IL PRECETTORE

Von NoraFerraris

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Venezia del 1639. Il giovane Raphael Deshawn si trova col suo amico Duccio Vivanti nella villa dei Fo... Mehr

Mappe
1.Boredom
3.Old Lagoon
4. Poor Pheasant
5. Ofelia's Drame
6. Amleto's Distraction
7. Cart Birch
8. Another Man's Face
9. Antidote
10. The Glass Beaker
11. Shade of Blue
12. Angel's Fall
13. Revulsion
14. Unlucky Star
15. The Sadistic Lesson
16. Cloud of Flies
17. Green-Eyed Monster
18. Before the Stain Widens
19. The Queen is Dead
20. Little Flower
21. The Shadows
22. Homini Novi
23. Gentle Sin
24. Mother and Daughter
25.Ruby Red Blood
26. The Tempest
27. Rumors
28. Requirement
Spazio autrice - Che fine ho fatto?
29. Checkers
30. The Jew's footsteps
31. Black and White
32. Glass Butterfly
33. Silky Fan
34. Angelo's Hearth
35. Serpent's Tongue
36. Stake Down
37. Wild-goose chase
38. Halcyon Days
Non è un capitolo ma UN GRAZIE!
39. If this be known
40. In Lethe Steep
41. Gorgon
42. Like the courser's hair
43. Bring down the devil
44. Take all!
45. The Owl and Hawk
46. Canker Blooms
47. To Catch the Hip
48. Andromeda's Voice
49. Dust in the Sun
50. The Cavalry
51. Guilty Mind
52. The grace of God
53. The Devil's Prophecy
PARTE II e... Sorpresina!
1.Penalty of Adam
2. That Chatter
3. Soap Bubble
4. Echo
5. Anemone
6. The Threat of Adone
7. The Whistle of the Wind
8. Triumph
9. Hold your Breath
10. Red Crescent
11. Maybe
PREORDER AMAZON!
12. Invisible Fox
13. The Huntsman
14 . Feigned Indifference
Quasi BUON SAN VALENTINO!
15. Give the cue
16. Muse of Fire
17. The Gordian knot
18. Damaged
19. A Groung for Blame
20. Hollowness
21. Shelter
22. Lead
23. Minuet
24. Intention
25. The Truth
A proposito dei nuovi capitoli
26. The Sound of Silence
27. Saint Sebastian

2. Astrea

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Von NoraFerraris




Il busto di Arianna era perfettamente appoggiato al prezioso pavimento palladiano, le mani erano intrecciate dietro la nuca e le ginocchia rialzate a formare un triangolo isoscele. Tentava di respirare in maniera regolare, era quello che si imponeva di fare quando il panico sembrava soffocarla come una pesante coperta nera. Si agitava in lei quella strana sensazione oscura, un disagio mai provato si unì alla paura mentre osservava la sua elegante gonna pieghettata, il vestito che indossava era stato scelto personalmente da Giada Foscari per l'occasione.

Arianna si accorse che la pioggia batteva con insistenza contro i vetri, supplicandola di lasciarla entrare, come guidata da una pietà misteriosa si alzò e si avvicinò in punta di piedi, infine tentò di aprire di poco la pesante finestra termale, ma farlo con la sola mano destra si rivelò un'impresa non da poco.

Poi si sdraiò con uno sbuffo di nuovo a terra, le candele erano spente, l'unica luce che penetrava la sua stanza era quella della luna che si affacciava sulle acque e sulla campagna, l'unico rumore era quello del suo respiro e del suo petto che rapido si alzava e abbassava costretto dalle stecche del corpetto in una posa innaturalmente rigida.

Rimase in ascolto, le pareva che la natura delle cose si indovinasse meglio così, con la mente sgombra e al buio.

Eppure stavolta la realtà si dimostrò dispettosa, sfuggendole proprio ora che avrebbe avuto bisogno di risposte.

Si sentiva così strana da quando sua madre l'aveva fatta convocare e le aveva parlato distrattamente del suo futuro imminente mentre due cameriere la acconciavano infilando perle e finte farfalle tra i suoi capelli biondi.

Come sempre Giada Foscari aveva evitato di indugiare troppo a lungo sulla figura della figlia, non era un mistero che la sola vista di Arianna la offendesse intimamente.

Giada Foscari le aveva parlato in maniera fredda, impeccabile, inarrivabile, non lasciandole nessun possibile spazio di fuga. Una grande malinconia aveva adombrato i begli occhi azzurri della madre, misteriosi e profondi, simili nella forma ma non nel colore a quelli della figlia.

Non aveva alzato la voce, non era necessario che lo facesse, sapeva che Arianna non si sarebbe ribellata, del resto non l'aveva mai fatto prima.

Come sempre aveva annuito e se n'era andata liberando la madre della sua presenza.

Giada Foscari le offriva, se ne rendeva conto, un'esempio di quello che ci si aspettava da lei.

Persino la pioggia quella sera le sembrava troppo lenta, quasi malinconica, era il segnale dell'inverno alle porte, immaginò il modo in cui l'acqua si riversava nel Naviglio già colmo, rischiando di farlo straripare.

I suoi libri se ne stavano senza vita uno sopra l'altro, tre piccoli quaderni erano pieni solo per metà e a quanto pareva sarebbero rimasti così, incompiuti, come lei, come la sua mano sinistra.

La mano del diavolo, come diceva il suo maestro privato, Girolamo della Noce con bonaria schiettezza. Le era sembrato così vecchio la prima volta che lo aveva visto, così fragile, antico come il mondo. Ogni volta che si piegava per deliziarla con i suoi inchini rispettosi, Arianna temeva seriamente che si sarebbe spezzato, era sicura di poter sentire la consistenza delle ossa friabili che scricchiolavano.

Non l'avrebbe più visto, non avrebbe più udito lo schiocco sordo di quel corpo vecchio e gentile, quella era la sua prima vera giornata della sua nuova vita da adulta, e sua madre era stata chiara su quello che ci si aspettava da lei e soprattutto su quello che non ci si aspettava più.

Per sicurezza aveva nascosto i colori a cera dietro alla toeletta, mischiati ai trucchi con cui si rifiutava di farsi riempire il viso. Sapeva quello che Giada Foscari pensava di quei disegni, che contribuissero a farle avere perennemente la testa tra le nuvole e l'aria trasognata.

Questa del resto era l'unica piccola ribellione che si fosse mai concessa, era il solo modo che aveva per esorcizzare i suoi incubi.

Sentì bussare alla porta, le era stato proibito di continuare quell'esercizio artistico macabro persino da suo padre, il buon Bertuccio Foscari le aveva consigliato di lasciare quello che aveva nella testa, dov'era. Il viso nascosto dalla maschera che disegnava in continuazione, in particolare, era in grado di far fremere il placido Bertuccio accendendolo come un prospero.

Sapeva che il padre non tollerava di trovarsi davanti gli occhi dardeggianti di quell'uomo, solo per amor suo si era decisa a nascondere tutto.

Si guardò la mano offesa. Non se n'era preoccupata finché aveva vissuto quasi segregata nella villa. Ma la madre l'aveva già informata che quell'anno sarebbe andata a Venezia con la famiglia, dove ci si aspettava il suo ingresso ufficiale in società.

Si lisciò le semplici trecce di bambina, le piaceva portare i capelli così, le dava l'illusione che il tempo fosse un'inezia, che le fosse concesso di tornare indietro. I colpi alla porta si fecero più frequenti, per un riflesso condizionato portò la mano sana al centro del petto mentre correva ad aprire, Giada Foscari l'avrebbe incenerita con lo sguardo.
Ma non le interessava, non si sarebbe prestata a farsi conciare la testa come se fosse stata una gabbia per uccelli piena di roba.

Non si era sbagliata, quando la luce del corridoio rischiarato dalle candele l'accecò e lo sguardo di sua madre si fece sottile come una feritoia, rimpianse di non poter tornare nel buio e nel silenzio protetto della sua camera.

Si sentiva nervosa, come sempre accadeva quando si trovava al cospetto di Giada Foscari, del resto le sue visite erano così rade che non poteva affidarsi nemmeno al conforto che una consolidata abitudine le avrebbe concesso. Chiuse la mano buona su quella guasta, sperando in questo modo di infierire il meno possibile sulla sensibilità della madre.

<<Oh, mia cara, cos'è? Sei diventata sorda per caso? Ho bussato per ben due volte.>>

<<M-mi dispiace, madre.>>

<<Sono arrivati tutti gli ospiti, è disdicevole che tu non li abbia accolti insieme a me e a tuo padre. Devi assolutamente migliorare le tue maniere figlia mia, non possiamo rischiare che il visconte di Roin abbia da dire sulla tua educazione. C'è anche il tuo nuovo precettore stasera, puoi approfittarne per fare la sua conoscenza.>>

Giada Foscari aveva alzato la voce quando aveva parlato della presenza del precettore, si era portata una mano ai capelli e poi nervosamente aveva grattato una porzione di pelle del braccio destro come se fosse stata appena punta da un insetto invisibile.

La nota acuta con cui Giada aveva presentato la notizia si era trasformata presto in un risolino isterico, aveva poi afferrato sua figlia per un gomito e aveva iniziato a trascinarla per il corridoio quasi con violenza.

<<Siamo in ritardo! Come devo fare con te? Che il cielo mi sia testimone, non potresti essere più diversa da me! Ma queste trecce? Cosa pensi di avere? Due anni? E i guanti? Dove diavolo sono i guanti? Ti avevo consigliato di provvedere a metterli, ad ogni modo ora è troppo tardi per rimediare. Darò una bella strigliata a Carmela per non aver fatto il suo dovere.>>

Arianna non rispose, non c'era spazio per la sua voce in mezzo a quell'effluvio di ordini e contrordini che la stordivano dall'alto della statura della madre, resa più imponente dagli zoccoli che andavano tanto di moda tra i nobili. Il disagio tuttavia le fece diventare le guance rosse come due mele mature.

<<Oh, no, non arrossire, ci manca solo questo, così sembrerai una maschera, è questo che vuoi? Non hai messo nemmeno un po' di cipria. Ma cosa avevi intenzione di fare? Volevi rendermi ridicola con la tua presenza?>>

Si erano fermate nei pressi del salone. Gli ospiti erano radunati a gruppi intorno ai divani damascati, avevano lasciato le finestre aperte nonostante fossero in pieno inverno. Le tende si muovevano lentamente permettendo di intravedere la notte scura fuori da lì, tra le colonne doriche invece si potevano ammirare gli affreschi delle quattro stagioni. L'esterno parve ad Arianna spaventosamente buio mentre l'interno le sembrò accecante.

La madre la strattonò, Arianna strinse forte la mano guasta con quella buona per darsi coraggio e abbassò la testa.

Sentì Giada che sospirava e poi la vide ricomporsi, trasformarsi in qualcos'altro, lo strattone, ora che tutti gli occhi erano puntati su di loro, divenne una stretta quasi affettuosa.

Due uomini che poco prima si trovavano in fondo al salone si allontanarono e vennero verso di loro.

Arianna distolse l'attenzione e alzò invece gli occhi sul soffitto arcuato dove incrociò quelli di Astrea, la ragazza che la osservava dal muro aveva lo sguardo fisso delle cose di pietra, non poteva proprio condannarla per aver scelto di scappare in quel modo.

Sussultò appena, quando udì la voce di uno di quegli uomini e la madre la deliziò con un pizzicotto sul braccio sinistro.

<<Madonne...>>

Per la sorpresa si dimenticò del suo segreto e la mano offesa sbocciò come un fiore.

L'uomo che aveva parlato aveva la toga nera, gli occhi tondi e scuri erano incorniciati da ciglia ancora più nere, che ricordarono immediatamente ad Arianna, un insetto.

<<Duccio Vivanti.>> Si presentò subito quello con un inchino, mostrandole una porzione circoscritta del cranio calvo e liscio.

<<Arianna Foscari.>> Rispose Arianna incrociando lo sguardo nervoso della madre.

Dell'altro uomo invece le balzò agli occhi l'andatura incerta che contraddiceva uno sguardo consapevole, due occhi blu, il blu più profondo che avesse mai visto.

Se ne stava in silenzio e dopo averla osservata brevemente, tutta la sua attenzione si rivolgeva ora a Giada alla quale si era avvicinato così tanto che il farsetto rosso scuro, di velluto, sfiorava il braccio di Arianna. Le parve tuttavia che si tenesse ben lontano dalla mano che aveva di nuovo fatto sparire tra le pieghe dell'ampia gonna. Quello sconosciuto era così vicino che riusciva chiaramente a distinguere il suo odore, sapeva di tabacco e di terra.

Non aveva mai sentito niente del genere.

<<Arianna, lui è Raphael Deshawn, il tuo precettore inglese.>>

Come avrebbe dovuto salutarlo? Si chiese Arianna. Un inchino non era necessario, l'uomo non era un patrizio, nonostante i suoi modi sicuri. Alla fine non disse niente e abbassò la testa sulle calze bianche che nascondevano le  caviglie dell'inglese e infine sui pantaloni, sempre di velluto scuro, neri o forse blu, che gli arrivavano al ginocchio.

<<I contadini si lamenteranno del canale che straripa.>> Disse Duccio osservando l'esterno più per riempire quei silenzi imbarazzati che per reale preoccupazione verso le sorti della campagna.

<<Sono giorni che piove, speriamo smetta in tempo per il Carnevale.>> Rispose Giada, gli occhi nervosi della madre percorrevano il corpo di Raphael che se ne stava in silenzio facendo ricadere solo su Duccio la responsabilità di intrattenerle.  Arianna aveva notato come Raphael spesso lasciasse correre lo sguardo sulla mano coperta e aveva, con sommo rammarico, anche notato la smorfia di disappunto che gli increspava le labbra.

No, dovette ammettere, non aveva l'aspetto di un precettore, era ben diverso dal rassicurante Girolamo della Noce. Le sue spalle erano così larghe che il farsetto tirava e sembrava essere stato cucito da un sarto distratto, i muscoli delle gambe non appena faceva un qualunque movimento si contraevano, mostrando l'elasticità dei tessuti di quel corpo asciutto.

Qualcosa in quel fisico non più giovanissimo e tuttavia pronto a scattare, turbò profondamente Arianna che si accomiatò con la scusa di salutare suo padre poco distante.

Giada Foscari fu lieta di rimanere sola con Raphael e per Arianna, il sapore di quella scoperta, fu meno amaro di quanto si sarebbe aspettata. Duccio le propose immediatamente di accompagnarla da Bertuccio, sostenendo che gli avrebbe fatto molto piacere scambiare due parole con suo padre.

Per tutto il tempo Arianna sentì su di sé la curiosità di Raphael. Sua madre rideva abbandonata alla sua spalla mentre lui le passava un bicchiere colmo di vino e sembrava piuttosto divertito, se non fosse stato per quello sguardo strano, che sembrava proprio voler negare le apparenze.

La serata sembrò interminabile, presto Arianna abbandonò il padre nelle mani di Duccio Vivanti, parlavano di politica e di Lorenzo che rischiava di perdere la carica come senatore col suo comportamento dissoluto. Arianna si avvicinò di nuovo alla rappresentazione di Astrea, la giovane bionda fluttuava serena e rilassata su tutte le cose che ormai si trovavano sotto di lei.

<<Che state guardando?>> Raphael piantò i suoi occhi blu addosso a lei, poi li fece scorrere sulle trecce e infine sulla mano che Arianna mostrava. Aveva ancora il bicchiere di vino tra le mani.

Gli indicò la cupola.

<<Astrea? Conoscete la sua storia?>>

<<Si, voi no?>> Disse incerta Arianna abbassando lo sguardo. Sperò che l'uomo non notasse le sue incertezze.

<<Imperdonabile, vero? Non me ne intendo molto di divinità.>> Le sussurrò con fare cospiratorio.

<<Curioso più che altro, detto da un precettore.>>

<<Preferisco le tragedie alle leggende, sono più vere, d'altronde non mi pagheranno per allietarvi o farvi da menestrello.>>

Arianna sussultò, il modo irriverente e sicuro in cui Raphael si era espresso sembrò in grado di far scorrere il suo sangue più velocemente.

<<Non vi è sufficiente il dolore che è già insito in tutte le cose? Sentite il bisogno di ritrovarlo anche nelle vostre letture?>>

Arianna sperò che la frase suonasse meno mesta, meno sottomessa di quanto intendesse, lo aveva fatto solo per calmare quella furia che rischiava di straripare come avrebbe fatto il naviglio quella notte, ma non ebbe fortuna. Raphael fece un passo indietro, lo urtarono le parole di Arianna anche se non avevano nessun intento minaccioso.

<<Mi piace essere preparato, giocare d'anticipo. >> Taglió corto infatti, <<Ma sentiamo un pò, nel regno ideale in cui vive la vostra Astrea cosa può aver causato il suo esilio?>> Domandò infine con voce strozzata, tentò di ammorbire quel suono più roco di quanto desiderasse raschiando la gola, il pomo d'adamo si alzò e abbassò di scatto.

<<Non venne esiliata, scese tra gli uomini durante l'età dell'oro con l'intento di diffondere tra i mortali sentimenti di bontà e giustizia, ma l'accolsero solo l'ingratitudine e la degenerazione morale. Astrea non era fatta per vivere in quel modo, allora scelse di ritornare nel cielo.>>

Raphael stette zitto per un pò, guardava l'affresco e guardava lei, pensoso.

<<Astrea è stata sciocca, nessuno che abbia un pò di senno abbandonerebbe l'Olimpo per starsene quaggiù, in mezzo a tutto questo,>> Raphael fece una smorfia e indicò i nobili che li circondavano e che ignari della loro conversazione prendevano parte all'ennesimo banchetto, <<e voi? Se poteste seguireste il suo esempio?>>

Aveva una voce ipnotica Raphael ma dentro quel corpo sano e bellissimo qualcosa gli stava mangiando l'anima. Le venne in mente un verme che lentamente divori una bella foglia verde, morso dopo morso.

Le belle labbra carnose di Raphael erano rosse come una ciliegia matura nonostante la luce pallida delle candele, gonfie in maniera voluttuosa e innaturale ed erano stese in un leggero sorriso, in attesa di una risposta. Ma di cosa stavano parlando? Cos'è che le stava chiedendo davvero? Cosa voleva sapere?

<<A volte si, a volte non desidero che trovarmi il più lontano possibile, >> confessò sinceramente, incerta se lui avrebbe capito o meno, <<voi no?>>

<<Sempre.>> Rispose lui in un soffio. Non c'era traccia di incertezza nel tono di Raphael, non le aveva nemmeno permesso di terminare la domanda, tanta era stata la fretta di informarla del suo pensiero.

Sempre.

<<Ai veneziani pare che basti il Carnevale per sfogarsi e tornare ai propri doveri, per voi non è sufficiente l'oblio che questa festa regala?>> le chiese poi Raphael, ora insinuante e divertito, come se una maschera fredda e indifferente fosse calata sull'espressione stanca che aveva esibito fino a poco prima.

<<Sono anni che non partecipo ad un Carnevale.>>

<<Anni? Volete dire che ci siete stata solo da bambina?>>

<<Si.>>

<<Siete uno strano essere.>>

Arianna stette zitta, la luce delle candele faceva tremolare l'affresco dorato distogliendola da quella che le sembrava un'offesa.

<<Non dite niente?>>

<<Cosa vi aspettate che risponda ad una simile assurdità?>>

<<Sono il vostro precettore, e chissà che le nostre lezioni non siano iniziate prima di quando entrambi credessimo. Quello che intendo dire è che sembrate essere stata strappata ad un'altra esistenza, che ai miei occhi sembrate inconsistente come le linee di un disegno e sfuggente come il verso oscuro di un poeta. Siete qui, in questa stanza come me, eppure a guardarvi con attenzione è come se vi sentiste fuori posto, fuori tempo. Non sembrate di questa terra, di questa epoca. Siete diversa da loro e non riesco a capire se questa diversità mi piace o mi spaventa. Ad ogni modo, cos'è che vi imbratta la mano?>>

Arianna sussultò pensando che si riferisse alla mano sinistra. Ma abbassando lo sguardo si accorse che leggere linee bluastre le attraversavano il dorso della mano buona. I colori a cera. Si riferiva solo a quelli.

<<Ad occhio e croce sembrerebbero colori, amate disegnare?>>

Arianna nascose entrambe le mani dietro alla schiena. Raphael sorrise.

<<Va bene, anche se vi state comportando come un'allieva poco collaborativa non sarò troppo severo con voi...>> Fece schioccare la lingua, <<per stavolta.>>

Il suo accento storpiava il veneziano, rendendo tutte le parole tonde e piene come le labbra che le scandivano. Le parve che quel suono fosse in grado di infilarsi sotto agli scomodi vestiti che Giada Foscari l'aveva costretta ad indossare. Era un seduttore, non un maestro, e Arianna lo intuì chiaramente nonostante per anni avesse condotto un'esistenza defilata.

<<Il vostro compito è insegnarmi l'inglese, non certo sondare la mia natura.>> Arianna si pentì subito di quella risposta cattiva, così poco in sintonia col carattere remissivo che di solito sfoggiava, ma quell'uomo aveva uno strano potere persuasivo che la faceva sentire nervosa e soprattutto tirava fuori un lato nascosto del suo carattere che ricordava a malapena di possedere.

Tuttavia la sua irriverenza, anziché offendere il suo nuovo precettore, sembrò provocare in lui una certà ilarità.

<<Avete ragione, tutto quello che ci siamo detti stasera ha poco a che fare con l'inglese e moltissimo con la mia curiosità. Non è un bene che un maestro conosca la sua allieva? Questo potrebbe rendere il mio compito più facile.>>

<<Voi non parlate come un precettore, né sembrate un precettore.>>

<<E voi non sembrate aver alcun bisogno di imparare niente da me e da nessuno.>>

<<Ora devo andare.>>

<<Certo, mi scuso per avervi trattenuta tanto e per aver parlato a sproposito di questioni che dovete ritenere insensate, ma vedete, raramente mi concedo di lasciare libero corso ai miei pensieri come ho fatto con voi stasera e, vi confesso, tutto ciò mi ha regalato uno strano brivido, ben diverso da quello che di solito le donne mi danno.>>

Arianna fece un passo indietro, quello che l'aveva infastidita era l'insistenza con cui il suo precettore le ricordava che non era come gli altri, quello che le sembrò di indovinare, invece, era che se si era sentito tanto libero con lei, era perché non solo non rientrava nei suoi gusti ma, probabilmente, Raphael non la considerava nemmeno una donna. E il dispiacere di questo pensiero fu amplificato dal modo in cui prima l'aveva definita. Le aveva detto che era uno strano essere, un modo gentile e inusuale per ricordarle che era un mostro, proprio come pensava sua madre, che l'aveva rinchiusa fino a quel momento perché temeva che Venezia l'avrebbe vista nella stessa maniera.

E sua madre non si sbagliava. Raphael, bellissimo in un modo quasi fastidioso, ora glielo stava rendendo dolorosamente presente. Provò a dire qualcosa ma lui la precedette, Arianna si accorse che gli occhi blu la scrutavano con curiosità e non lo sopportò.

<<Noto che vi sentite a disagio, coraggio, andate pure, avete la ragione dalla vostra parte e il mio benestare, non è bene per una fanciulla giovane come voi intrattenersi troppo a lungo con un tipo maliconico come me.>>

Arianna si sentì punta sul vivo, era vero che stava cercando un modo per andarsene da lì senza apparire maleducata ma quello che Raphael aveva detto, e soprattutto il modo quasi triste in cui aveva parlato, le fecero invece fare un piccolo passo nella sua direzione. Forse si sbagliava, forse era vittima anche lei dei suoi preconcetti e lui invece le stava facendo nient'altro che un complimento. Era possibile?

Stava per ribattere che le dispiaceva sinceramente avergli risposto in un modo tanto scortese, che non era da lei e che in fondo era contenta che lui si fosse sentito libero di esprimersi. Ma non fu necessario, sua madre li interruppe, si attaccò al braccio di Raphael e gli sussurrò qualcosa all'orecchio che lei non riuscì ad afferrare, la risata con cui tuttavia rispose alla battuta di Giada suonò ad Arianna da subito molto diversa da quella che poco prima aveva riservato a lei.

Era artefatta, adeguata alle circostanze in cui Raphael si muoveva in quel momento.
Si stupì, Arianna, che la sola idea che lui rivolgesse a Giada Foscari le stesse domande irriverenti e curiose con cui aveva tentato di sondarla, la facessero sentire a disagio. Tentò di diventare trasparente  mentre Duccio Vivanti provò senza successo ad intavolare con lei una discussione sulla vita dissoluta di Venezia che sosteneva di disapprovare dal profondo del cuore.

Arianna rispose sempre educatamente ma Duccio dovette accorgersi che spesso si distraeva perché l'abbandonò quasi subito per tornare dall'amico che si era appena liberato di sua madre. Gli altri ospiti ne reclamavano infatti le attenzioni.

Arianna pensò di avvertire la madre che aveva intenzione di ritirarsi, per quella sera sentiva di aver esaurito tutte le energie. Si avvicinò alla colonna dorica che nascondeva l'Estate, poco prima di raggiungerla rallentò appena. L'accento inglese di Raphael la incatenò dov'era.

<<Questa è stata proprio una mossa scorretta, persino per te.>>

Sentiva Duccio Vivanti ridere.

<<Smettila di ridere.>>

<<Cos'è che ti rode? Mi pare che tutto stia andando anche meglio del previsto, la bella Giada pende dalle tue labbra.>>

<<Sai a cosa mi riferisco.>>

<<Un dettaglio trascurabile quando si fa parte di quella casata e si posseggono tali fortune.>>

<<Sarà trascurabile per te. A me però, come sai, piace circondarmi di cose belle.>>

<<Oh, suvvia, non ti facevo uno con il pelo sullo stomaco.>>

<<È storpia! >> proruppe Raphael con disgusto, <<Menomata, cristo santo, guasta.>>

Arianna sussultò, nemmeno si accorse che le lacrime erano scese sul collo, le imbrattavano la bella scollatura arricciata. Portò la mano guasta per errore sulle guance, rabbrividì quando avvertì la pelle raggrinzita a contatto col suo volto liscio.

<<Non urlare, vuoi farci cacciare? Giada Foscari è sicuramente affascinata da te ma ricordati: i veneziani prendono sul serio le offese, non sono come voi inglesi, com'è che dite? Cos'è che avete? Senso dell'humor? Bene, scordatene quando ti trovi qui, le tue sono parole che possono essere viste come un affronto imperdonabile.>>

La voce seria di Duccio Vivanti la colpì, il silenzio di Raphael la costrinse ad affrettare il passo verso le sue stanze.

Non chiese nemmeno il permesso a sua madre, le tende ondeggiarono appena al suo passaggio, si chiuse la porta alle spalle e lasciò le candele spente.

Pensò che almeno così non avrebbe visto la mano che grazie alle parole di Raphael adesso le sembrava un peso morto e disgustoso.

Non disse le preghiere, non aveva risposto alla domanda di Raphael, no, non credeva di essere un "essere soprannaturale", non credeva in simili sciocchezze e nemmeno in Dio. Non dopo che quell'uomo aveva fatto a pezzi il suo vestito da colomba. No, nessun Dio avrebbe permesso che le piume bianche si impregnassero di sangue e che lei sentisse, in una sola notte, tanto dolore.
E ora sapeva un'altra cosa, che Raphael era stato il primo e più affidabile esempio di quello che la aspettava, di quello che poteva celarsi dietro l'ipocrisia di frasette contorte e di complimenti che non erano altro se non ingiurie.

Sotto l'aspetto celestiale che aveva incantato tutti, sua madre compresa, si celava tutto quello da cui Astrea era scappata. Raphael non era che il simbolo della società di cui presto sua madre l'avrebbe costretta a far parte. La perfezione estetica del suo precettore era uno specchio per le allodole e serviva a nascondere tutto il marcio e la cattiveria, che insieme, componevano la vera natura di quell'uomo. Forse in fondo aveva avuto ragione a dire che lei non era come le altre, perché Arianna fu certa che fosse la sola ad aver indovinato ciò che Raphael non si sforzava di nascondere ma che gli altri non avevano nessun interesse a vedere.

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