Good Girl | Billy Hargrove

By Honeymoon_28

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Billy Hargrove aveva sempre saputo che il mare prometteva di lavare via tutto, di fargli dimenticare. Non sap... More

Escapade
Blame it on the holidays
Late night talking
Old habits die hard
Burger Break
Not so Lovers Lake
Stranger thoughts
Ego's bruises
Blame it on the weed
Yo-yo feelings
Let me in
If you're a good girl
You wanna play that game?
The worst in me
In a big mess
Something new
You're coming with me tonight
Rock my year
Heated kisses and motor oil
I'll make you feel good
What is that feeling?
Runaway
You promised
I still want you girl
Maxie
Bitter truth
Closure
Saint Valentine...or not
Bad news
Stranger things happen
Dark times
Vecna's curse
Worlds apart
Losing ground
Hearts Broken in Two
And nothing else matters
The Dive
War is coming
The Creel House battle
Hungry Eyes
CONTINUO/FINALE ALTERNATIVO?

Shattered

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By Honeymoon_28

5 FEBBRAIO 1986

Sfiorai la carta della mia verifica di storia con la punta della penna con leggere carezze, lasciando che l'ora passasse. Il silenzio che aleggiava in classe era ciò che mi serviva. Avevo l'impressione di essere sola ed era l'unica cosa che chiedevo, che mi portava un po' di conforto. Non avevo studiato per questa verifica, non appena essa mi fu messa davanti al naso risposi casualmente a tutte le domande e tornai a rifugiarmi nella mia testa. Non mancai di notare l'occhiata dubbiosa che il professore mi aveva lanciato. Era passato più di un mese da quando avevo visto Billy per l'ultima volta. Non si era più fatto vivo. Ero stata tentata numerose volte chiamarlo. Fortunatamente, riuscivo a fermarmi prima di comporre il suo numero. Non mi voleva vedere. Non voleva avere più niente a che fare con me. E io dovevo rispettarlo per quanto la cosa mi facesse male. Dopo una settimana, avevo buttato l'offensivo pezzo di carta che mi aveva dato nel cestino.

Avevo l'impressione che tutto ciò che mi circondava fosse privo di colori e di vita. Era forse per questo che, a differenza di ciò che accadeva di solito, le pagliacciate stravaganti di Eddie non mi intrattenevano come avrebbero dovuto.

-Venerdì? – domandò Dustin, occhieggiando il volantino che quest'ultimo gli aveva appena schiaffeggiato sul tavolo.

-Yep. – rispose Eddie, afferrando una sedia da un tavolo vicino e sedendovisi al contrario. Le braccia sullo schienale, avvicinò il viso a Dustin per guardare anch'egli il volantino. Totalmente indifferente al concetto di spazio personale, i suoi ricci folti sfioravano la guancia del ragazzo più giovane.

-Non avevi detto che "le futili distrazioni umane" non dovevano mai mettere in secondo piano i piani dell'Hellfire? – Mike fece le virgolette con le dita, la fronte aggrottata in puro fastidio e incomprensione.

-Corretto. – rispose Eddie, poi alzò l'indice all'aria. -Salvo che questa non è una futile distrazione umana.

Strappò il volantino dalle mani di Dustin e lo mostrò a tutti quanti, un sorriso tutto denti e gli occhi brillanti di entusiasmo. -Black Sabbath, baby.

Mi portai alla bocca un boccone di polpette masticando meccanicamente. La mia mente era altrove. I tentativi di Lucas di coinvolgermi nelle loro conversazioni non avevano funzionato e s'era ormai rassegnato.

-Proprio quando non ho basket? – si lamentò.

-E, oltre ad informarci che la campagna sarà posticipata sei venuto per cercare di convincerci ad accompagnarti al concerto così da non andarci da solo? – domandò Dustin, gesticolando verso il volantino senza riuscire a nascondere di essere seccato.

-A dire il vero, avrei già il mio accompagnatore.

-Dubito che qualcun altro sia disposto ad ascoltare quella robaccia. – commentò Mike, assumendo un'aria pressoché disgustata.

Eddie gli rubò la mela dalle mani e gli diede un bel morso. Dopo aver masticato, gliela restituì con un sorriso enigmatico. -Hargrove non la pensa così.

Come se mi avessero schioccato le dita davanti al viso, ripresi vita e riportai la mia attenzione al gruppetto col quale sedevo a tavola. -Cosa?

-Okay. Basta.

Mi voltai verso Lucas. Sotto all'occhiata spazientita, vi leggevo della chiara inquietudine.

-Mh?

Mi ignorò, dando una gomitata a Dustin. -Visto? Te l'avevo detto che c'entrava lui.

Le sue parole fecero scattare un campanello d'allarme dentro di me. Mi irrigidii, fulminandolo con lo sguardo.

-Devi parlarci. Sono giorni che sei altrove, Max. Cosa succede? – agitò le mani in aria, lasciandole poi cadere pesantemente sul tavolo.

Sentendomi in trappola, tornai a punzecchiare una patata con la forchetta. -Non c'è niente, Lucas. Sono solo stanca, tutto qui.

Lucas sospirò.

-Lo sentiamo che c'è qualcosa.

Con uno scatto repentino del capo, guardai Mike. Temendo che avessero colto esattamente la verità. Che avessero colto il segreto che mi tenevo dentro da tempo.

Mike proseguì. -Quando io e Undi avevamo problemi poco fa, mi comportavo esattamente come fai tu. Non ci si può tenere tutto dentro quando non va. Puoi dirci tutto Max, qualsiasi sia il problema lo risolveremo. Vero, ragazzi?

La mia agitazione svanì com'era venuta. Non avevano capito. Venni travolta invece da un gran sentimento di stanchezza.

-Devo ricordarti che abbiamo combattuto i Demogorgon e siamo entrati nel Sottosopra? Non c'è niente che non possiamo fare. – aggiunse Dustin, dandomi una gomitata nel tentativo di rallegrarmi. -Per non parlare del Mostr-ahia!

Mike gli tirò un pugno sul braccio e scosse la testa, rimproverandolo con lo sguardo. Dustin si apprestò a protestare ma colse l'occhiata sottile, quasi impercettibile che Mike stava lanciando verso Eddie.

Eddie non sembrava aver prestato particolarmente attenzione a ciò che aveva detto Dustin. Probabilmente pensava stesse scherzando riferendosi alle poche campagne di Dungeons and Dragons a cui avevo partecipato. Mi stava squadrando con quei suoi occhi profondi e osservatori, questa volta stranamente serio. Come se avesse percepito più degli altri. Preferivo decisamente il suo lato stravagante.

-Tuo fratello passa spesso in roulotte in questi giorni.

Quella frase, accompagnata dal tono di voce inusualmente grave colpì tutti quanti. Al nostro tavolo, piombò il silenzio. Quattro paia di occhi furono su di me. Menzionando Billy, Eddie aveva scatenato la mia sete di sue notizie. Era come svanito nel nulla, qualsiasi piccolezza che lo potesse riguardare mi bastava.

-Come sta? Come mai viene spesso?

Tutti quanti, Eddie compreso, colsero la mia impazienza. Eddie abbassò lo sguardo sul suo piatto e intinse la sua fetta di pane nella salsa arrosto rimanente.

-Ah...si ferma da me a fumare. Per quanto riguarda il suo benessere, non saprei. Ma uhm...diciamo che riusciamo a farcene tre in un'ora. – tornò a guardarmi, storcendo le labbra in un sorriso che si voleva imbarazzato e volto ad alleggerire l'atmosfera. Una piccola parte di me di cui mi vergognavo, invidiava e quasi provava astio nei confronti di Eddie in quel preciso momento. Per avere la possibilità di vederlo, di parlargli.

-Oh.

-Piuttosto male, se mi chiedi di giudicarlo dalla quantità di erba che prende.

Sentii d'un tratto un gran bisogno di parlare con qualcuno, liberarmi almeno un poco da quel peso che era tenermi tutto dentro. Era chiaro che avessero capito che il mio malessere centrava con Billy. Non aveva senso fingere. Allontanando definitivamente il piatto da me, convinta di non riuscire più a mangiare, iniziai con un sospiro pesante.

-Billly è andato via di casa.

Mi guardarono, in attesa che continuassi. Eddie era l'unico a non risultare sorpreso. Probabilmente Billy gli aveva accennato qualcosa.

-Il mio patrigno, Neil...è un coglione. Le cose non sono mai state facili a casa. – deglutii, ponderando se aggiungere quel dettaglio cruciale o meno. Billy non avrebbe voluto. -Ma adesso...adesso sono peggio.

Ripensai ai gemiti che erano scappati dalle sue labbra mentre Neil, implacabile, sferrava pugni e calci sul suo corpo martoriato. Abbassai bruscamente lo sguardo sulle mie mani, sentendo le lacrime agli occhi. Sentii la mano di Lucas sul mio braccio.

-Billy se n'è andato prima che peggiorassero ulteriormente. Doveva farlo, non sto dicendo che sia sbagliato. Solo che...solo che da quando se n'è andato...è tutto un completo disastro.

Alzai lo sguardo nuovamente, incontrando i loro sguardi dispiaciuti. Estremamente compassionevoli. Era evidente che la cosa li avesse spiazzati. Come potevo rimanere tanto male per la dipartita di Billy? Non era come se non fossimo come cane e gatto, no?

Tirai su col naso, e tornai a guardarli, sentendomi improvvisamente vulnerabile. Era una cosa che odiavo. -Ecco. Vedete che dirvi cosa succede non cambia le cose?

Scostai la mano di Lucas e mi alzai dal tavolo con il vassoio fra le mani.

-Max, aspetta...

Ignorai i loro richiami e mi allontanai dal tavolo di fretta. Ero sull'orlo del pianto e volevo solo recarmi al più presto in bagno.

• ───────────────── •

Una sciacquata sul viso e una decina di minuti dopo, decisi che il mio riflesso fosse abbastanza presentabile. Inspirai a fondo, stringendo mentalmente i denti per le due ore di lezione rimaste, e mi decisi ad uscire dal bagno. Fui alquanto spiazzata nel trovarmi davanti Eddie. Addossato al muro opposto, si guardava distrattamente attorno con le braccia incrociate al petto. Non appena sentì la porta aprirsi si voltò a guardarmi.

-Ehi, Red.

Si staccò dal muro e si avvicinò a me. Esattamente come prima, i suoi occhi mancavano di quel luccichio giocoso e spensierato che solitamente lo caratterizzavano. Si fermò davanti a me, le mani in tasca. Sistemai lo zaino sulla spalla sollevandola leggermente e aspettai che parlasse. Sentii l'agitazione travolgermi a ondate, perché Eddie non era qui per parlarmi di campagne o mostri mitici.

-Senti, uhm...non so cosa sia successo esattamente fra te e Billy boy.

Spostai il peso del corpo da un piede all'altro, a disagio. Il modo in cui aveva formulato la frase mi mise in allerta. Era troppo vago per poter pensare che escludesse quello.

-Però, perdonami se lo presuppongo...nessuno di voi due sembra al settimo cielo.

Aveva sicuramente notato qualcosa nel comportamento di Billy. Ero certa che gli avvenimenti recenti avessero scosso anche lui, ma dubitavo che il suo stato fosse dovuto alla situazione fra noi due.

-Billy ti ha detto qualcosa?

Le labbra di Eddie si stirarono in un sorriso sbilenco, come se la mia domanda lo avesse divertito. Scosse la testa, i suoi occhi si posarono brevemente su un gruppo di studenti schiamazzanti in fondo al corridoio.

-Oh, no no. Se c'è una cosa che ho imparato su Hargrove è che dovresti strappargli le parole di bocca affinché parli di sé stesso. Diciamo solo che ho un buon senso di osservazione.

Passarono alcuni istanti durante i quali ci limitammo a guardarci l'un l'altro, il silenzio strano e pesante fra di noi. Poi, improvvisamente frugò nella tasca dei jeans scuri e ne estrasse un bigliettino accuratamente piegato in quattro. Lo aprì e me lo tese. C'era marcato un indirizzo. Prima che potessi fare domande, Eddie parlò.

-Mulberry Street 14. Sai la palazzina della farmacia del centro? È lì che vive adesso.

Era quindi come avevo dedotto. Billy era ancora ad Hawkins. Soltanto ad un paio di chilometri di distanza da casa nostra – casa mia. Allontanai lo sguardo dal biglietto e lo posai su Eddie. Le parole mi rimasero bloccate in bocca.

-Ti potrebbe tornare utile.

Sapevo che avere il suo indirizzo non mi serviva un granché. Sapevo che Billy non voleva che andassi a trovarlo, se fosse stato altrimenti me l'avrebbe dato lui stesso. Ma quel misero pezzo di carta mi aveva dato in qualche modo un briciolo di sollievo. Quel pezzo di carta era una prova vivente del fatto che Billy non era sparito completamente. Una rassicurazione. Una di quelle cose da guardare prima di addormentarsi e fare sogni tranquilli.

• ───────────────── •

La casa era silenziosa. Troppo silenziosa. Con un sospiro, appoggiai il mio cappotto sull'appendiabiti ed entrai in cucina, tentando di convincermi a mangiare qualcosina. Non avevo praticamente toccato cibo a scuola. Quando aprii il frigorifero, mi cadde immediatamente l'occhio sulle lattine di birra. A Neil quelle non piacevano. Le beveva soltanto una persona. Con lo stomaco nuovamente chiuso, lasciai perdere l'idea di mangiare e lasciai la cucina. Avrei potuto chiamarlo, avevo una buona scusa stavolta. In camera mia, frugai nel cestino accanto alla scrivania e presi il bigliettino giallo. Fissai il numero di telefono a lungo, ponderando la mia decisione. No, era definitivamente un'idea stupida. Il coraggio mi mancò com'era venuto, e riposi il biglietto nel comodino. Sola in una casa senz'anima vagai per il corridoio, lasciando che i miei piedi mi trasportassero nella stanza accanto alla mia. Se non fosse stato per il letto singolo e l'armadio che erano rimasti, non si avrebbe mai detto che si trattava di una stanza da letto. Le mura erano spoglie, la carta da parati gialla e rovinata dal tempo risaltava come non aveva mai fatto. S'era portato via tutto.

Mi sdraiai sul letto. C'era a malapena spazio per una persona, ma per me fu perfetto. Quella notte mi ero addormentata sopra di lui, la testa contro il suo petto. Avvinghiati l'uno contro l'altra. Non c'era più il cuscino, ma il suo profumo era rimasto sulle coperte. Non appena mi arrivò le narici, il mio cuore si gonfiò e le lacrime scesero dagli occhi, dopo ore in attesa di essere liberate. Ero persa. La malinconia mi corrodeva dall'interno. Sapevo che nella vita potessero accadere cose improbabili, ma mai mi sarei immaginata che un giorno mi fossi raggomitolata sul letto di Billy a soffrire della sua assenza.

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