Good Girl | Billy Hargrove

By Honeymoon_28

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Billy Hargrove aveva sempre saputo che il mare prometteva di lavare via tutto, di fargli dimenticare. Non sap... More

Escapade
Blame it on the holidays
Late night talking
Old habits die hard
Burger Break
Not so Lovers Lake
Stranger thoughts
Ego's bruises
Blame it on the weed
Yo-yo feelings
Let me in
If you're a good girl
You wanna play that game?
The worst in me
In a big mess
Something new
You're coming with me tonight
Rock my year
Heated kisses and motor oil
I'll make you feel good
What is that feeling?
Runaway
You promised
Shattered
I still want you girl
Maxie
Bitter truth
Closure
Saint Valentine...or not
Bad news
Stranger things happen
Dark times
Vecna's curse
Losing ground
Hearts Broken in Two
And nothing else matters
The Dive
War is coming
The Creel House battle
Hungry Eyes
CONTINUO/FINALE ALTERNATIVO?

Worlds apart

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By Honeymoon_28

23 MARZO 1986

Era uno splendido orologio di legno scuro, probabilmente di mogano. Tre piccole colonne ne costituivano il tetto terminando in piccole cupole dorate a punta. Il quadrante era circondato da decorazioni dello stesso colore dorato. Allo stesso modo, un grosso penzolo oscillava da destra a sinistra, l'intero orologio danzava nella stessa maniera, sempre in senso opposto.

Dong, dong, dong.

Sembrava aver rovinato la parete del bagno data la ramificazione di crepe che s'erano formate sul muro. Sembrava aver priso vita.

Max.

Soffocai un grido quando alla mia sinistra,  una figura umanoide che di umano aveva ben poco. Era la personificazione del Sotto Sopra: un'ammasso di pelle bruciacchiata e viscida, alcune zone del corpo – come il capo - erano coperte da un'intrisicazione di tentacoli e al posto delle mani aveva dei lunghi e affilati artigli. Occhi vitrei e sinistri.

Non puoi scappare per sempre, Max.

E io scappai. Uscii dal bagno in fretta e furia, attraversando il corridoio inusualmente buio e dalle pareti rovinate. La sua voce mi arrivò da qualsiasi parte, grave e rimbombante. Urlai. Va' via.

Improvvisamente ero in vasca da bagno. Il mio corpo scattò, pronto a fuggire ancora. Ma venni trattenuta. Mi aveva presa.  Provai a resistere, spingendo. Il cuore in gola.

-Che cazzo? Ehi!

Abbassai lo sguardo sulle braccia abbronzate strette fermamente attorno alla mia vita. Quel secondo di distrazione lasciò che venissi riportata indietro. Ero contro il suo torso.

-Ehi. Sh, sh. Max. Max.

Billy.

-Sei qui. Sei qui. – proseguì contro il mio orecchio. Lo ripetette altre decine di volte. Finché il tutto non si ridusse ad un sussurro.

Le mie mani gli strinsero gli avanbracci mentre a corto di fiato tentai di riprendere il controllo del mio cuore galoppante. Fino a conficcare le unghie nella sua pelle. Me ne accorsi dal leggero sibilo che si lasciò scappare, ma non disse altro. Si limitò a dondolarmi nella sua presa, a stringermi con forza.

-Dio. – sospirò. -Un minuto prima stavi dormendo e poi... - si fermò. Lo sentii scuotere la testa. -Cos'hai visto?

Deglutii, incapace di parlare. Non volevo parlarne. Ero terrorizzata.

-Cos'hai visto? Parlami.

Quel flusso di domande non fece che peggiorare lo stato dei miei nervi già alle stelle.

-Max.

Facendo forza, slacciai le sue braccia dalla mia vita e mi misi a sedere, agitando l'acqua della vasca. -Niente.

La stanza era improvvisamente troppo calda. Uno strato di condensa s'era formato sui muri. Mi passai una mano sulla fronte. Ero mandida di sudore. Billy mi chiamò ancora. Facendo leva con le braccia, mi sollevai in piedi e afferrai bruscamente l'asciugamano dal gancio sul quale era appeso.

-Dio. Tutte queste cazzo di domande. – scattai, avvolgendomi l'asciugamano attorno al corpo. -Sto bene. Okay?

Scavalcai il bordo della vasca. Mi pentii quasi immediatamente di quello sfogo, ma in quel momento vedevo rosso. Billy si rabbuiò. La fronte aggrottata, mi guardò allontanarmi dal bagno. Trattenni un sospiro quando lo sentii uscire dall'acqua e poco dopo seguirmi in corridoio.

-Dimmi che ti prende.

-Di che parli? – borbottai a denti stretti mentre frugavo fra i miei vestiti. Fu la frase più spontanea che mi venne. Mi conoscevo fin troppo bene, quello era il momento in cui mi chiudevo a guscio e non c'era niente da fare.

-Parlo di pochi secondi fa, Max.

Si piazzò davanti a me accanto all'armadio, annodando attorno alla vita l'asciugamano che nella fretta era riuscito a raccattare.

-Ci deve per forza essere qualcosa?

Billy sollevò le sopracciglia, indicando il bagno alle mie spalle con il braccio. -Uh, sì, quando scleri dal nulla come hai appena fatto.

Lanciai l'ennesima sua maglietta sul letto, frustrata. -Ah, quindi non posso avere i miei momenti? 

Lo vidi stringere gli occhi, scuotendo la testa. -Cosa? Cosa c'entra? Non è questo Max. Non hai mai reagito in questo modo.

Sbuffai una risata nervosa, riprendendo inavvertitamente una sua abitudine.  -C'è sempre una prima volta.

Billy sospirò pesantemente, frustrato. -Vuoi finirla con questo atteggiamento?

Mi voltai a guardarlo con uno scatto. -Quale atteggiamento?

-Questo. Quello che stai avendo ora. – gesticolò verso di me con movimenti a cerchio.

Mi allontanai da lui, le braccia che si agitavano mentre le parole uscivano a flusso come se una diga fosse stata distrutta. -Te l'ho già detto prima. Sono giorni che mi tratti come se potessi rompermi da un momento all'altro. Continuate, continui a farmi domande. Domande su domande e a starmi addosso.

Seguì un verso di scherno, l'atmosfera improvvisamente gelida. -Ti da così fastidio che le persone tengano a te?

-Devi sempre esagerare. Ogni volta devi farlo, con te è sempre bianco o nero. Mi stai soffocando. – feci una pausa, guardando altrove perché l'intensità del suo sguardo era troppa. -È troppo. Non credo che mi vada più bene.

Il silenzio che seguì fu quasi insostenibile. Billy fissò il materasso sul quale erano ora impilati numerosi vestiti. Lo sguardo cupo. A salvarmi fu il gracchiare del walkie rimasto fra le lenzuola.

-Max, mi ricevi?

Mi precipitai a rispondere. -Dustin. Sì, passo.

-Stiamo aspettando che sia notte per entrare nella scuola, abbiamo visto un bidello ed è troppo rischioso. Nancy ha fatto centro. Ci troviamo domani alle nove a Skull Rock. D'accordo?

-O-okay. – risposi, l'agitazione ritrovata. Magari c'era una speranza.

Le mani sulla vita, Billy mi guardò lanciare nuovamente il walkie sul telefono. Qualcosa s'era spezzato. Un file invisibile che garantiva l'equilibrio fra noi trovato dopo tanto tempo.  Feci di tutto per evitare un diretto contatto visivo, concentrandomi sui vestiti che stavo indossando. Billy afferrò una maglietta dal letto e silenziosamente uscì dalla stanza. Il mio cuore dolse. Sentivo che stavo lentamente perdendo la testa.

• ───────────────── •

Era almeno la decima volta che contavo le macchine che passando lungo la strada illuminavano flebilmente il soffitto con i loro fari. Era tardi. Billy era uscito a fine pomeriggio per comprare qualcosa al negozio di alimentari. Non avevamo più scambiato una parola. Aveva cucinato in silenzio e s'era seduto a mangiare sul materasso dopo aver acceso la TV. Le voci della serie TV che avevano trasmesso in quel momento erano state la salvezza di quella cena pietosa. S'era rinchiuso nella stanzetta accanto alla cucina e poco dopo la musica ad alto volume rimbombava quasi dalle pareti. Si era allenato per due ore mentre dal canto mio non facevo altro che cambiare canale. Non trovando nulla e notando che si stava facendo tardi, avevo spento tutto e m'ero messa a letto tentando di dormire.

Mi voltai sul fianco, appoggiando la gamba sulla parte vuota del letto. Udivo lo scroscio della doccia da almeno venti minuti. Rammentai la discussione avuta in giornata con un sospiro. Se c'era una cosa che facevo fatica a sopportare, era il fatto di andare a dormire dopo aver litigato con lui. Non importava se avessi sbagliato io in quel momento. Ero egoista, ma avevo bisogno di lui. Non ero più abituata a quella lontananza e la stanza fin troppo buia mi teneva ora all'allerta. Quando lo scroscio cessò, mi decisi ad alzarmi dal letto.

Quando mi vide entrare fu momentaneamente sorpreso. Non se l'aspettava. Ma quello durò soltanto un secondo, perché tornò a guardare davanti allo specchio mentre si asciugava i capelli con l'asciugamano, l'espressione piatta. Mi appoggiai davanti alla porta.

-Ti prepari per dormire? – domandai, tirando distrattamente l'orlo della sua maglietta che avevo indossato per andare a letto.

Non rispose subito. Lasciò cadere l'asciugamano con il quale si frizionava i capelli e iniziò a passarsi le dita fra i boccoli. – Ho quasi finito. Ti lascio il bagno.

Mi avvicinai a lui, ma si allontanò e raccattò l'asciugamano da terra. Gli afferrai la mano ma lui mi scansò facendola scivolare dalle mie dita. -Parliamo.

-Non voglio parlare adesso.

-Beh io sì.

Finalmente si voltò a guardarmi. I nostri occhi azzurri si incontrarono con una scarica elettrica. Fu sorprendente e un po' vergognoso come mi sentii immediatamente accaldata dalla cosa. Billy lanciò l'asciugamano a terra. Mi prese per i fianchi e mi spinse contro il bordo del lavandino, togliendomi il fiato con un bacio feroce. Non c'era esitazione nella mia risposta disperata. Affondai con le dita fra i suoi capelli attirandolo contro di me, un bisogno represso che risalì con forza alla superficie. Il suo corpo cozzò contro il mio. Si staccò dal bacio, nessun cambiamento nel suo tono piatto se non per le pupille evidentemente dilatate dal desiderio.

-Sul lavandino. – borbottò.

Un brivido di piacere mi percorse a quell'ordine. Feci leva con le mani e saltai a sedere sul bordo del lavandino, allargando le gambe per accoglierlo. Si avvicinò nuovamente e mi sollevò la maglietta fino alla clavicola facendomi inarcare la schiena. Le sue labbra viaggiarono fra i miei seni, mordendomi la pelle e succhiando. Non mi trattenni, lamentandomi quando si staccò dal seno destro con un forte rumore di risucchio e si inginocchiò fra le mie gambe allargandomi maggiormente le cosce.

-Non sento lamentele adesso. – fece scorrere l'indice ed il medio lungo la mia fessura coperte dall'intimo, il respiro affannoso nel sentire quanto ero bagnata.

Le allontanò prima di potermi toccare pienamente, mordendomi l'interno coscia e succhiando con forza fino al limite fra il piacere ed il dolore. Soffiai fra i denti, trattenendomi dal rispondere. Era ancora arrabbiato. Spinsi il bacino in avanti, invitandolo a toccarmi. Bisognosa.

Billy tornò in piedi e mi spostò le mutandine di lato. Mi morsi il labbro quando un dito spesso finalmente entrò in me. A narici dilatate, i suoi occhi di ghiacco mi guardarono attentamente. Prese un ritmo sfrenato, uscendo ed entrando.

-Dimmi se esagero. - Ironico fino all'osso. Avvicinai le labbra alle sue ma lui si scansò. -Non vorrei essere soffocante.

Gemetti fra la frustrazione e l'eccitazione. La sua erezione mi puntava attraverso i pantaloncini, sfiorandomi la coscia e aumentando la mia anticipazione. Allungai la mano ma lui scansò anche quella schiaffeggiandola. Il calore nel bassoventre aumentò pericolosamente quando aggiunse improvvismente un secondo dito. Ma non appena notò il tremolio delle mie cosce si ritirò da me. Si portò le dita alla bocca chiudendovi le labbra attorno. Rapita, sentii le guance andare fuoco mentre mi guardava negli occhi. Ero talmente concentrata dalle sue dita che uscivano lentamente dalla sua bocca, che mi scappò un gemito acuto quando entrò in me con una spinta secca e profonda. Non riuscii ad aggiustarmi e riprendermi dalla sua intrusione perché iniziò a fare scattare i fianchi in maniera inarrestabile. Roteai quasi gli occhi all'indietro per la sua ingombranza, aggrappandomi ai bordi del lavandino. Appoggiai la mano sul suo collo cercando di attirarlo a me, ma si irrigidì e non me lo lasciò fare.

-Billy... – riuscii ad articolare.

Sollevò le sopracciglia, la bocca socchiusa dalla quale uscivano i suoi ansimi. -Non ti piace così?

Scossi la testa, stringendo però le cosce attorno al suo bacino per l'estasi. Schiacciandolo contro di me.

Le sue labbra mi sfiorarono l'orecchio, la voce burbera e calda, quasi provocatoria. -Sei terribilmente fradicia per qualcuno a cui non piace. 

La mano che con cui gli avvolgevo l'avanbraccio si strinse. Gli conficcai le unghie nella pelle abbastanza da farlo sibiliare di dolore - offesa sulla superficie, ma malgrado ciò le sue parole mi stavano mandando a fuoco.

Le sue spinte diminuirono di velocità, ma diventarono rudi e profonde. Facendomi scontrare la schiena con il rubinetto.

-Sì? – ansimò, mentre rumori osceni riempivano la stanza. -È così che lo vuoi? – ogni sua spinta colpiva il punto giusto. La pressione del suo pube contro di me mi fece quasi arricciare le dita dei piedi.

-No...ti voglio vicino...

-Devi deciderti. – rombò, le mani sotto le mie ginocchia per spingere ancora più a fondo. -Prima è troppo. Dopo è poco. – già sul vertice dell'orgasmo, l'angolazione mi fece precipitare.

I miei muscoli cedettero e per un breve momento mi si incrociarono quasi gli occhi. Istanti intensi e ad anni luce dalla realtà e dal momento presente.

-È troppo finché non ti fotto per bene, eh? Che ti faccio vedere le stelle come adesso.  - continuò a martellare quel punto particolare ravvivando la mia eccitazione, prendendo velocità e gli ansimi divennero più forti. -Quando ti porto il caffè nel letto. Quando ti faccio la treccia dopo la doccia. – un altro orgasmo mi aspettava già dietro l'angolo. -O rimango sveglio tutta la cazzo di notte ad abbracciarti per gli incubi.  

Le sue parole mi colpirono nel profondo. Mi asfaltarono. I sensi di colpa mi sommersero.

-Mai... - scossi la testa, una puntura al cuore e le lacrime agli occhi. -Mai troppo. – appoggiai nuovamente la mano sul suo collo, incontrando le sue spinte. Delirante. -Sei tutto ciò di cui ho bisogno.

A quelle parole Billy gemette. Tirai sul suo collo. Si allontanò finalmente dalla mia spalla e il suo viso fu davanti al mio. Lo sguardo affamato che mi diede la sua completa attenzione.

-Bisogno di te... - ripetei guardandogli le labbra ad occhi socchiusi, quasi arrivata alla vetta. Aspettavo solo lui.

E fu lì che finalmente mi catturò la labbra in un bacio, invadendomi con la lingua. Togliendomi il fiato e facendomi nuovamente esplodere. Spezzarmi attorno a lui, pronto a raccogliere ogni mio pezzo.

-Sì. Così bella quando vieni. – mugugnò sulle mie labbra. -Cazzo, Maxie. – e si tuffò nuovamente a baciarmi soffocando una serie di ansimi mentre mi raggiunse, fermandosi in fondo a me e spingendo il bacino con forza contro il mio per arrivare impossibilmente più a fondo. Schiacciandomi contro lo specchio e il rubinetto.

Tremante, agganciai le braccia al suo collo e lo abbracciai con tutte le forze rimaste. Strinsi le gambe attorno a lui, come se fossi un koala. Gli baciai la tempia, dove i riccioli umidi s'erano attaccati. Il suo cuore batteva all'impazzata contro il mio. Il corpo esausto e inerme sostenuto dal mio. Avevo realizzato da tempo che Billy era la cosa più preziosa che avessi. E ora ero terrorizzata di perderlo per sempre. Angosciata all'idea che questi potessero essere gli ultimi giorni, o addirittura le ultime ore passate con lui. Il muro era vuoto, ma l'orologio rintoccava sinistramente nella mia testa, ricordandomi che avevo il tempo contato. Il nostro tempo era contato, e sarei stata un'altra fonte di sofferenza nella vita di Billy. Non lo volevo.

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