25 • I Graham

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L'ultima volta che aveva visto Sala della Magnolia, Gareth era uno smilzo ragazzino di quattordici anni con gli arti troppo lunghi e un completo disinteresse per i suoi strambi zii

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L'ultima volta che aveva visto Sala della Magnolia, Gareth era uno smilzo ragazzino di quattordici anni con gli arti troppo lunghi e un completo disinteresse per i suoi strambi zii.

Per ragioni note soltanto a loro, i Graham avevano abbandonato la loro fastosa residenza cittadina in favore di una vecchia tenuta di campagna, una magione bianco osso immersa nel fango e nella nebbia. Col tempo, alla costruzione principale si erano aggiunte altre strutture più piccole, dando origine a un complesso di residenze simile a una cittadella.

Una semisfera in vetro e acciaio faceva da ingresso, una serra geodetica che però non custodiva piante esotiche o fiori tropicali. All'interno, drappi di lino candido ricadevano dall'alto fino a sfiorare il pavimento in quarzo, dando vita a un fiabesco labirinto di tessuto.

Fra i tendaggi, sculture in marmo bianco, rosa e verde pallido guidavano l'ospite in una storia priva di parole, con una fanciulla bellissima che offriva la mano a un ragazzo dalle ali di farfalla, inginocchiato ai suoi piedi. Le due figure erano sempre riprodotte insieme, ma mentre la fanciulla non cambiava mai, il ragazzo si faceva portatore di strumenti e meraviglia: cannocchiali e mappe, astrolabi e sestanti, compassi e bilance. Una volta raggiunto il centro della semisfera, la coppia lasciava il passo a una bambina.

Sedeva sola, il volto sognante rivolto verso la cupola di vetro, mentre ai suoi piedi il pavimento si dipanava in un atlante di stelle.
Tra le scapole della bambina di pietra fiorivano due piccole, fragili ali di farfalla.

Gareth osservò la serenità di quel viso, affascinato. Come aveva potuto, a quattordici anni, liquidare quel luogo con un'alzata di spalle?

Eppure nulla era cambiato. Soltanto la luce era diventata più fioca; Gareth la ricordava bianca e quasi abbacinante, mentre ora era tenue e soffusa, bruno-verdastra, quasi la serra fosse stata costruita tra le fronde di un bosco. Gareth si avvicinò alle pareti di vetro, trovandole coperte da uno strano muschio. Fece per sfiorarlo, curioso, ma una voce lo fermò.

«Non farlo, caro. Edric è gelosissimo dei suoi funghi, e pare che toccarli ne rallenti la crescita».

Il vampiro sorrise alla sua ospite. «Perciò è questo che fate, lontano da tutti? Coltivate funghi?».

Gli occhi di Vivian Gotha luccicarono, brillanti come il grosso rubino che portava al collo. «Tra le altre cose. Perché non entri, così te le mostro?».

Dopo un breve inchino, Gareth la seguì all'interno. Nell'atrio in quarzo bianco e ardesia nera, un albero di magnolia cresceva protetto da una teca, alta fin quasi al soffitto. Piccoli boccioli candidi punteggiavano i rami spogli in una promessa di primavera, l'unica ormai concessa in Superficie. Due scaloni conducevano ai piani superiori della tenuta, ma sua zia lo guidò in un salotto laterale. Tavoli in legno sbiancato reggevano candele e piccole sculture d'onice, mentre un mastodontico camino in pietra riempiva una parete. Le altre erano decorate da litografie in bianco e nero, per la maggior parte raffiguranti moderni bozzetti architettonici.

Dies CinerumWhere stories live. Discover now