Good Girl | Billy Hargrove

Honeymoon_28 द्वारा

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Billy Hargrove aveva sempre saputo che il mare prometteva di lavare via tutto, di fargli dimenticare. Non sap... अधिक

Escapade
Blame it on the holidays
Late night talking
Old habits die hard
Burger Break
Not so Lovers Lake
Stranger thoughts
Ego's bruises
Blame it on the weed
Yo-yo feelings
Let me in
If you're a good girl
You wanna play that game?
The worst in me
Something new
You're coming with me tonight
Rock my year
Heated kisses and motor oil
I'll make you feel good
What is that feeling?
Runaway
You promised
Shattered
I still want you girl
Maxie
Bitter truth
Closure
Saint Valentine...or not
Bad news
Stranger things happen
Dark times
Vecna's curse
Worlds apart
Losing ground
Hearts Broken in Two
And nothing else matters
The Dive
War is coming
The Creel House battle
Hungry Eyes
CONTINUO/FINALE ALTERNATIVO?

In a big mess

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Honeymoon_28 द्वारा

25 DICEMBRE 1985

Quattro giorni. Quattro miserabili giorni fatti di porte sbattute e risposte grugnite con riluttanza. Era così da venerdì scorso, dalla litigata nella sua Camaro. Non gli parlavo più, non lo guardavo nemmeno negli occhi e in casa lo evitavo più che potevo. Ne avevo anche approfittato per fare due lunghe chiamate con Undi, che alla fine non sarebbe potuta tornare per le vacanze. Finivo di ignorarlo solo quando Neil o mia madre mi sforzavano a farlo, e anche in quel caso gli rivolgevo a malapena una parola a denti stretti.

Ma oggi era Natale, e Neil e Susan non mi avrebbero permesso di "rovinare l'atmosfera famigliare". Il giorno precedente, durante la cena della Vigilia, mia madre mi aveva già sgridata per avergli passato il sale in malo modo. Era arrivato a casa in ritardo, scusandosi dicendo che era uscito con una ragazza conosciuta al liceo. E la cosa mi aveva fatto più male di ciò che avrebbe dovuto. Avevo finto indifferenza, ignorando il nodo allo stomaco che mi aveva provocato. Essermi lanciata fra le sue braccia la settimana prima era stato un enorme errore. Non ero altro che una delle sue tante distrazioni e lo stava dimostrando apertamente.  

Neil non si era dato molto da fare per i regali, aveva lasciato fare tutto a mia madre che non conoscendo i gusti di Billy gli aveva regalato un maglione di lana a dolcevita. Era il genere di cose che Billy non metteva mai. Ringraziai Neil con un sorriso sforzato per i miei regali, pur sapendo che non si era occupato di nulla.

Il pranzo di Natale fu interminabile, per fare contenta mia madre avevo preteso di guardarlo negli occhi ad occasioni, quando in realtà guardavo la parete alle sue spalle per non incontrare il suo sguardo. Potevo sentire che la situazione cominciava a stargli stretta, lo notavo da come mi aveva interpellata un paio di volte senza grandi risultati, o da come la sua mano entrava nel mio campo di visione per servirmi dell'acqua nonostante non ne volessi. Dopo il pranzo, Neil se n'era andato in camera a dormire per smaltire la sbornia che qualche bicchiere di vino in più gli aveva provocato.

-Mi volete dire che succede fra voi due?

Non alzai lo sguardo dal rotolo di alluminio, strappandone seccamente un pezzo per coprire la teglia con i resti di tacchino.

-Billy?

Billy tossì il sorso d'acqua che stava bevendo accanto al frigo, sforzandosi di deglutire mentre scosse la testa. Azzardai un'occhiata nella sua direzione, notando come il suo viso fosse rosso. Quando i nostri sguardi si incontrarono tornai bruscamente a guardare ciò che stavo facendo. Sperai che mia madre attribuisse quel colore al fatto che gli fosse andata di traverso l'acqua.

-Che vuoi dire?

Mia madre lo guardò da sotto le sopracciglia alzate e iniziò a riporre in frigo i resti.

-Voglio dire che sono giorni che non vi parlate, e Maxine non era più stata di umore così pessimo da quando si è lasciata con quel ragazzo Sinclair...

-Mamma! – urlai, al ché mia madre si limitò ad agitare la mano in un cenno di noncuranza.

-...e tu sei più...beh sei sempre tu, ma molto più del solito. Quindi cosa è successo?

Fallendo nel coprire bene la teglia, appallottolai il foglio di alluminio e ne strappai un altro con abbastanza vigore da attirare l'attenzione di Billy e mia madre. Quest'ultima si avvicinò a me e appoggiò una mano sulla mia spalla, fermando i miei movimenti.

-Ti ho chiesto cosa è successo, Maxine.

Io esplosi, lasciando cadere l'alluminio sul piano di lavoro dove rotolò contro il sapone che si trovava già in bilico sul lavandino. L'acqua sporca schizzò sui miei vestiti e sul pavimento.

-È lui– gridai, afferrando nuovamente il rotolo e puntandolo aggressivamente in direzione di Billy. -È solo lui che è uno stronzo! Se ne va in giro facendo quel cazzo che gli pare senza un minimo di riguardo per gli altri! Non gli importa che gli altri abbiano dei sentimenti, non gli importa che ciò che fa o dice possa ferire, lui lo fa comunque! Non ci pensa neanche! Anzi, probabilmente neanche ci arriva, ma perché dovrebbe? Tanto lui è King Hargrove ...

-Max!

-...fa lo stronzo con tutti ma non importa, tanto ha una fila di ragazzi che gli danno il pugno per essere il più stronzo del mondo! Sei uno stronzo!

Uscii dalla cucina come una furia senza curarmi dello sguardo stupito di Billy e quello scioccato di mia madre. Mi sbattei la porta della camera alle spalle con il bruciore alla gola. Mi guardai attorno, cercando qualcosa che potesse distrarmi, calmarmi o farmi pensare ad altro. Non potevo più stare in quella casa, avevo l'impressione di soffocare. Uscii nuovamente dalla stanza e, come un cavallo con i paraocchi, andai dritta verso l'entrata.

-In nome del cielo, Billy, cosa hai fatto per provocare questo sfogo...? – sentii dire mia madre. Non appena mi sentì, accorse verso di me con un asciugamano stretto fra le mani.

-Maxine, calmati. Parlami tesoro. Dove stai andando? – domandò vedendomi afferrare il cappotto.

-Fuori. Voglio stare da sola. 

-Maxine...

-No, mamma. Lasciami sola e basta.

Mi sbattei la porta d'entrata alle spalle.

• ───────────────── •

Non appena avevo messo fuori il naso, l'aria gelida mi aveva colpita in pieno come uno schiaffo. Nevicava da stamattina e nessuno puliva le strade il giorno di Natale. Era difficile e stancante camminare nella neve alta ma, inarrestabile, mi allontanai da casa mia lungo Cherry Lane finché l'ultima casa del quartiere non fu che un lontano ricordo. Finora questo era stato il Natale peggiore di tutta la mia vita.

In lontananza, riuscii a sentire il rumore di un motore inconfondibile. Motore che si avvicinava progressivamente. Azzardai un'occhiata alle mie spalle. Al colore blu del veicolo in questione tornai a guardare dritto davanti a me e schioccai sonoramente la lingua sul palato. La Camaro rallentò notevolmente e Billy suonò il clacson, ma io lo ignorai totalmente. Lo sentii abbassare il finestrino mentre mi seguiva da vicino, a passo d'uomo.

-Sali.

Chinandomi tanto quel che bastava per vederlo all'interno dell'auto, gli diedi il mio migliore sguardo assassino nonostante i fiocchi di neve incastonati nelle ciglia. Il suo sguardo passava da me alla strada, in attesa che salissi sull'auto. Ma io ero testarda. Tornai a guardare davanti a me calpestando rabbiosamente il terreno innevato e dannatamente scomodo.

-Ti prenderai una polmonite.

-Preferisco morire di polmonite che salire con te.

-Max entra in macchina, dannazione. Mi sta entrando tutta la neve dal finestrino.

-Beh, allora solleva il finestrino, Billy.

Aumentai il passo. Mi chiedevo perché non potesse lasciarmi in pace. Ero uscita da quella casa per un motivo chiaro. Se lo conoscevo bene, adesso stava sicuramente stringendo la mascella, innervosito dal mio rispondere a tono.

-Entra in quella cazzo di macchina, Maxine. – ringhiò, a corto di pazienza. -Non lo ripeterò due volte.

Mi chinai di scatto per guardarlo di nuovo. Urlai: -No, puoi scordartelo! Lasciami in pace!

Cominciai a camminare a passo rapido, sentendo le gambe doloranti per lo sforzo. Quando mi resi conto che era rimasto indietro ne conclusi che aveva recepito il messaggio e aveva svoltato nuovamente verso casa. Le mie preghiere non furono ascoltate. Sentii una portiera sbattere con violenza e il rumore pesante di stivali che mi raggiugevano. Imprecai, frustrata, e cercai di aumentare ancora il passo ma più di così non ci riuscivo. Avrei dovuto iniziare letteralmente a correre. I suoi, di passi, erano sempre più vicini, finché non mi afferrò per il braccio e mi voltò verso di lui.

-Ti vuoi fermare o no?

Spinsi contro il suo petto e lo allontanai da me. Incontrai i suoi occhi di ghiaccio, che in quel momento mi sembravano più chiari che mai ed erano accesi di rabbia.

-Dio, ma cosa ti è chiaro quando ti dico che voglio essere lasciata in pace?

-Non mi può fregare un accidente di ciò che vuoi.

Finsi una risata che risultò puramente sarcastica. -Infatti, da quando ti importa di qualcosa che non sia te stesso?

Billy si leccò nervosamente il labbro inferiore.

-Che cazzo ti è preso prima, me lo vuoi dire?

Sapeva benissimo cosa mi era preso, ma non voleva ammetterlo. Mi voltai e ricominciai a camminare, decisa a non continuare quella conversazione. Billy mi tirò nuovamente per il braccio con una presa dolorosa, ma con uno strattone mi allontanai.

-Ehi!

-Lasciami!

Iniziò a camminarmi a fianco, cercando insistentemente un contatto visivo.

-No! Ti stai comportando come una bambina. 

Mi strinsi le braccia al petto mentre continuavo a camminare imperterrita. -Allora vattene. Tanto non sei così disperato vero? Perché perdi tempo dietro ad una bambina?

Sospirò pesantemente, cogliendo immediatamente la mia frecciatina mentre ci allontanavamo sempre più dalla Camaro. Mi sentii ridicola per aver riaperto l'argomento, non sapevo perché l'avevo fatto.

-Ho sbagliato, okay?

Mi voltai verso quel tono di voce aggressivo.

-Hai sbagliato. – ripetei, sarcastica. Billy mi superò e si piazzò davanti a me, costringendomi a fermarmi. Mi guardò, a mascella serrata.

-Ero fottutamente incazzato. – allungò un braccio bloccando il mio tentativo di passargli accanto. -Fermati, cazzo! – si parò nuovamente davanti a me.

-Va bene, ho capito! Ora levati.

-Lo penso davvero. – disse, a denti stretti, come se gli costasse uno sforzo immenso. -È solo che non riesco a credere che davvero vuoi uscire con quell'idiota! È un una stronzata, Max!

-Ancora con questa storia? Sei ossessionato!

Riuscii a malapena a spostarmi di qualche millimetro andando contro il suo torace. Piantato sul posto, tutti i muscoli del suo corpo erano contratti.

-Sono realista, cazzo. Non è il fottuto principe azzurro, sai? Anzi. Pensi che non li conosca i tizi come...

-Come lui? Non può essere peggio te. Notizia flash, Billy: fai esattamente la stessa cosa. La tua ipocrisia mi fa ridere. – provai a spingerlo. Fece una sorta di suono sarcastico e annuì più volte. Nervoso.

-Okay, okay. Non sembrava darti fastidio l'altra sera però.

Lo guardai a bocca spalancata, ero stupita dalla sua arroganza. Lo spinsi con forza facendolo indietreggiare. Invece che contrariarlo, la cosa sembrò generare l'effetto opposto. Sembrò addirittura entusiasmarlo, i suoi occhi brillarono d'eccitazione e si leccò il labbro inferiore con l'ombra di un sorriso sadico sul volto.

-Era ora. Dai. Colpiscimi, sfogati.

Scossi la testa, incredula. -Colpirti? Stai solo cercando di alleviare i tuoi sensi di colpa. Sinceramente, fottiti, Billy.

L'eccitazione di poco prima svanì in un battibaleno. Il suo petto affondò con un sospiro pesante prima di risalire con un vigore ritrovato. Guardò altrove. Feci per riprendere a camminare.

-Mi dispiace.

Anche la neve sembrò fermarsi con lui. Mi voltai a guardarlo, dopo che per la prima volta in vita sua aveva gracchiato una vera e propria scusa.

-Max, mi dispiace okay? Faccio schifo in queste cose e mi dispiace. – si afferrò i capelli alla base della nuca e tirò, frustrato. -Non dovevo dirti quelle cose, non dovevo neanche comportarmi da testa di cazzo ma quando perdo il controllo perdo me stesso. Sono un coglione.

Le sue parole feroci mi tornarono vividamente in mente. Il suo sorriso compiaciuto. Il modo in cui aveva accelerato nonostante le mie proteste. Il ruggire del motore. Con il cuore pesante, annuii e guardai altrove. Feci spallucce. Perché non doveva importare. Mi sforzai, invano, di risultare indifferente.

-Okay. Va bene. Puoi tornare a casa.

-Vieni in macchina.

-Billy...

-Cazzo Max, non voglio che esci con lui! – fece qualche passo e fu nuovamente davanti a me, invadendo il mio spazio personale.

Il suo profumo mi arrivò alle narici e tutte le mie pretese di non sentire la sua mancanza svanirono nell'aria. I tempi in cui vedere il suo viso mi innervosiva erano finiti. Non sapevo più che cosa dirgli, ero stanca di resistergli. Mi morsi l'interno della guancia, cercando di contrastare con il dolore bruciante in gola. -Ma perché?

-Perché no. – mi infilò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e avvicinò il viso al mio. Iridi cerulee e desiderose a malapena visibili sotto a ciglia lunghe. Intense e troppo vicine.

-Non spiega niente. – scossi la testa debolmente con occhi lucidi. Billy sfregò delicatamente il naso contro il mio e mi respirò sulle labbra.

-Sì invece.  

Appoggiò le labbra alle mie e mi baciò una, due, tre volte sofficemente. Labbra calde e morbide. Menta e sigarette. Cose proibite e stravolgenti. Sopraffatta dalle mie emozioni, le lacrime si sentirono libere di uscire dai miei occhi chiusi e le sue mani mi circondarono le guance. Le asciugò con pollici caldi lasciando tracce bagnate sulla mia pelle fredda. Strinsi il bavero della sua giacca fra le dita e Billy approfondì il bacio, tracciando scie con la sua lingua infuocata. Ed il mondo cominciò a girare, mi lasciai andare contro di lui e le sue mani si spostarono dietro al mio collo, dietro la nuca mentre mi teneva con i piedi a terra.

Con tanta forza di volontà, interruppi il bacio. La gola mi dolse nuovamente con il ricordo doloroso del giorno prima. -Ieri ti sei visto con una ragazza.

Vidi le sue labbra di sfuggita, gonfie e rosse, che non persero tempo e andarono sulla mia mascella.

-Neanche toccata. Dieci minuti dopo era già fuori dall'auto. – mugugnò fra un bacio e l'altro.

Le sue parole mi tolsero un macigno dal cuore. Scansai le sue labbra che volevano posarsi nuovamente sulle mie, così mi baciò la guancia e la tempia.

-E cosa hai fatto dopo?

-Ho guidato. Per farmi passare la voglia di te. – e catturò nuovamente la mia bocca. Delirante, lo attirai più forte contro di me dai baveri. Al diavolo la moralità, al diavolo ciò che ci definiva solo in società e sulla carta. I suoi baffi mi pruderono il labbro superiore. Mi piaceva. Lo sentivo contro di me, attorno a me, concreto e tangibile. Lo sentivo possibile.

Il rumore di un veicolo in arrivo ruppe la bolla che si era creata attorno a noi. Interrompemmo il bacio con uno schiocco sonoro e ci allontanammo l'uno dall'altra tanto quel che bastava da non dare l'impressione di essere in una situazione intima. Il freddo tornò ad avvolgermi. Billy si passò una mano fra i ricci umidi di neve e guardò passare l'auto con perfetta nonchalance, l'altra mano in tasca. Riconobbi il signor Williams, un nostro vicino, alla guida. Ci salutò con la mano che teneva il volante e noi ricambiammo. Sperai che non avesse colto nulla. Ero sempre stata brava a fingere, quindi perché questa volta sarebbe stato diverso? Mi sembrava di sentire il sangue pulsarmi nelle tempie mentre l'auto diventava un puntino scuro in fondo alla strada. Tornai a guardarlo.

Viso angelico incorniciato da boccoli dorati, lunghi e ribelli. Riuscivo a distinguere i fiocchi di neve che si erano posati su quei stessi capelli. Pelle che sembrava mielata, che non s'era mai adattata a questa cittadina poco soleggiata. E quando quello sguardo azzurro incontrò il mio, seppi che ero finita in un bel casino.

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