12 • Un principe della guerra

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«Si può sapere dove sono tutti?»

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«Si può sapere dove sono tutti?».

La Sala Grande di Vauxhall Cross, un gioiello di lucido acciaio e vetro nero, era completamente vuota. Kain aveva atteso l'incontro coi Cacciatori con un misto d'ansia ed eccitazione, ritoccando il suo discorso decine di volte prima d'esserne soddisfatto.

Aveva persino costretto Rowena ad ascoltarlo, interrompendosi e ricominciando da capo ogniqualvolta l'intonazione non gli sembrava abbastanza chiara o convincente. Sapeva che durante l'incontro gli sarebbero stati rivolti sguardi di diffidenza ed espressioni arcigne, così come si era preparato al fatto che, almeno all'inizio, i veterani non avrebbero accettato di buon grado la guida di un ragazzo.

Quello che non si era aspettato, era che non gli avrebbero dato neppure l'occasione di parlare.

L'Artificio che lo aveva accompagnato, un giovane uomo dal viso androgino e la pelle chiara come legno di betulla, ebbe la buonagrazia di apparire imbarazzato. «Gli allievi sono coi loro insegnanti, mentre i soldati si occupano delle loro mansioni. Quelle che il Princeps aveva affidato loro prima di...».

«Sono io il Princeps!».

«Sì, mio signore. Certo». L'Artificio chinò brevemente la testa. «Volete che invii a tutti un altro messaggio?».

«No». Kain gli diede le spalle, tremante di rabbia. Provava il feroce desiderio di prendere a pugni qualcuno, ma tormentare quell'Artificio non avrebbe cambiato la verità dei fatti: i Cacciatori lo avevano rifiutato. «No. Chi è il nuovo Capitano?».

«Il suo nome è Caden Finneran, un Trasformato», rispose l'Artificio. «Il Princeps lo teneva in grande considerazione».

Kain strinse i pugni, inghiottendo la risposta acre. Le piccole lame degli anelli gli penetrarono la carne, in un tacito avvertimento: non doveva perdere la calma. «Voglio parlare con lui», ringhiò. «Ovunque sia, qualsiasi cosa stia facendo, digli che se non verrà immediatamente a parlare con me se la vedrà col nuovo Reggente».

«Sì, signore. Volete incontrarlo qui?».

Questa volta, Kain esitò.
Sapeva cosa avrebbe fatto suo padre: avrebbe preso quella sconfitta e l'avrebbe indossata come una corona, incontrando il Capitano dei Cacciatori proprio lì, nella sala dove avevano osato respingerlo. Poi, avrebbe trovato il modo di fargliela pagare.

Il problema, però, era che Kain non era suo padre; e quel silenzio era un'umiliazione troppo feroce da affrontare. «No. Lo vedrò nel mio ufficio».

L'ufficio del Princeps, lo derise una parte di sé. L'ufficio di Gareth.

L'Artificio s'inchinò di nuovo, poi uscì dalla sala. Kain strappò il foglio del suo discorso, riducendolo a brandelli. Era stato stupido a non prevedere quella reazione: l'orgoglio e la testardaggine dei Cacciatori erano proverbiali, e dovevano aver vissuto come un affronto l'imposizione di un nuovo Princeps.

Dies CinerumWhere stories live. Discover now