Good Girl | Billy Hargrove

By Honeymoon_28

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Billy Hargrove aveva sempre saputo che il mare prometteva di lavare via tutto, di fargli dimenticare. Non sap... More

Escapade
Blame it on the holidays
Late night talking
Old habits die hard
Burger Break
Stranger thoughts
Ego's bruises
Blame it on the weed
Yo-yo feelings
Let me in
If you're a good girl
You wanna play that game?
The worst in me
In a big mess
Something new
You're coming with me tonight
Rock my year
Heated kisses and motor oil
I'll make you feel good
What is that feeling?
Runaway
You promised
Shattered
I still want you girl
Maxie
Bitter truth
Closure
Saint Valentine...or not
Bad news
Stranger things happen
Dark times
Vecna's curse
Worlds apart
Losing ground
Hearts Broken in Two
And nothing else matters
The Dive
War is coming
The Creel House battle
Hungry Eyes
CONTINUO/FINALE ALTERNATIVO?

Not so Lovers Lake

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By Honeymoon_28

30 NOVEMBRE 1985

Max e Billy avevano abbandonato la strada principale per immettersi in una strada sterrata sulla quale evidentemente la neve non era stata sgombrata, e tantomeno ci avevano messo il sale. Max guardava la fila di alberi spogli che li circondava mentre la Camaro sussultava regolarmente sui dossi e buchi. Oltrepassarono un cartello con scritto "Lovers Lake" ed arrivarono in una sorta di spiazzo, o meglio radura, davanti alla quale si estendeva un ampio lago.

-Come conosci questo posto? Ci porti le tue conquiste? – lo istigò.

Da sotto le lunghe ciglia, Billy le lanciò un'occhiata di sbieco e fermò il motore lasciando le chiavi nell'ignizione perché potesse circolare l'aria calda.

-Ew, osceno.

-Non ho detto nulla. Hai fatto tutto da sola. Dai, passami il mio. – gli indicò i due sacchetti fra le sue gambe. Sbirciò nel primo controllando se ci fossero i due burger, e glielo passarono. Iniziarono a mangiare in silenzio, e nel frattempo si guardava un po' intorno. Uno strato fine di ghiaccio ricopriva l'acqua del lago, creando giochi d'ombra laddove i deboli raggi del sole non la toccavano. Si domandò se il ghiaccio fosse abbastanza spesso per pattinare, le era sempre piaciuta l'idea di farlo su una superficie naturale come si vede fare in alcuni film. Quando finì di mangiare i tre quarti del suo cheeseburger, si rese conto che era già più che sazia. Diede un'occhiata riluttante al contenuto del suo milkshake, almeno quello voleva finirlo. Colse Billy a guardarla, scuotendo la testa. Lui aveva già terminato i suoi due bacon cheeseburger e stava terminando le patatine rimanenti.

-Che c'è?

-Te l'avevo detto. Per te il Little basta e avanza.

Max sbuffò. -Non c'entra. Oggi a pranzo mi sono servita due volte con il polpettone.

Lui la ignorò e le prese l'hamburger dalle mani, ficcandoselo in bocca senza troppi complimenti. Max decise di fare uno sforzo e terminò il suo milkshake con un terribile rumore di risucchio che risuonò nell'abitacolo.

-Allora, ti hanno interrogata o no? – domandò, pulendosi le mani con i tovaglioli di carta.

Max storse il naso. -No. Per fortuna, perché so già che nessuna equazione mi è uscita correttamente.

Aveva ancora i fogli con sè. Li estrasse dallo zaino ai suoi piedi e li sfogliò finché non trovò la pagina maledetta. Non sapeva bene perché volesse mostrarglieli, non l'aveva mai fatto. D'altronde dubitava che lui ci capisse qualcosa. Billy, però non fece commenti a riguardo e afferrò i fogli appoggiandoli sul volante. Max nel frattempo si distrasse a guardare fuori dal finestrino. Tutto sommato, il posto in cui si trovavano era molto bello.

-Qui ci vuole "dx".

Si voltò a guardarlo, esterrefatta. -Come scusa?

Sospirò, spazientito. Le indicò l'inizio dell'equazione con l'indice. -Qui, Max. Qui ci vuole "dx". Per quello ti è uscito tutto sbagliato.

-Come fai a saperlo? – prese i fogli dalle sue mani e, fissando la zona che le aveva indicato, provò a discernere il senso di mettervi una "dx", invano. Incomprensibile. E lui come diavolo faceva a capirci qualcosa?

Billy le lanciò un'occhiata pigra, bevendo un sorso di Coca. -Per quanto possa sorprenderti, non sono stupido come ti appare.

-Non l'ho mai pensato. – si affrettò a rispondere. Sapeva che Billy non era stupido. Era lui a decidere di non impegnarsi a scuola. Fece spallucce. -Non ti facevo il tipo da quelle cose. Mi aiuterai, quindi?

-Mica lo faceva quell'idiota del tuo ragazzo?

-Lucas.

-Sì, come vuoi.

Max sospirò. -Sì, lo faceva, ma adesso che non stiamo più insieme...

Silenzio.

Billy bevve un altro sorso e guardò fuori dal finestrino. -E perché?

Max si sistemò nel sedile e guardò le proprie mani, sentendo il disagio crescere in me. Non avevano mai parlato di quelle cose. Non avevano mai parlato molto e basta.

-Non mi dava abbastanza. Non so, credo che per stare con qualcuno devi almeno provare qualcosa, le farfalle nello stomaco e tutto il resto. - si fermò, realizzando quanto gli avesse confessato in pochi secondi. Billy annuì, sembrando pensieroso. -Non voglio una relazione senza significato. Voglio qualcosa che mi faccia sentire viva. Anche se non ci credo poi più di tanto.

Max sentiva il peso del suo sguardo addosso. Incontrò i suoi occhi chiari. Non sapeva dire a cosa stesse pensando. L'atmosfera le sembrò pesante, quello non era uno dei loro silenzi abituali. Forse il motivo era che in quel caso si parlava di qualcosa di più profondo e delicato. Chissà se anche lui, sotto sotto, desiderava qualcosa del genere. Sicuramente non lo avrebbe facilmente ammesso a sé stesso.

Ruppe il contatto visivo e guardò l'orologio al suo polso, poi accese il motore. -Dai, andiamo.

• ───────────────── •

-Dove eravate? La scuola è finita più di un'ora fa.

Max si trattenne dall'alzare gli occhi al cielo, seguendo Billy in casa e lasciandolo chiudere la porta.

Billy l'anticipò, parlando con naturalezza spiazzante. -Max aveva un progetto da finire con un compagno di classe, così l'ho aspettata.

Non s'erano neanche messi d'accordo riguardo a cosa dire. Quando sua madre non era in casa era peggio, perché con Neil dovevano camminare sulle uova . Quest'ultimo grugnì un assenso e cambiò canale. Max tentò di ignorare la lattina di birra appoggiata sulla sua coscia. Sfrecciò in camera sua, seguita a ruota da Billy. Entrambi evitavano Neil, ma non appena aveva l'alcool a portata di mano stargli alla larga era la regola generale.

Se chiuse la porta alle spalle e si svestì rapidamente. Il freddo di quella giornata le era entrato nelle ossa. Frugò nel suo armadio alla ricerca della tuta più pesante che avesse, quella blu che le avevano regalato per il suo compleanno. D'improvviso, sentì la porta della stanza aprirsi.

-Ehi, hai lasciato...cazzo, Max.

-Billy! – si voltò con un ringhio, coprendosi il petto con le braccia. Per fortuna indossava ancora il reggiseno. -Chiudi!

Billy non chiuse la porta, la socchiuse soltanto, borbottando un "scusa". Max si vestì in fretta e furia, tirando la zip del giacchetto con un gesto deciso. Si scostò una ciocca di capelli finita i in mezzo al viso con il cuore che batteva più velocemente del solito.

-Che c'è!

-Hai dimenticato lo zaino in macchina.

Andò a spalancare la porta, trucidandolo con lo sguardo. Lo zaino pendeva dal suo indice, dal gancio. Inarcò un sopracciglio, guardandola dall'alto in basso. Max sbuffò e afferrò seccamente lo zaino sentendo le guance scottare.

-Bussa la prossima volta, mh? – strinse gli occhi, offrendogli un sorriso falso e sforzato.

-Da quando indossi i tanga? – domandò a voce più bassa, ben attento a non farsi sentire dal salotto.

Max ebbe l'impressione che più a fuoco di così, non poteva andare. Aveva visto e non solo, aveva guardato. E ora la guardava in modo strano. Non capiva perché e pensò che neanche lui ne fosse cosciente.

-E tu da quando non bussi? – ribatté, velenosa.

-Non hai risposto alla mia domanda.

Non gli doveva nessuna spiegazione. Aveva iniziato a portare i tanga da un annetto circa, semplicemente perché li preferiva alle culottes più larghe. Trovava che si sposavano meglio con sue forme e ci si sentiva più a suo agio. Emise un lamento disperato e gli chiuse la porta in faccia.

-Ciao.

Buttò lo zaino in un angolo e stese sul letto nascondendo il viso nel cuscino nel tentativo di seppellirvi il proprio imbarazzo. La freschezza del materiale le diede l'impressione che potesse attutire il calore sul suo viso. La cosa peggiore dell'essere rossa, era che purtroppo non appena si innervosiva un po' troppo o era in imbarazzo, si notava immediatamente. Aveva preso tutto da mia madre. Billy, almeno, aveva un colorito abbronzato. Ogni tanto lo invidiava. Sembrava che nascondesse ogni imperfezione sul suo viso...non che lui ne avesse. Ma che andava a pensare?

• ───────────────── •

Doveva essersi assopita, perché quando mi si svegliò era buio. Sollevò il capo a fatica, sbirciando l'orario sulla sveglia che si trovava sul suo comodino. Erano le sette di sera. Le ci vollero almeno dieci minuti per sedersi sul letto. I pisolini pomeridiani, soprattutto quelli di fine pomeriggio, erano i peggiori. Ogni volta che si svegliavo aveva l'impressione di trovarmi su un altro pianeta, senza contare il fatto che prima che il sonno abbandonasse il suo corpo passava sempre una buona mezz'ora.

Si trascinò in corridoio, sonnolente, attraversando il salotto. Neil non si era mosso dalla sua posizione sulla poltrona. Entrò in cucina, strizzando gli occhi per la luce intensa che la illuminava. Sua era tornata dal lavoro e stava rimestando una pietanza in una pentola. Il profumo invitante di salsa arrosto raggiunse le sue narici, come a darle il benvenuto nella stanza. Sua madre aveva i capelli raccolti in uno chignon, alcuni morbidi riccioli ricadevano alla base della nuca sulla pelle candida. A differenza sua, Max trovava che la sua particolarità la rendesse bellissima. Doveva aver avvertito il suo arrivo perché voltò il capo offrendole un dolce sorriso.

-Ehi, amore. – la guardò un attimo, e il suo sorriso divenne divertito. Max la salutò con un mugugno, sedendosi al tavolo già apparecchiato. -È pronto, adesso.

Max annuì, passando il dito sul manico della forchetta. Cercavo disperatamente di risvegliarsi dal suo stato catatonico. Non doveva più dormire così tanto. Avrebbe dovuto mettere la sveglia. Quando sua madre annunciò che si mangiava, Neil fu il primo a raggiungerle in cucina. Billy arrivò qualche istante dopo e Max non mancò di lanciargli un'occhiataccia non appena il suo sguardo incrociò il mio. Non aveva di certo dimenticato l'episodio di qualche ora prima. Sembrava far finta di niente. Nel mezzo della cena, suonò il telefono di casa. Sue si alzò prontamente per rispondere.

-È per te, Billy.

Gli passò il telefono, tornando poi a sedersi al tavolo.

-La gente non ci arriva che a quest'ora si cena? – borbottò Neil.

-Pronto. Oh, ehi, Tina.

Max fece affondare la forchetta nella lasagna, ascoltando la conversazione. Tina, ergo una delle ragazze "popolari" del liceo fino ad un paio di anni fa, quando si era diplomata come Billy. A dire di Nancy era superficiale, arrogante e a tratti malvagia. Max si domandò perché lo chiamasse. Era la prima volta che sentiva il suo nome dopo il giorno del diploma. Dopotutto, Hawkins era una piccola città.

-Sì, sì. Probabilmente lavoravo sotto ad una macchina in quel momento, altrimenti ti avrei vista. Ah sì?

Azzardò uno sguardo di sbieco nella sua direzione. Aveva appoggiato una mano al muro, l'altra reggeva il telefono contro l'orecchio mentre le sue labbra erano stirate in un sorrisino malizioso. Era lo stesso sorriso che indossava quando flirtava con le ragazze.

-Più che volentieri. Beh, facciamo sabato sera alle 20? Ti passo a prendere?

Il suo stomaco si rivoltò per il ripulso. Decisamente, non poteva uscire con ragazza peggiore. Del resto, Billy non aveva mai prestato grande attenzione alle ragazze nella loro integrità. Finché erano carine e ci stavano, il gioco era fatto. Distolse lo sguardo, stranamente turbata dalla sua espressione flirtante, e si ficcò in bocca una forchettata di lasagna. Notò Neil alzare gli occhi al cielo nell'udire il tono flirtante del figlio. In quel momento, per una volta, si trovarono d'accordo.

Billy la salutò e riappese il telefono al muro, raggiungendoli con aria soddisfatta. Sua madre si portò la mano alla bocca per attutire una risatina.

-Allora, magari è la volta buona che ci presenti una ragazza, eh?

Billy si sforzò di prendere sul serio la sua domanda, mordendosi l'interno della guancia per non ridere. -Chissà.

Neil sbuffò, ben cosciente della realtà della situazione. -Come no.

Max, prese l'insalata a forchettate decise. Billy non sarebbe mai cambiato. Sentì il suo sguardo su di lei e si voltò a guardarlo, con le guance farcite di insalata.

-Hai un segno...- Billy si indicò la guancia, gesticolando sul lungo del viso. Istintivamente, Max si portò la mano sul viso e si toccò lì, sentendo che effettivamente aveva ancora impressi i segni che il cuscino aveva lasciato sulla sua pelle.

-Gli affari tuoi?

-Maxie! – la sgridò Sue.

Billy sembrava godersi la scena. Abbassò il capo fingendo di essere concentrato a tagliare la sua parte di lasagna. Ma dagli zigomi leggermente sollevati Max notava benissimo che se la stava ridendo. Sicuramente l'aveva fatto apposta.

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