24 • La culla del fuoco

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La periferia sembrava deserta alle prime luci del mattino

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La periferia sembrava deserta alle prime luci del mattino. Anche se Gareth le aveva spiegato che i vampiri abitavano la parte più antica della città, e che solo pochi vagabondi si muovevano per quelle strade abbandonate, Helena continuava a guardarsi attorno, preoccupata.

Non riusciva a credere di trovarsi a Londra. Avrebbe voluto avere occhi più grandi per assorbire meglio ciò che la circondava: l'immensità del cielo dorato sopra la sua testa, la magica iridescenza del sole che si rifletteva sulle finestre, l'altezza vertiginosa degli edifici.

All'improvviso, infatti, il mondo era gigantesco: il ricordo collettivo contenuto nei leap e nella resina sintetica non era altro che una copia distorta di ciò che davvero era la Superficie. Il colore e la trama dell'asfalto, le vecchie auto arrugginite e le vetrine infrante dei negozi; tutto le suscitava meraviglia, perché era il loro mondo, ancora in silenziosa attesa, seppur sotto strati di polvere e abbandono. Sentiva il cuore dolerle a ogni battito.

Giunsero davanti a un ingresso della metropolitana. Helena notò le spalle di Shari rilassarsi; dopotutto, anche se Gareth e Gabriel avevano appoggiato la decisione di tornare a Londra, l'idea era stata sua. Poteva solo immaginare il suo sollievo nel mettere tutti al riparo dal sole.

Il sole.
Di tutto ciò che riguardava la Superficie, quella era stata la sorpresa più grande.

Lo aveva sempre considerato alla stregua di un nemico, una forza distruttiva da cui nascondersi; ma avvertirne per la prima volta il tepore sotto il copricapo, oltre gli abiti, l'aveva quasi ridotta alle lacrime. Aveva sempre vissuto nel gelo perenne dei livelli profondi: non era preparata a quella luce sfolgorante, al calore che per la prima volta le faceva desiderare di scoprire la pelle.

Una volta nella banchina lurida, imboccarono le gallerie. Erano umide e buie, con correnti d'aria che emettevano suoni sinistri, simili a gemiti e sussurri lontani.

Helena strinse la mano di Lottie, ma la sua sorellina non sembrava spaventata: si guardava attorno con pacata curiosità, senza mai lamentarsi della stanchezza. Anche Gareth, al suo fianco, era silenzioso. Qualcosa era cambiato dalla notte precedente: il suo corpo mostrava ancora le ferite che gli avevano inferto, ma sembravano passate settimane anziché un solo giorno. La sua pelle, prima quasi grigia, era tornata candida e luminosa come corallo bianco.

Lo sorprendeva spesso a guardare Shari, con una strana mescolanza di rabbia e desiderio sul suo viso dai tratti aguzzi. Helena non era una sciocca: aveva capito cos'era successo tra loro, ma non riusciva a spiegarsi perché perdurasse quella lontananza. Semplice cocciutaggine?

Scrollò le spalle, perplessa. Il suo gesto, però, attirò l'attenzione del vampiro.

«Cosa c'è?», domandò lui, cercando di sbirciarne l'espressione sotto il copricapo.

«Mi domandavo quando finirà tutto questo».

Gareth fece un gesto vago. «Non appena i Mezzafaccia vi troveranno. Non dovrebbero metterci molto».

Dies CinerumWhere stories live. Discover now