Dolore e perdono (Parte VII...

Von marinamtf

5.9K 674 1.6K

Settima parte del romanzo "Dolore e Perdono" (nove in totale) Una storia di sofferenza e redenzione, una pass... Mehr

Note dell'autrice
Parte VII. La tragedia
Capitolo 41 (I). Una voce
Capitolo 41 (II). Una voce
Capitolo 41 (III). Una voce
Capitolo 41 (IV). Una voce
Capitolo 41 (V). Una voce
Capitolo 41 (VI). Una voce
Capitolo 41 (VII). Una voce
Capitolo 42 (I). Il fidanzamento
Capitolo 42 (II). Il fidanzamento
Capitolo 42 (III). Il fidanzamento
Capitolo 42 (IV). Il fidanzamento
Capitolo 42 (V). Il fidanzamento
Capitolo 42 (VI). Il fidanzamento
Capitolo 42 (VII). Il fidanzamento
Capitolo 42 (VIII). Il fidanzamento
Capitolo 42 (IX). Il fidanzamento
Capitolo 42 (X). Il fidanzamento
Capitolo 42 (XI). Il fidanzamento
Capitolo 42 (XII). Il fidanzamento
Capitolo 42 (XIII). Il fidanzamento
Capitolo 42 (XV). Il fidanzamento
Capitolo 43 (I). Silvia Palestro, in Testino
Capitolo 43 (II). Silvia Palestro, in Testino
Capitolo 43 (III). Silvia Palestro, in Testino
Capitolo 43 (IV). Silvia Palestro, in Testino
Capitolo 43 (V). Silvia Palestro, in Testino
Capitolo 43 (VI). Silvia Palestro, in Testino
Capitolo 43 (VII). Silvia Palestro, in Testino
Capitolo 43 (VIII). Silvia Palestro, in Testino
Capitolo 43 (IX). Silvia Palestro, in Testino
Capitolo 43 (X). Silvia Palestro, in Testino
Capitolo 43 (XI). Silvia Palestro, in Testino
Capitolo 43 (XII). Silvia Palestro, in Testino
Capitolo 44 (I). Una tomba vuota
Capitolo 44 (II). Una tomba vuota
Capitolo 44 (III). Una tomba vuota
Capitolo 44 (IV). Una tomba vuota
Capitolo 44 (V). Una tomba vuota
Capitolo 44 (VI). Una tomba vuota
Capitolo 44 (VII). Una tomba vuota
Capitolo 44 (VIII). Una tomba vuota
Capitolo 44 (IX). Una tomba vuota
Capitolo 44 (X). Una tomba vuota
Capitolo 44 (XI). Una tomba vuota
Capitolo 45 (I). Andrea e la sua famiglia
Capitolo 45 (II). Andrea e la sua famiglia
Capitolo 45 (III). Andrea e la sua famiglia
Capitolo 45 (IV). Andrea e la sua famiglia
Capitolo 45 (V). Andrea e la sua famiglia
Capitolo 45 (VI). Andrea e la sua famiglia
Capitolo 45 (VII). Andrea e la sua famiglia
Capitolo 45 (VIII). Andrea e la sua famiglia
Capitolo 45 (IX). Andrea e la sua famiglia
Capitolo 46 (I). La mamma di Emanuele
Capitolo 46 (II). La mamma di Emanuele
Capitolo 46 (III). La mamma di Emanuele
Capitolo 46 (IV). La mamma di Emanuele
Capitolo 47 (I). Anna dottoressa
Capitolo 47 (II). Anna dottoressa
Capitolo 47 (III). Anna dottoressa
Capitolo 47 (IV). Anna dottoressa
Capitolo 47 (V). Anna dottoressa
Capitolo 47 (VI). Anna dottoressa
Capitolo 47 (VII). Anna dottoressa
Capitolo 47 (VIII). Anna dottoressa
Capitolo 48 (I). Un sogno che si avvera
Capitolo 48 (II). Un sogno che si avvera
Capitolo 48 (III). Un sogno che si avvera
Capitolo 48 (IV). Un sogno che si avvera
Capitolo 48 (V). Un sogno che si avvera
Capitolo 48 (VI). Un sogno che si avvera
Capitolo 48 (VII). Un sogno che si avvera
Capitolo 49 (I). La lenta discesa
Capitolo 49 (II). La lenta discesa
Capitolo 49 (III). La lenta discesa
Capitolo 49 (IV). La lenta discesa
Capitolo 49 (V). La lenta discesa
Capitolo 49 (VI). La lenta discesa
Capitolo 49 (VII). La lenta discesa
Capitolo 49 (VIII). La lenta discesa
Capitolo 49 (IX). La lenta discesa
Capitolo 49 (X). La lenta discesa
Capitolo 50 (I). La trappola
Capitolo 50 (II). La trappola

Capitolo 42 (XIV). Il fidanzamento

59 9 16
Von marinamtf

Dopo il discorso di Anna tutti gli invitati vollero vedere quella mamma da vicino e Irene, suo malgrado, anche se imbarazzata e ancora commossa, dovette salutare tutti; ma, visto anche che la festa stava terminando e c'era meno lavoro da fare — i ragazzi chiamati in più se la sarebbero cavata da soli — la stessa Anna, conoscendo il desiderio di Irene, chiamò Franco che rimase accanto a lei per sostenerla. Ormai non c'era più motivo di nascondersi: era sia la mamma del fidanzato che la compagna del domestico che lo avrebbe servito, per quanto strana quella sarebbe stata la condizione di Marco una volta sposato con Anna ed era stata ormai resa pubblica; Franco, bisogna dirlo, era più abituato a gestire queste evenienze formali, anche perché conosceva di vista quasi tutti ospiti di quella festa per averli serviti in altri ricevimenti (e molti li conosceva anche personalmente, e conosceva anche la loro servitù), tanto che, molte volte, egli faceva le presentazioni e riceveva auguri per l'unione con Irene al pari degli auguri a Irene per il fidanzamento del figlio; ella, invece, per quanto avesse esercitato un mestiere simile, in albergo non aveva mai avuto modo di avere dei rapporti umani stretti con i clienti proprio per la natura transitoria dei soggiorni (anche se raccontava talvolta, con animo innocente, ma anche orgoglioso, di aver servito la colazione in camera a persone famose che alloggiavano a Nervi per i Balletti o il Salone Nautico: i due eventi che, di solito, facevano a Genova il "tutto esaurito").

Mentre Irene e Franco da una parte ricevevano auguri, Anna e Marco, a lato, approfittarono di quella fila che si era formata per consegnare a ciascun invitato che si presentava per salutare Irene anche un sacchettino di tulle contenente cinque confetti verdi e un cartoncino di ringraziamento sul quale era scritto:

Sant'Ilario, 28 giugno 1998

 Anna Tivoli e Marco Guidotti vi ringraziano di aver partecipato al loro fidanzamento e saranno lieti di rivederVi al loro matrimonio che si terrà sabato, otto luglio 2000, ore 11, nella parrocchia del Sacro Cuore in Carignano, Genova.

Sul cartoncino erano stampati due cuori e un anello di fidanzamento: l'urna delle offerte era dietro di loro, sul tavolo dov'era stata la torta e praticamente tutti, dopo aver ricevuto il biglietto di ringraziamento e i confetti, prima di allontanarsi, vi inserivano una busta.

***

Luigi, frattanto che Anna e Marco distribuivano confetti, era andato da Walter a chiedergli se avesse visto Giorgio e Walter glielo disse; lo trovò subito, non si era spostato: era sempre seduto su una sdraio vicino al muretto mentre fumava la sua solita pipa osservando il mare in lontananza; suo figlio e Silvia non c'erano. Gli andò accanto, in silenzio, come se fosse capitato lì per caso, si sedette sulla sdraio a fianco, un tavolino basso li divideva; per qualche secondo nessuno dei due disse qualcosa, poi Luigi disse, quasi distratto: «buongiorno Giorgio, bel panorama, nevvero?»

«Oh, ciao Luigi, come andiamo?», l'avvocato quasi fece finta di averlo visto solo in quel momento, «bellissima festa, devo dire, proprio organizzata a regola d'arte; mi scuso di non esser passato a salutarti prima ma. . . queste gambe cominciano a essere un poco deboli. Tu mi aggiusti il cuore ma. . . », si girò verso di lui e con un evidente sforzo mise i piedi a terra, «questi cambi di stagione. . . a volte avrei bisogno anche di un altro paio di ginocchia!», posò la pipa sul tavolino, si massaggiò un poco, gli stese la mano che Luigi prese, gli sorrise, «congratulazioni, comunque, ottimo fidanzamento.» 

«Giorgio, evitiamo i convenevoli, ti va?», gli disse Luigi sospirando; «che Marco non ti piaccia non è un mistero, ma evita allora di fare i complimenti se non li senti.» 

«Non è vero che non li senta!», disse Giorgio un poco offeso, si riprese la pipa e sbuffò, «lo sai come la penso: per la mia figlioccia avrei preferito un altro fidanzato; questo non vuol dire che Marco non mi piaccia del tutto: ha ottime qualità, anche di oratore, devo dire. . . », rimise le gambe sulla sdraio, «scusa le spalle, ma sto meglio così», guardò il mare, una lieve foschia aveva velato il sole e si era alzata una brezza leggera, «ah. . . che bello rilassarsi quassù; altro che quell'aria viziata degli uffici che, anche se chiamano condizionata, non è certo quest'aria pura e odorosa di fiori di campo», Luigi lo lasciò parlare, aveva capito che Giorgio voleva avere il tempo per il suo monologo, l'avvocato stette un poco a pensare, chiuse gli occhi come meditando e poi disse: «bellissimo discorso quello fatto da Marco, devo essere sincero, non l'ho sentito personalmente, ma è venuto a riferirmelo Andrea poco fa; inventarsi un discorso simile così, a braccio, in pochi istanti, qualità non da poco in quel ragazzo, molto toccante, specie poi il riferimento alla mamma, veramente intenso. . . », fumò un altro poco, indicò l'ulivo a fianco a sé, batté il suo tronco, «un albero lo si riconosce dai frutti e quelli di Marco sono buoni, certamente, ma anche dalle radici e. . . su questo, ahimè, possiamo essere certi solo sulle radici materne perché quelle paterne. . . insomma, non sembrano buone specie perché da quelle stesse radici è nata una sorella. . . scomoda; è per questo che io sarei andato cauto nel fidanzamento fra lui e la mia figlioccia, ma. . . tu sei il padre, Anna è tua figlia, è giusto così; per conto mio fa sempre piacere sapere nuove cose, nuovi elementi nei casi di mio interesse.» 

«Giorgio, apprezzo il tuo monologo, anche tu come oratore non scherzi, ovviamente, ma non mi incanti con le tue parole da avvocato, qui non sei in tribunale e dimmi le cose chiare», Luigi mise le mani sulle ginocchia, chinò il busto: «lo so, il discorso di Marco ha toccato tutti i presenti, me per primo che non me l'aspettavo, persino Sara che di solito è più fredda ha lasciato la sala in lacrime», gli puntò il dito, gli disse, serio: «ma sono venuto qui per parlarti d'altro; parliamoci chiaro: se tu stai pensando solo lontanamente a quello che io sto pensando che tu pensi, scordatelo.»

L'avvocato prese un'altra boccata dalla sua pipa, continuando a guardare il mare; al discorso di Luigi fece un sorriso che piegò i suoi baffi in un'espressione comica; la pipa dava volute azzurrine che subito venivano sparse lasciando un buon aroma di tabacco di qualità intorno; il pomeriggio inoltrato di giugno aveva portato una brezza dal mare piacevole e i fiori lungo il muretto curati da Rosa aggiungevano profumo al fresco. 

«Mmh, a cosa dovrei pensare Luigi?», si voltò verso di lui con un sorriso pieno: ultimamente si era fatto fare un impianto fisso e aveva una dentatura bianchissima, quasi innaturalmente giovane su quel viso da settantenne, «mi pare un po' arzigogolato il tuo discorso. A cosa dovrei pensare? Sono qui tranquillo, sto fumando la pipa in pace con tabacco che mi sono fatto arrivare dall'America, un aroma veramente unico, sembra di essere in quelle foreste immense tra cervi e orsi. . . devo preoccuparmi invece? Le ultime analisi che mi hai fatto fare non sono così entusiasmanti?», sbuffò una voluta di fumo odorosa di muschio, corteccia e humus, decisamente un buon aroma, «Se hai da dirmi brutte notizie sulla mia salute ti prego di farlo domani in trattoria; oggi voglio rilassarmi, per favore; e non dirmi di smettere la pipa, quella la tengo finché campo, scriverò di mettermela persino a fianco nella bara.»

Luigi si batté le mani sulle ginocchia alzando gli occhi al cielo: «Giorgio. . . se io faccio discorsi arzigogolati tu non sei da meno!», aprì le braccia e scrollò le spalle, «tu, come paziente, ormai sei quello che noi dottori familiarmente chiamiamo una "prugna secca", se non fai cavolate ti ucciderà la vecchiaia: semplicemente ti raggrinzerai fino a morire; non sei messo malissimo per la tua età, però devi seguire i miei consigli o ne pagherai le conseguenze; se non ti fidi vai da un altro cardiologo e fatti dare un secondo parere.», indicò il fumo che saliva, «la pipa ormai è il minore dei tuoi problemi, te l'ho detto che ciò che devi cambiare è la tua dieta, il tuo cuore non ce la fa a sostenere quel mangiare pesante che eri abituato a prendere, le tue valvole sono in condizioni un po'critiche, ma ce la possono ancora fare, se mi ascolti agli ottanta arrivi in piedi, altrimenti. . . uomo avvisato. . . »

«Grazie del consulto non richiesto ma interessante. . . lo metterò in conto spese», l'avvocato continuò a fumare tranquillo per un poco, «ma non è di questo che volevi parlarmi, Luigi. . . », lo guardò in tralice, «non è vero?»

«Sì certo. . . », Luigi si alzò e andò a sedersi sul muretto di fronte a lui per vederlo in faccia, il sole continuava a esser velato e l'avvocato poté vedere il dottore in controluce come una sagoma scura sullo sfondo di un cielo brillante, «allora, Giorgio, ho capito che con te è meglio non usare doppi sensi perciò vado al dunque: l'ultima volta in trattoria hai detto di giocare leale e io ho accettato perché va bene anche avere opinioni contrastanti e obiettivi divergenti, ma questo che state facendo non è giocare leale e qui non va bene. . . », fece una pausa nella quale prese un gran respiro, chinò il capo, «qui non siamo più amici, e mi dispiace dirlo, credimi; lo siamo da quando io sono nato, si può dire; sei stato grande amico di mia mamma e di mio zio, hai chiamato Andrea come lui. . . non voglio che finisca così, ma. . . se tu ti ostini. . .  »

«Scusa, ma continuo a non capire Luigi. . . », l'avvocato socchiuse gli occhi per vederlo meglio controluce, «io avrò bisogno di un cardiologo ma tu. . . a volte mi sembri troppo fumoso con le tue teorie; fatti ci vogliono! Se tu fossi in un'aula di tribunale il giudice ti avrebbe già fatto accomodare.»

«Va bene, l'hai voluta tu; faccio la domanda diretta: non l'hai visto tuo figlio con Silvia che sta facendo?»

L'avvocato continuò a fumare tranquillo per qualche secondo; una folata di brezza gli portò sulle sue ginocchia alcune foglie, le spazzolò con grazia con la mano libera; «cosa c'è questa volta che non va bene con Andrea? Hai sempre da criticare. . . non ti va bene che mio figlio si sposi? Anche la tua si sposa, mi pare: siamo qui apposta a festeggiarne il fidanzamento. Che c'entra? Voglio capire perché Andrea non dovrebbe avere la felicità che merita con una donna che lo ami, finalmente»; guardò Luigi con aria interrogativa, come se non capisse, gli puntò la pipa: «che mi dici?»

«Oh, Signore! Sei esasperante a volte!», si alzò, fece davanti a lui alcuni passi avanti e indietro per calmarsi un poco, meditando la risposta con le mani dietro la schiena, poi si fermò ai piedi della sua sdraio e gli puntò il dito: «il gioco, Giorgio! Non parlare di matrimoni; a me sta bene che Andrea si sposi, va benissimo! Ma qui è una cosa seria: ti sto chiedendo che gioco pensi di fare sfruttando la disgrazia di una donna per mettere in crisi Ilaria. . . e Marco con lei.»

«Eh? Luigi? Io che farei, scusa?», Giorgio alzò il mento offeso, alzò la schiena. Si aggiustò gli occhiali, lo guardò dritto negli occhi, serio e duro, il sorriso dei suoi denti finti era del tutto scomparso: «modera i termini, siamo amici, certo, ma le offese gratuite non le tollero. Sei sicuro di interpretare bene la realtà? Non è che quella ragazza con i suoi misticismi vi stia un po' condizionando?»

Luigi si andò di nuovo a sedere a fianco a lui, si avvicinò un poco con la sedia, non voleva far sentire da altre persone attorno che stessero litigando, voleva per il momento solo sincerarsi che l'amico capisse il messaggio. Chinando il busto disse a bassa voce: «Giorgio, per favore; la realtà la vedo e la sento benissimo. L'ho sentita Silvia dirsi "mamma" di Emanuele e comportarsi come tale, di fronte a me, di fronte ad Andrea e, soprattutto, di fronte a Ilaria. Non mi sembra giusto, non è questo il modo di fare.»

«Ah, quello. . . », Giorgio tolse distrattamente un filo d'erba che si era posato sui pantaloni, lo guardò con aria un po' annoiata, «tutto questo bailamme per una cosa così semplice? Quello dunque. . . Ti disturba? C'è un reato in corso per caso? Se pensi di sì querelala pure, ma non andrai lontano, te l'assicuro, anzi, ti rispondo subito con una controquerela, il Codice Penale lo conosco bene; non hanno aggiunto articoli di questo tipo e Silvia non sta commettendo un illecito.»

Luigi si mise la mano in fronte, scosse il capo: «Giorgio, per carità di Dio, togliti il cappello da avvocato almeno oggi!», poggiò il capo sulla mano con il gomito al ginocchio, con aria sconsolata, «come fartelo capire. . . ?», pensò un poco, alzò la testa, sospirò, «ci provo», gli disse, a bassa voce, «non si parla qui di reati, ma di opportunità; non è opportuno che Silvia si chiami "mamma" per Ilaria, certo, ma anche per Silvia stessa che, conoscendo la sua storia, potrebbe veramente a un certo punto credere che i due Emanuele, il suo morto e quello di Ilaria, siano la stessa persona.»

«Ah. . . Luigi, quindi io mi dovrei togliere il cappello da avvocato e tu però ti metti quello da psicologo?», Giorgio ritornò di buonumore, fece vedere i suoi denti nuovi; «Questa è bella! Grazie dell'intervento esilarante: io almeno avvocato lo sono — e bravo penso — tu sarai un ottimo cardiologo ma non mi pare che tu sia anche iscritto all'albo degli psichiatri», rise per un poco, fumò, «ah. . . l'amour. . . », vide oltre l'orizzonte, allargò le mani, «a cosa ci porta l'amore!», si voltò verso di lui, sedendosi con i piedi a terra, quella volta senza  accusare dolori alle ginocchia, lo guardò fisso in viso; «con il tuo futuro genero hai fatto un passo che io non avrei fatto, che non avrei lasciato fare a mia figlia, prevedendo che, in base a qualche nozione di psicologia elementare, quei due fratelli saranno stabili nel tempo, solo perché. . . tua figlia si è innamorata di un ragazzo che sembra una copia di Luca! Eh. . . l'amour! l'amour. . . », gli puntò la pipa, «e, non solo questo, che sarebbe già tanto. . . ma ora pretendi pure di conoscere la mente di Silvia dopo aver saputo qualche notizia su di lei di seconda mano da Anna e Ilaria? Cosa ne sai di Silvia? Cosa ne sai di quello che pensa? E poi scusa. . . mi fai ridere. . . », stette un poco in silenzio, come per cercare le parole, fumò un poco, sbuffò a lato per non soffiargli il fumo in faccia, «tu parli tanto di Silvia che può confondere i due Emanuele. . . cosa tra l'altro indimostrata, però io vedo che tua figlia confonde i due ragazzi: "Marco vivo" con "Luca morto"», si tenne la pipa in bocca, unì le due mani, disse, con la pipa tra i denti, «Non sono la stessa cosa», sorrise, prese la pipa e fece "no no" agitando l'indice di fronte al viso, «"Marco vivo" è diverso: ha una sorella che lo ama, che lo ama da quando ha dodici anni e lui diciotto! E tu», gli puntò l'indice che faceva "no no" in faccia «glielo hai lasciato fare. . . », poggiò le mani sulle ginocchia, eresse il busto, sorrise, «ora, dimmi. . . chi è la più fuori dalla realtà? La più folle? La mia futura nuora che potrebbe confondere i due Emanuele o tua figlia che confonde i due fidanzati? O tu. . . che glielo hai lasciato fare! Tu, tu, Luigi. . . casomai, sei più folle di Silvia perché anche tu hai scambiato Marco con Luca, non hai distolto tua figlia da questa pazzia, di aver trovato in Marco un sostituto per il suo Luca morto non vedendo i pericoli di un amore incestuoso che lo accompagna!»

Luigi stette in silenzio, chinò il capo, unì le mani sulla sua fronte come preso da vari pensieri.

«Non rispondi, eh?», Giorgio sorrise, «e sai perché? Perché ho ragione, perché tu stai scommettendo tutto su Marco con questo matrimonio, perché sarebbe perfetto, se solo non ci fosse Ilaria. Ma Ilaria c'è, mio caro. . . e negarlo non è una buona cosa», fumò un poco, la brezza si era un poco alzata, e c'era quasi più fresco, ma aveva avuto come effetto anche quello di liberare il sole da quelle nuvole passeggere, l'avvocato strizzò gli occhi per la luce, il dottore era controsole, «riguardo a Silvia. . . io vedo solo che è una buona mamma per Emanuele, questo mi basta», si girò di fianco per non avere il sole in fronte.

«Ah, ecco: e poi io sarei il folle?», Luigi si mise a ridere, gli puntò il dito, «il bue che dice cornuto all'asino, proprio! Certo che voi avvocati sapete girare le frittate. . . io, di sicuro, sono più bravo con un bisturi in mano che con una penna, al liceo prendevo sei scarso di tema, ma anche con il tuo linguaggio forbito non mi incanti, sai?», anche il dottore gli fece "no no" con l'indice, l'avvocato lo guardò di sbieco, sorridendo un poco freddamente, «Silvia non è la mamma di Emanuele, Giorgio, ma stai scherzando? Ora veramente io penso che sia tua perdere il contatto con la realtà. Capisco che tu vorresti che Silvia fosse la mamma di Emanuele, ma non lo è, punto», Luigi stette un poco in silenzio, si intristì, «è stata mamma di un altro Emanuele che ha portato in grembo per quasi nove mesi e disgraziatamente poi morto», scosse la testa, strinse le labbra, «e come dottore me ne dispiace, da come mi ha raccontato Anna, forse si sarebbe potuto salvare se si fosse fatto un cesareo programmato, ma. . . è andata così: la mamma di questo Emanuele vivo è Ilaria che non ha voluto sposare Andrea; Ilaria, la mamma di Emanuele, non sarà mai tua nuora, anche tu lascia perdere le fantasie e guarda la realtà: la tua futura nuora non ha figli ed è sterile: fattene una ragione.»

Di nuovo stette in silenzio: alcuni ospiti, a fianco, lo salutarono ed egli alzò il braccio di rimando; la festa di fidanzamento era finita, gli amici di Walter e Sabina, tutti radunati in piscina, facevano un caos che si sentiva fin laggiù e gli invitati più tranquilli lasciavano il campo: la seconda festa sarebbe durata fino alle ore piccole. Giorgio non si scompose, continuò a fumare la pipa tranquillo, come se questo discorso lo annoiasse un poco.

«Luigi, io la realtà la vedo, purtroppo; la vedo forse più di te, vedo cose che tu hai forse dimenticato o sottovaluti. Io no, io ho una forma mentis più aperta che forse tu non hai. Io so che per il bambino non è solo importante la mamma biologica ma il contesto socioculturale in cui vive, la famiglia, la rete di assistenza, gli amici, questo è il punto fondamentale che seguono i Tribunali dei Minori. . . » 

«Ecco dove volevi arrivare Giorgio!», disse Luigi sentendo la parola "tribunale", sospirò, «ecco, ci siamo, non ci girare attorno! Dillo che vuoi andare per vie legali!» 


Weiterlesen

Das wird dir gefallen

69.7K 1.4K 61
@LandoNorris ha iniziato a seguirti... Rifiuta o accetta Crediti: @ludoxica
172K 285 4
Raccolta di brevi racconti erotici. Personaggi ricorrenti, situazioni diverse, stili diversi e intrecci vari.
908 78 8
The wasted years the wasted youth the pretty lies the ugly truth. 🖤
Rush To Love Von meemedesimaa

Aktuelle Literatur

78.6K 2.5K 51
(sequel di "Love On The Run") Grace era andata avanti. Lando aveva superato la cosa e aveva Luisa a dargli il bacio della fortuna prima di ogni gara...