Good Girl | Billy Hargrove

By Honeymoon_28

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Billy Hargrove aveva sempre saputo che il mare prometteva di lavare via tutto, di fargli dimenticare. Non sap... More

Escapade
Blame it on the holidays
Late night talking
Old habits die hard
Burger Break
Not so Lovers Lake
Stranger thoughts
Ego's bruises
Blame it on the weed
Yo-yo feelings
Let me in
If you're a good girl
You wanna play that game?
The worst in me
In a big mess
Something new
You're coming with me tonight
Rock my year
I'll make you feel good
What is that feeling?
Runaway
You promised
Shattered
I still want you girl
Maxie
Bitter truth
Closure
Saint Valentine...or not
Bad news
Stranger things happen
Dark times
Vecna's curse
Worlds apart
Losing ground
Hearts Broken in Two
And nothing else matters
The Dive
War is coming
The Creel House battle
Hungry Eyes
CONTINUO/FINALE ALTERNATIVO?

Heated kisses and motor oil

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By Honeymoon_28

4 GENNAIO 1986

Non ci eravamo fatti confessioni né promesse. Nessun accordo, nessun discorso.

C'era però una cosa della quale eravamo entrambi coscienti: volevamo passare più tempo possibile insieme. Stava iniziando una routine. Non importava che fossero le vacanze. La mattina mi svegliavo quando si svegliava lui. Me ne andavo al tavolo della cucina e facevo i compiti per il rientro a scuola mentre lui faceva colazione. Con un po' di fortuna, Neil e mia madre non erano nei paraggi e riuscivamo a scambiarci qualche bacio badando a non scaldare troppo l'atmosfera. La cosa diventava sempre più difficile. Il mio corpo reclamava di più. Billy, inutile dirlo, non era mai stato il tipo da rimanersene alla prima base. Le sue mani diventavano sempre più vagabonde, le sue labbra più urgenti e sempre più accompagnate da frasi o battute sporche. Fingevo disgusto, ma sotto sotto la cosa mi piaceva.

Oggi non era diverso dal solito. Sia mia madre che Neil erano già usciti di casa e ne aveva approfittato per saltarmi addosso mentre ero ancora nel letto. Aveva saltato anche la colazione pur di passare del tempo con me e strapparmi qualche bacio in più. Mi aveva detto che questo pomeriggio il suo capo se ne sarebbe andato prima, che sarei potuta passare al lavoro e poi saremmo tornati a casa insieme.

Scesi alla fermata del bus guardandomi attorno. Non avevo mai visitato Billy al lavoro, ma conoscevo la zona. Avevo attraversato il centro di Hawkins, il garage doveva trovarsi nella zona più tranquilla di quest'ultimo. Dopo una decina di minuti, riconobbi lo stabile. Non era immenso, le mura erano composte da pannelli bianchi e il posto sembrava esistere già da parecchio tempo. Alla sua cima, vi era l'insegna "Delf's Garage" a caratteri rossi e cubitali. Non vidi nessuno, ma notai che v'erano parcheggiati due veicoli, probabilmente in fase di riparazione. Un'auto verde e un pick-up giallo con il cofano aperto. Il portone del garage era sollevato fino in cima e quest'ultimo era stato parcheggiato per metà all'interno dello stabile. Mi avvicinai esitante, udendo lo sferragliare di arnesi metallici proveniente dall'interno. Sperai di incontrare il viso famigliare di Billy. Una volta superata l'entrata, mi guardai attorno ma non vidi nessuno. Riuscivo a sentire il suono della radio a basso volume, ma non v'era anima viva. Lo spazio era molto ampio ma occupato da una miriade di oggetti. Le pareti tappezzate di aggeggi – non conoscevo il nome di una gran parte di essi –, i piani di lavoro pullulavano di cianfrusaglie tra cui stracci, scatole e numerose taniche erano accantonate agli angoli della stanza. In fondo ad essa era parcheggiata una moto rossa fiammante sospesa da una sorta di sostegno. Strinsi le labbra, indecisa sul da farsi mentre facevo un giro di 360 gradi. Alla mia destra c'era una sorta di ufficio interno, probabilmente la zona dove venivano accolti i clienti o si faceva burocrazia. Convinta che Billy probabilmente non si trovava al suo interno, tornai sui miei passi e passai a fianco del pick-up. Fu in quel momento che, sotto quest'ultimo, vidi sbucare due gambe fasciate da pantaloni da lavoro. Potevo riconoscere quegli stivali da un miglio di distanza.

-Billy?

Billy sussultò. Lo sentii battere contro qualcosa e imprecare. Poco dopo l'intero suo corpo rotolò via dal pick-up sotto a quello che sembrava una sorta di grande skate, con il viso macchiato di nero e una sigaretta accesa fra le labbra. Si massaggiò la fronte con aria corrucciata, sfilandosela nervosamente dalle labbra.

-Cristo. Sempre a fare l'elefante in un fottuto negozio di porcellana tranne oggi.

Sollevai un sopracciglio, per niente sorpresa dall'accoglienza.

-Ciao anche a te. – ironizzai. Billy allontanò le dita dalla fronte e le esaminò, assottigliando lo sguardo. -No, non perdi sangue.

Lui tornò in piedi e io mi guardai attorno, incrociando le braccia al petto. Mi chiedevo come potesse non avere freddo con la porta del garage aperta. Afferrò uno sgabello dall'angolo della stanza e lo trascinò vicino a me.

Lo indicò con l'indice, avvicinandosi al banco da lavoro. -Siediti. Mezzoretta e ho finito.

Mi sedetti sullo sgabello e aprii la mia borsa, tirandone fuori il panino che avevo preparato per lui.

-Hai pranzato?

Tirò su con il naso mentre si puliva le mani con uno straccio bianco. -Qualcosina di veloce.

Mi chiedevo come facesse a mantenere tutta quella massa muscolare saltando i pranzi. Era anche vero che a cena recuperava tutto ciò che aveva perso. Billy era capace di servirsi più di tre volte. Quando mi passò accanto gli tesi il panino avvolto nella carta stagnola. Lo prese fra le mani, sorpreso.

-L'ho preparato velocemente prima di partire da casa. – feci spallucce, non era veramente nulla di ché.

Passò da stupito a compiaciuto, ma allungo la mano e mi toccò gentilmente il mento, accarezzandomi. Un gesto quasi dolce e totalmente contrastante con la sua espressione. -Proprio una brava ragazza.

Roteai gli occhi, ma sorrisi spontaneamente. Scartò l'involucro e diede un morso affamato al panino. Mi soffermai sulle sue braccia nude e incredibilmente abbronzate. Era vero che il suo lavoro era molto fisico, ma comunque.

-Non hai freddo? - domandai. Per tutta risposta lui appoggiò il panino ed entrò nel pick-up. Lo guardai mettere in moto, confusa. Spostò il veicolo in avanti finché non fu completamente all'interno del garage. Realizzai il perché solo quando lo vidi tornare e abbassare il portone. Stavo per aprire bocca, ma la porta dell'ufficio si aprì e ne uscì un uomo mai visto prima. Era piuttosto tarchiato, dalla carnagione olivastra e i capelli ingrigiti. Non appena mi vide, il suo viso si illuminò in un sorriso caloroso.

Si avvicinò a me, indicandomi con l'indice.

-Ciao! Tu devi essere la sorella di Billy. Mi ha detto che saresti passata. Aspetta figliolo, ora esco.

Billy lasciò il portone sospeso a metà. Parlava con un accento spagnolo molto pronunciato. Si avvicinò a me e mi alzai dallo sgabello, stringendo la mano che mi stava tendendo.

-Salve, sì. Piacere, Max.

-Tony. Non vi assomigliate per niente, sai?

Billy si fece avanti, passandosi una mano sul collo quasi a disagio. -Sì, uhm...è la mia sorellastra, in realtà. Sua madre ha sposato mio padre.

-Ah! Ecco perché, mi sembrava strano: una bella ragazza come lei non poteva essere davvero tua sorella.

Gli diede una pacca scherzosa sulla spalla, ridendo con il suo vocione. Mi riuscì un sorriso imbarazzato mentre lo ringraziai. Billy si infilò una mano in tasca, fingendo una risata a sua volta. L'uomo non sapeva quanto quella situazione fosse ironica.

-Va bene, va bene. Adesso farò meglio a muovermi altrimenti non faccio in tempo. Grazie Billy, sai com'è con queste assicurazioni.

-Non preoccuparti. Me ne occupo io.

-Ottimo. È stato un piacere conoscerti, Max.

-Anche per me, signore.

Fece un cenno di noncuranza e passò sotto al portone, abbassandolo totalmente. -Ah, chiamami Tony, altrimenti mi fai sentire più vecchio di quello che sono.

Il freddo non poteva più entrare nell'edificio, si stava meglio adesso. Tornai a sedermi sullo sgabello mentre Billy finiva il suo panino in quattro e quattr'otto. Si sdraiò su quella strana tavola e scivolò nuovamente sotto al pick-up.

-È simpatico.

Billy emise una sorta di suono di assenso mentre riprendeva ad armeggiare. -Più gentile di quello stronzo del mio vecchio, quello poco ma sicuro.

Non risposi. C'era poco da rispondere, ciò che diceva era vero.

Proseguì. -Che hai fatto oggi? Hai finito le equazioni?

Feci una smorfia nonostante lui non potesse vedermi. Il solo parlare di fisica mi faceva venire il voltastomaco.

-Ho visto Mike. Sì, ma dovrai aiutarmi. Credo di averle sbagliate tutte.

Lo sentii grugnire per lo sforzo. Un rumore secco e qualcosa che immaginai somigliasse ad un bullone cadde a terra con un tonfo metallico. -Stasera o domani. – mi rispose poi. -Ancora problemi con la sua ragazza dai poteri magici?

-Undi? No, lei...non li ha più. Quello che è successo l'ultima volta l'ha parecchio indebolita.

Abbassai lo sguardo sulle mani, accogliendo il silenzio che seguì. Ci stavamo addentrando in argomento Sotto Sopra e mostri. Era delicato per entrambi. Lo sarebbe sempre stato. Erano ormai numerose le notti in cui resistevo all'impulso di correre in camera sua e rifugiarmi stupidamente sotto alle sue coperte. Notti in cui bagnavo il cuscino di sudore e sapevo che per lui era lo stesso. Ma non potevamo rischiare che mia madre o Neil ci scoprisse.

-Non mi dire. – commentò infine, quelle parole furono un retrogusto amaro in bocca.

Dopo quello che fu un quarto d'ora passato in silenzio, Billy sbucò nuovamente da sotto il pick-up. Lo seguii in ufficio, guardandomi attorno e ispezionandolo brevemente. Era abbastanza piccolo ma la temperatura era più calda. Al centro, stava una scrivania di legno cosparsa di cartoffie e quelle che dovevano essere fatture. Billy si chinò su di essa e prese a scribacchiare qualcosa. Osservai i diversi manuali di meccanica impilati uno sopra l'altro su uno scaffale. Erano impolverati, così come quasi ogni cosa in quell'ufficio. Si respirava però un odore dolciastro e orientale di tabacco. Non era male. Appese al muro v'erano diverse fotografie, alcune di loro erano sbiadite dal tempo. Fra quelle recenti, una in particolare attirò la mia attenzione. Ritraeva Tony, un braccio attorno alle spalle di Billy con fare quasi...paterno. Era stata scattata davanti al garage. Doveva essere estate, perché Billy sembrava più abbronzato del solito e indossava una canotta grigia. Sorridevano entrambi. Era forse quello a renderlo particolarmente bello in quella fotografia: dentatura bianca e occhi azzurri e sorridenti spiccavano in mezzo al suo volto. Non mi ricordavo di averlo mai visto sorridere così. Sorridere per davvero.

-Billy Hargrove... – lo istigai con un sorrisino, voltandomi a guardarlo. -Ma quel sorriso mozzafiato?

Billy guardò la fotografia che stavo indicando e si avvicinò lentamente a me, appoggiando le mani sui miei fianchi.

-Non so cosa intendi. – mormorò chinando il viso pericolosamente vicino al mio. Gli circondai il collo con le braccia e, in un raptus momentaneo di audacia, slegai i suoi capelli mettendomi il suo elastico al polso. Se lo si guardava bene, aveva delle bellissime lentiggini sotto agli occhi e al naso. Lentiggini che si notavano maggiormente quando era estate e si abbronzava.

-Sai perfettamente cosa intendo. – ribattei, le labbra ad un soffio dalle sue. -Dovresti sorridere più spesso. Sei bellissimo.

La sua espressione era illeggibile. Non capii se la mia frase lo avesse stupito oppure gli avesse fatto tanto piacere, ma in un secondo catturò le mie labbra in un bacio acceso. Fu come ricevere una boccata d'ossigeno. Come aveva fatto la prima volta, mi sollevò e mi appoggiò sulla scrivania insinuandosi fra le mie gambe. La sua lingua cercò famelicamente la mia e stavolta non lo fermai mentre le sue mani, sicure, mi abbassavano la cerniera del giaccone e trovavano la mia pelle nuda sotto alla maglietta. Non riuscii a fermarlo quando posò il palmo della sua mano sul mio seno da sotto la coppa. Lo strinse leggermente, passando il pollice sul mio capezzolo eretto. Sospirai, sentendomi andare a fuoco nel bassoventre. Era qualcosa di quasi doloroso per quanto fosse piacevole, avevo bisogno che spegnesse quel fuoco. Interruppe il bacio lasciando la sua bocca a poca distanza dalla mia, mentre la sua mano cominciò a scendere in basso. Mi stava guardando, come se volessi assicurarsi che non l'avrei fermato. Quando sbottonò i miei jeans sentii l'agitazione salire assieme all'eccitazione evidente. Avrebbe oltrepassato una linea che non avevo mai permesso a nessuno di oltrepassare. Iniziò ad infilare la mano nelle mie mutandine e mi irrigidii automaticamente.

-Billy...

-Sh. Tranquilla. – mormorò, alitandomi sulle labbra. -Non voglio scopare, Maxie.

-Ma...

-Si possono fare altre cose. So che lo vuoi. – e per provare il suo punto le sue dita mi sfiorarono lì, dove sapevo di essere bagnata. -Solo un assaggio, ti prego.

La zona che stava toccando non era l'unica ad andare a fuoco. Mi sentivo completamente accaldata in viso, accaldata per le sue parole e per la situazione insolita. Era impossibile resistere alla sua voce suadente e il suo tocco tentatore. Sospirai, tremante, e annuii. Se fosse possibile, gli occhi di Billy brillarono letteralmente di entusiasmo. Cominciò a sfiorarmi, testando le acque. Poi il suo tocco divenne più deciso e sicuro, perché Billy sapeva bene quello che stava facendo e si vedeva. Mi guardava sotto alle lunghe ciglia, studiando ogni mia reazione, ogni mio sospiro. Non ero mai stata toccata così, ed era qualcosa di inspiegabilmente piacevole. Sapere che fosse lui il primo a farlo, che fosse il suo di tocco, quello era qualcosa di impagabile. Rendeva il tutto ancora più magico. Più i secondi passavano e più mi sentivo portare in alto, più il calore aumentava. All'improvviso, sentii l'intrusione del suo indice e un dolore fastidioso dentro di me. Gemetti, sorpresa, e mi ritrassi leggermente.

-Dannazione. – ansimò. -Come fai ad essere così stretta?

Abbassai lo sguardo e nascosi il viso nel suo collo, imbarazzata. -Scomodo. Fa male. – boccheggiai scuotendo la testa. Non si stava più muovendo. Mi diede un bacio sul collo soffocando una risatina...intenerita.

-Sei vergine, Maxie. È normale.

Grugnii dandogli un debole pugno sulla spalla. Mi vergognavo. Perché nonostante tutto ero sicuramente l'unica ragazza tanto inesperta con cui aveva scambiato effusioni. Mi sentivo inesperta. Ricominciò a muoversi lentamente e io invece cominciai ad abituarmi al dolore, tentando di rilassarmi. Funzionava. Tornò gradualmente il piacere e questo sopraffece il dolore. Mi aggrappai alla sua spalla perché mi sembrava che la situazione cominciasse a sfuggirmi di mano, mi sostenevo a lui.

-Ti piace? – domandò, le corde vocali vibrarono come una dolce e sensuale melodia. Mi ritrovai ad annuire, troppo timida per esprimerlo a voce ma comunque troppo impotente per negarlo. Rossa in viso. -Sì che ti piace. Dio, sei strettissima. Sarai perfetta attorno a me, Maxie.

Sfrontato. Normalmente avrei risposto con una battuta velenosa a quelle parole. Gli avrei assestato un calcio. Ma in questo caso furono proprio quelle parole a portarmi all'apice, qualche secondo dopo, e soffocai un gemito contro il suo collo. La mia mente andò in tilt e mi disconnessi da ciò che mi circondava. Non vidi più nulla. Solo dei fuochi d'artificio accesi mentre mi contraevo attorno a lui, tremando con le ondate dell'orgasmo.

• ───────────────── •

Le sue labbra mi sfioravano gentilmente la spalla, in attesa che mi riprendessi totalmente. Il suo dito mi abbandonò gentilmente, sfiorandomi dove ero ora ipersensibile e mi irrigidii. Mi baciò la mascella. Dopo qualche attimo allontanai il capo dal suo collo, sentendomi leggermente disorientata. Era stato talmente forte e insolito che mi sembrava che mi girasse la testa. Incontrai il suo sguardo malandrino.

-Allora? Saziata?

Sbuffai, abbassando lo sguardo sui jeans che stavo nuovamente abbottonando per nascondere l'imbarazzo.

-Ah Billy...sei un idiota. – mugugnai, saltando giù dalla scrivania mentre lui indietreggiava di qualche passo. -Sono tutta appiccicosa.

Sgranai gli occhi quando per tutta risposta lo vidi portarsi l'indice alla bocca e succhiarlo. Ammiccò con un sorrisino furbo.

-Ugh, digustoso! – mi coprii il viso con le mani dandogli le spalle. Avrei voluto farmi inghiottire dal pavimento. La sua sfacciataggine mi stava mettendo in seria difficoltà. Billy scoppiò a ridere e mi comparve alle spalle, solleticandomi i fianchi.

-Sei rossa quanto i tuoi capelli, Maxie.

-Fottiti.

Gli diedi uno schiaffo sul braccio, gonfiando le guance. Afferrò le chiavi al volo e mi prese per mano, tirandomi verso l'uscita dell'ufficio.

-Dai, vediamo un po' 'ste equazioni.

Abbassai lo sguardo sulle nostre mani intrecciate ma non dissi niente. Lo aveva fatto spontaneamente, senza pensarci. E pensai che le nostre mani dalla carnagione tanto contrastante stessero davvero bene insieme.

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