Good Girl | Billy Hargrove

By Honeymoon_28

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Billy Hargrove aveva sempre saputo che il mare prometteva di lavare via tutto, di fargli dimenticare. Non sap... More

Escapade
Blame it on the holidays
Late night talking
Old habits die hard
Burger Break
Not so Lovers Lake
Stranger thoughts
Ego's bruises
Yo-yo feelings
Let me in
If you're a good girl
You wanna play that game?
The worst in me
In a big mess
Something new
You're coming with me tonight
Rock my year
Heated kisses and motor oil
I'll make you feel good
What is that feeling?
Runaway
You promised
Shattered
I still want you girl
Maxie
Bitter truth
Closure
Saint Valentine...or not
Bad news
Stranger things happen
Dark times
Vecna's curse
Worlds apart
Losing ground
Hearts Broken in Two
And nothing else matters
The Dive
War is coming
The Creel House battle
Hungry Eyes
CONTINUO/FINALE ALTERNATIVO?

Blame it on the weed

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By Honeymoon_28

7 DICEMBRE 1985

Billy non accennò al mio crollo mentale di venerdì. Quella sera era stato incredibilmente comprensivo nei miei confronti, immaginai che fosse perché entrambi condividevamo lo stesso trauma. A tratti era stato quasi...dolce? Sempre a modo suo, ovviamente, ma quella goffa dolcezza era ciò che mi era servito quella sera. Sembrava che nuovamente le acque si fossero placate fra noi. D'altra parte, gli avevo spiattellato in faccia la mia paura più grande e questa riguardava lui. Le cose da lì erano tornate come prima, nessun segno di vulnerabilità da parte mia e alcun accenno di attenzione maggiore da parte sua. Qualche battuta, qualche discussione leggera. Per il resto però eravamo tornati ad un tentativo di convivenza pacifica. Il giorno seguente, quando mi ero svegliata, avevo trovato in casa solo mamma e Neil perché lui era andato al lavoro. Il suo capo l'aveva ancora chiamato per fare un giorno extra, durante l'inverno i clienti aumentavano perché aumentavano i problemi con le auto.

Era lunedì pomeriggio e stavo aspettando Billy davanti a scuola. Non gli capitava spesso di essere in ritardo. Oggi faceva particolarmente freddo, non aveva nevicato più ma le strade minacciavano di ghiacciare nuovamente.

-Qual è la scusa stavolta, Henderson?

Mi voltai a guardare Eddie, appoggiato contro il muro dell'edificio. La sua pelle chiara risaltava ancora di più in contrasto con i suoi lunghi capelli scuri nel clima invernale di Hawkins. A braccia incrociate, scrutava Dustin con aria sospettosa. Quest'ultimo si grattò il capo, in difficoltà. Stavolta non c'era Mike a fargli da spalla e, se avevo sentito bene durante la lezione di storia, voleva rimandare ancora la campagna dell'Hellfire Club che si sarebbe tenuta la sera seguente.

-Uhm...beh diciamo che, c'è stato un contrattempo. Eddie inarcò un sopracciglio, aspettando che continuasse. -Suzie vuole fare chiamata, domani sera. Ecco.

Dustin stirò le labbra in un sorriso sforzato di scuse ed Eddie lo fissò, inespressivo. Mi morsi la guancia per non ridere.

-Basta solo...posticipare.

-Assolutamente no. – sbottò Eddie, guardandolo come se fosse pazzo.

-Ti giuro che è l'ultima volta. 

Eddie lo ignorò e si voltò a guardarmi con uno scatto repentino del capo. -Mayfeld. L'Artefice ti dice qualcosa?

-Sei serio? – protestò Dustin. Io feci una faccia stranita, stringendomi le braccia alla vita per proteggermi dal freddo incessante.

-Il che?

Al che Eddie chinò drammaticamente il capo verso il basso e guardò a terra.

-Fantastico.

Dustin toccò il braccio di Eddie in segno di ulteriore protesta. -Non puoi rimpiazzarmi!

Finalmente, nel frattempo vidi la Camaro entrare nel parcheggio. Eddie tirò fuori una cartina ed indicò l'auto con il mento. -Tuo fratello?

-Sì. – mi voltai verso di loro, pronta a salutarli, ma sentii Billy uscire dall'auto e sbattere la portiera. Era sicuramente passato a casa per cambiarsi, non indossava i suoi soliti pantaloni da lavoro ma un paio di jeans. Abbinati a giacca in pelle e stivali neri, quell'aurea di invulnerabilità veniva completata dalla solita sigaretta rigorosamente bloccata fra le labbra.

Lo guardai, confusa, e attesi che dicesse qualcosa.

-Ehi. – mi salutò.

Poi i suoi occhi si spostarono brevemente su Dustin, che deglutì e lo fissò come suo solito con quell'aria prudente. C'era tutt'ora quel nonsoché che rendeva Billy letale agli occhi dei miei amici.

-Ehi, Henderson, tranquillo. Non mordo mica. – gli picchiettò la spalla con la mano e con l'altra fece un lungo tiro. Questo sembrò calmare Dustin e la sua postura si rilassò notevolmente.

-Hargrove. – Eddie lo salutò con un cenno del capo, i suoi occhi brillarono di divertimento nel vedere Dustin agitarsi tanto. -Sei venuto finalmente a reclamare la mia offerta?

Billy esalò strategicamente la boccata di fumo di lato e le labbra si stirarono in un sorriso sbilenco. -Ci hai visto giusto.

Alzai gli occhi al cielo, Billy faceva sul serio.

-Beh, che aspettiamo? – Eddie si staccò dal muro, pronto a partire. Si voltò verso Dustin e gli appoggiò la mano sulla spalla, come aveva fatto Billy precedentemente. -Prova ad organizzarti per domani. Ho bisogno del tuo talento, se non ci sei dovrò chiedere alla sorella di Sinclair, non posso posticipare ancora. Mh?

Dustin sospirò e annuì, sorridendo leggermente. Non capitava tutti giorni che Eddie si complimentasse con qualcuno.

Eddie si allontanò e si voltò verso di noi. -Seguimi in macchina. – indicò il furgone alle sue spalle, camminando all'indietro. -Vieni anche tu Red? Un altro assaggio della mia piantina magica? 

-Meglio che due ore a casa a non fare niente. – sbuffai e tirai Billy per il braccio mentre era ancora occupato ad aspirare una boccata dalla sigaretta.

• ───────────────── •

Seguimmo il furgone finché non entrammo in una strada secondaria e superammo il cartello "Forest Hills trailer park". La zona non era molto popolata, vi erano soltanto alcune roulottes. La zona circostante era piuttosto innevata. 

-Figurati. – commentò Billy spegnendo il motore. -Qua gli sbirri non vengono a romperti le palle. Puoi fare ciò che vuoi.

Eddie ci aprì la porta di casa con un gesto di invitazione. -Benvenuti nella mia umile dimora.

Ero già venuta a casa di Eddie. L'ambiente era piccolo ma accogliente. Non appena si entrava, ci si trovava in salotto che comprendeva anche una piccola cucina aperta. Le finestre non erano molto grandi perciò entrava poca luce, però la stanza era illuminata da diverse lampade. Il piano della cucina era abbastanza disordinato, vi erano rimasti alcuni bicchieri, tazze e altri oggetti come scartoffie.

-Posto tranquillo, eh? – commentò Billy guardandosi attorno. Eddie svoltò a sinistra e iniziò a frugare in un mobile, ridacchiando.

-Oh, ci puoi scommettere. Qui nessuno ti disturba mentre fai affari. – tirò fuori un barattolo e lo aprì. Era evidentemente vuoto. -Cristo. Venite.

Ci invitò a seguirlo con un cenno della mano e sparì nel corridoio scuro. Mentre lo seguivamo, Billy infilò l'indice nel passante dei miei jeans e finii contro il suo petto. Rabbrividii quando sentii il suo fiato contro il mio orecchio.

-Cerca di non sballarti troppo, non voglio dovermi giustificare con Neil o Susan se hai gli occhi iniettati di sangue.

Gonfiai le guance, irritata, e sbuffai. -Se è per questo neanche tu dovresti.

Billy tirò più forte. -Io so reggerla molto meglio di te. Fumo tutti i giorni, stronzetta.

-Ho capito, ho capito. – cercai di snodare il suo dito dal passante. A capo chino, Billy sembrava guardare proprio dove teneva il dito. Mi domandai che cosa avesse attirato tanto la sua attenzione. Poi sospirò e mi lasciò andare, sorpassandomi. Decisi che era meglio non porsi troppe domande.

La stanza di Eddie gridava il suo nome ovunque si posasse gli occhi. All'entrata, si poteva notare un poster rappresentante un teschio ad occhi sgranati. A dire il vero, tutte le pareti erano tappezzate di poster: gruppi hard rock, gruppi metal di cui non conoscevo il nome, ma riconobbi alcuni dei loro loghi perché li avevo già visti in camera di Billy. Il letto non era molto grande, la maggior parte dello spazio era occupata da alcuni amplificatori, un comodino ed una scrivania sui quali vi erano numerose cassette e corde di chitarra arrotolate.  Ma ciò che figurava di più, e vidi già Billy adocchiarla, era una chitarra elettrica color mogano appesa al muro. Eddie seguì lo sguardo di Billy e un sorriso soddisfatto gli illuminò il viso.

-Eh? Che ti dicevo? Bella la mia bambina?

Billy ne sfiorò il corpo con dita delicate, poi il suo pollice solleticò una corda.

-Quanto cazzo t'è costata? – si voltò a guardarlo, esterrefatto.

-Cinquecento. Un amico se l'è fatta dare per un buon prezzo dal tizio che la vendeva in Giappone. Ah, ecco. – dal cassetto del comodino, estrasse una scatola di latta e si sedette su letto. Ci fece segno di sederci accanto a lui. -Avanti. Prendila, provala un po'.

Mi sedetti vicino alla testiera del letto e Billy mi raggiunse con la chitarra sulle gambe. Il silenzio era confortevole e veniva spezzato soltanto dal frugare di Eddie nella scatola e dal rumore del macinino che triturava la cannabis. Era raro vedere Billy così rilassato. La sua espressione concentrata ammorbidiva i suoi lineamenti duri. A testa china sulle corde, le sue dita ornate di anelli le accarezzarono tentativamente e, sorprendentemente, una melodia si diffuse nella stanza. A casa non avevamo una chitarra, non capivo come Billy potesse saper suonare. Una melodia intonata, magari troppo dolce per quel tipo di chitarra, ma il suo suono era talmente avvolgente che quel dettaglio non si notava nemmeno.

-Da quando sai suonare? – mormorai. Eddie lo guardò e iniziò a rotolare una cartina.

-Da sempre. – fece spallucce, le sue dita tamburellarono sulla chitarra e si alzò dal letto per riporla. -Tanta roba, amico.

Eddie annuì e accese la canna.

-Ne ho un'altra. Una volta torna qua e se ti va possiamo suonare un po'. – gli passò la canna. -Dimmi un po' che ne pensi. 

Billy appoggiò i gomiti sulle ginocchia e fece un lungo tiro. Trattenne il fumo, passandola a me e la lasciò uscire dalla bocca chinando il capo in giù. -Gesù Cristo.

Questo scatenò una risata da parte di Eddie.

-Max, solo un tiro. È roba forte questa. – mi avvertì puntandomi addosso l'indice.

-Posso reggerla.

-Max, giuro su Dio...

-Ascolta il tuo fratellone, red. Vedrai già dal primo tiro come ti sale alla testa.

Alzai gli occhi al cielo e aspirai dal bastoncino con attenzione. Se Billy la trovava forte, dovevo andarci piano. La passai nuovamente ad Eddie e mi appoggiai contro la testiera, guardando il soffitto. Non appena il fumo raggiunse i miei polmoni, la mia testa venne invasa dalla tipica sonnolenza e mi sentii progressivamente leggera. Mi pareva che la stanza avesse cominciato a girare, che tutto fosse più sfuggente. Era decisamente roba forte.

-Max. – mi chiamò Billy.

-Mh.

Eddie sghignazzò. -Che t'avevo detto?

Abbassai lo sguardo sui due ragazzi davanti a me. Billy mi guardava attentamente, lasciò uscire il fumo espertamente dalle narici. Mi ricordò della volta in cui avevo provato a farlo: le avevo sentite andare a fuoco. Eddie si tolse il maglione nero rivelando la maglietta con il logo "Hellfire Club" gli avanbracci erano nudi e riuscii a scorgere qualche tatuaggio sopra di essi. Non riuscii a distinguerli perché la mia mente era già troppo confusa. Mi ricordai che anche Billy ne aveva uno, sulla spalla. Gli stava anche piuttosto bene, non gliel'avevo mai detto e in quel momento, seppur non sapevo perché, avevo improvvisamente il coraggio o la sfrontatezza di dirglielo. Ma gliel'avrei detto dopo. Era buffo come la cannabis potesse raggirare le personalità anche se per poco tempo.

Li sentivo parlare, imprecare ogni tanto ma non li stavo ascoltando. Stavo riflettendo sul fatto che io e Billy, ancora una volta, stavamo passando del tempo insieme. Era strano pensare che proprio in quel momento, mi stavo fumando una canna assieme a Billy e Eddie Munson.

• ───────────────── •

Quando fu ora di andarcene, non ricordai bene cosa fosse successo. Ero lì, ma non ero lì. Ricordai vagamente che Billy gli aveva dato una banconota ed in cambio aveva ricevuto una bustina di plastica. Lo aveva salutato con un pugno sulla spalla e poi mi aveva indirizzata verso l'uscita. Ora che la musica rock risuonava nella Camaro, mi sentivo un po' più presente nel momento. Stava cominciando a diventare buio, l'abitacolo era scuro ma confortevole. Abbassai il finestrino in cerca di un po' d'aria.

-Che fai? Si gela. – Billy, irritato, toccò la levetta dal lato del guidatore e sollevò nuovamente il finestrino. Sbuffai e lo abbassai nuovamente.

-Voglio aria.

-Max. – ringhiò con tono di avvertimento. Tesi il braccio di fuori e lasciai che l'aria fredda mi accarezzasse la mano.

-Fa caldo. – il vetro si alzò nuovamente, Billy si allungò verso di me e tirò dentro il mio braccio. -La strada!

-Fanno cinque cazzo di gradi! – al ché io incrociai le braccia al petto e schioccai rumorosamente la lingua sul palato per fargli capire che mi aveva innervosita. Billy scosse la testa e appoggiò il braccio sinistro contro la finestra, passandosi le nocche sul mento.

-Billy.

-Mh.

Lo dissi, lo dissi perché altrimenti non avrei mai avuto il coraggio in un secondo momento. -Ti sta bene il tatuaggio. 

Si voltò a guardarmi. Era come se dovesse assicurarsi di aver sentito bene. Il suo orecchino tintinnò e, luminoso, brillò nell'abitacolo. Allungai la mano e gli toccai la spalla. Un paio di occhi color ghiaccio si spostarono sulla mia mano.

-Qui. Questo. – lasciai la mano lì, tastando la sua spalla. -Però. Si vede che sollevi pesi.

Mi appoggiai nuovamente contro il sedile e sospirai, guardando la strada.

-Ho sempre voluto un uomo dalle spalle forti. – mormorai, pensierosa. Esprimere ogni mio pensiero in quel momento mi sembrava così facile. -Come se mi potesse proteggere da tutto e tutti.

Lo sentii ansimare una risata incredula. Come se non sapesse come reagire. Mi voltai a guardarlo, si passò una mano sul viso.

-Cristo, Max. Non ti farò mai più fumare.

-Chissà se fare sesso dopo aver fumato è diverso...

Nonostante il mio stato poco lucido, sapevo che l'argomento che avevo introdotto era fuori luogo. Non avrei mai parlato di cose del genere con Billy in tempi normali. Lui rimase in silenzio. Non me ne curai particolarmente in quel caso. Chiusi gli occhi e assaporai il ritornello di Photograph dei Def Leppard, una canzone che mi piaceva particolarmente fra quelle che Billy ascoltava. Mi trasmetteva leggerezza ed un certo senso di libertà che non mi riuscivo a spiegare. Lì, in macchina con lui, per la prima volta potevo dire di sentirmi bene.

-È dieci volte meglio. – mi voltai a guardarlo, già mi ero dimenticata di ciò che avevo detto prima.

-Mh?

-Il sesso quando ti sballi. – afferrò il pacchetto di mentine dal vano portaoggetti e ne prese una. -Le sensazioni si moltiplicano.

Arricciai il naso. -Sono sempre fatte le tipe che ti porti a letto?

Billy tirò su con il naso con l'ombra di un sorriso ironico sul viso. -Quelle che mi porto a letto non fumano.

-Ah. – presi una mentina a mia volta, canticchiando le ultime note della canzone.

-Non fingono.

-Non ho detto niente! – ridacchiai, incapace di contenermi. -Solo che...solo che secondo me se davvero si prova piacere non c'è neanche il bisogno di ostentarlo così tanto.

Grugnì e si sistemò nel sedile. Sembrò ponderare se rispondermi o no. -Non appena sarai lucida riprenderemo questa conversazione.

-Perché? Dove andiamo? – notai che non svoltò come di solito verso Cherry Lane, ma rimase sulla strada principale.

-Ti lascio passare la botta. Non ti faccio entrare così in casa.

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