuto e il tuo appoggio, me ne sono reso conto, e questo non va bene perché fa irritare Giada che a quel punto, poi, umilia Arianna.>>

<<Duccio...>>

<<No, Raphael, ascoltami, sono il primo a voler giocare, a voler ridere e scherzare. Ma su alcuni affari non c'è niente, niente, che ho intenzione di trattare in maniera approssimativa.>>

<<Mi stai chiedendo di essere cosa? Un cortigiano? Un cicisbeo?>>

<<Ah, non farla tanto complicata. Se proprio vuoi saperlo; tagliarle la carne, assecondare i suoi capricci e difenderla, ha fatto di te un cicisbeo, quello che ti chiedo io, invece, farebbe di te un uomo normale con sani appettiti sessuali come tu sei. Andiamo, da quando ti conosco ti sei scopato una donna diversa ogni sera, inoltre sei stato tu a mostrare interesse verso di lei.>>

<<Mi hai portato lì apposta!>>

<<Conoscere i tuoi gusti fa di me un buon amico, non merito il tuo biasimo per questo, semmai merito il tuo riconoscimento,>> Duccio gli si avvicinò porgendogli la bottiglia di vino che teneva rudemente per il collo, Raphael scosse la testa, <<l'hai baciata quando siete rimasti soli?>>

Marta non resse la risposta che Raphael avrebbe dato e corse su per le scale soffocando i singhiozzi con la cuffietta che aveva poggiato sulla bocca.

<<No.>> Rispose Raphael freddamente.

<<Bene. Meglio, alle donne piace essere lasciate in attesa, specialmente a Giada. Ti adora già, povero Bertuccio che va a millantare in giro la virtù della moglie, ci sarà da sbellicarsi dopo che l'avrai fottuta e lei sarà ai tuoi piedi come sono già tutte le altre mogli devote di questa città di cagne. A quel punto le puttane saranno brave donne e le brave donne diventeranno tutte puttane anche senza l'aiuto del Carnevale!>> Duccio bevve il vino rosso direttamente dalla bottiglia come faceva sempre quando erano soli. <<Ma scusa perché non l'hai fatto?>>

Perché non l'aveva fatto? Raphael non lo sapeva il perché, non c'era niente che mancasse a Giada e forse era proprio questo il problema, che era perfetta, che era crudele, che non lo amava, che andava benissimo per lui, per il nuovo Raphael.

<<Non lo so.>>

La faccia della prostituta che chiamava Madonnina e che somigliava terribilmente ad Isabella e quella di Arianna si fusero in una sola.

Era il periodo dell'anno in cui era più sensibile, avrebbe dovuto sottrarsi a tutto questo.

<<Non lo sai? Non ti piace l'odore? Non si è creata l'occasione?>>

<<Stai esagerando.>>

<<Ma se sei tu che insisti per raccontarmi i dettagli di quello che fai con Caterina.>>

<<Stasera non sono in vena.>>

<<Sei peggio di una moglie, Raph!>> Duccio aveva ritrovato il tono scanzonato, <<comunque dovrai baciarla per tenerla buona o per salvare la povera Arianna dalle sue ire, scegli tu il motivo che ti sta può a cuore, anche se non amo particolarmente l'idea che la mia futura sposa ti prema tanto.>>

<<Non mi preme affatto, mi dispiace per te che dovrai goderti tutti i giorni quella vista.>>

<<Non è poi così terribile,>> rispose Duccio con un sorriso sincero, <<insomma, regolati tu, mio caro amico, basta solo che ogni tanto mi terrai Giada lontana dai piedi, ma se ti conosco abbastanza bene ci finirai a letto prima ancora che arrivi il Carnevale. Senti, mi sto annoiando a stare al buio in questa cucina umida, hanno pure spento il camino. Perché non ce ne andiamo al Ridotto o dai Gritti? Lorenzo dà una festa stasera, una festa in maschera per inaugurare l'inizio del Carnevale.>>

<<Domani devo lavorare e voglio preparare la lezione.>>

Duccio che era già pronto a uscire lo guardò con un mezzo sorriso, <<fai sul serio?>>

<<Mi pagano.>>

<<A me non interesserà affatto di avere una moglie ignorante che non parla inglese!>>

<<Ho preso un impegno.>>

<<Che noia! Spero che presto tornerà il mio amico, quello che fa ridere e che ama divertirsi.>>

<<Fai sembrare il divertimento un dovere.>>

<<E tu fai sembrare tutto un enorme, borioso dovere, persino baciare una bella donna ti pesa.>>

<<Non ricominciare.>>

Duccio alzò le braccia, <<come ti pare, ma prima di lasciarti a quel tuo poeta straccione come te...>>

<<Shakespeare?>>

<<Non lo so nemmeno pronunciare, un nome da poveraccio comunque.>>

Duccio era già di fronte alla porta che dava sulle scale, <<prima di lasciarti andare, ti volevo dire che ti toccherà sposarti mia sorella, langue d'amore. Ma che gli farai alle donne!>>

<<Non esagerare adesso, non mi sposo proprio nessuno,>> Raphael rispose rigido.

<<Prima o poi toccherà anche a te.>> E detto questo se ne andò sghignazzando.

Raphael prese il torsolo della mela che Marta aveva lasciato sul tavolo e che già iniziava ad annerire e con rabbia la lanciò distante, colpì un cesto di patate. Il sorriso con cui aveva deliziato Duccio si smontò come una torta di panna lasciata al sole.

Si passò una mano su quel viso che quella sera sentiva freddo, estraneo, il viso di un altro nella casa di un altro, amico di gente che neppure gli stava a cuore.

Si tirò la pelle, non faceva male, poteva davvero appartenere a qualcuno che non era lui. Era quello che sentiva Arianna con la sua mano?

Che pensiero assurdo che aveva avuto. Che gliene fregava di Arianna? Che gli importava che Marta fosse innamorata di lui? Sposarla?

No, non l'avrebbe mai fatto, non ci si poteva sposare due volte, e lui, o meglio, non lui ma il vecchio Raphael, era già stato sposato.

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