2 • Fantasma

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Era silenzio infinito e pace sfumata, il luogo in cui si coltivavano le spezie

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Era silenzio infinito e pace sfumata, il luogo in cui si coltivavano le spezie.

Dal pavimento bianco si elevavano lucide colonne di vetro, alte fino al soffitto e disposte secondo una distanza cadenzata, quasi a imitare la peristasi di un tempio. Al loro interno cresceva tenera verzura, le cui foglie si affacciavano da piccole aperture circolari, finestre attraverso cui si sollevavano a salutare la luce fulva e artificiale delle lampade al neon.

Avanzando tra quelle torri trasparenti – incubatrici, in verità, che preservavano le piante da sbalzi di temperatura – si aveva quasi l'impressione di passeggiare in un giardino che, per un qualche balzano capriccio, aveva preso a estendersi in verticale.

Non v'era alcun rumore a infrangere l'illusione; solo il vago e intermittente ronzio degli irrigatori che entravano in funzione, o il bisbiglio lieve delle ventole nascoste nei condotti di areazione.

Helena amava quel luogo, la lieve iridescenza delle incubatrici e i ponteggi candidi che permettevano di raggiungerne le parti più elevate; talvolta, però, aveva la sensazione di essere lei stessa una piantina d'anice o coriandolo, rinchiusa per il suo stesso bene in una teca di silenzio e vetro.

Si mosse tra le colonne con la quieta sicurezza di chi aveva calcato quei percorsi così tante volte da renderli un'estensione di sé; e in breve raggiunse il filare che preferiva, quello in cui cresceva la vaniglia. I fiori pallidi avevano lasciato il posto a sottili e oblunghi baccelli verdi, che presto sarebbero stati raccolti.

A differenza delle altre coltivazioni intensive - che nutrivano la popolazione e di cui si occupavano centinaia di operatori specializzati - le spezie potevano contare soltanto sulle cure di tre persone: lei, Andrew e la vecchia Hattie.

L'esigua quantità di raccolto che riuscivano a ricavarne le rendeva estremamente preziose, un appannaggio riservato soltanto a coloro che rivestivano cariche facoltose all'interno dei Rifugi; per questa ragione venivano coltivate nei livelli più sicuri e profondi, lontano dalle sezioni abitate, quasi fossero diamanti anziché polveri profumate.

Helena aveva iniziato a lavorare nelle colture a undici anni, seguendo l'esempio di suo padre. Era stato un uomo buono, equilibrato e amante delle scienze naturali, ma che pareva spesso circondato da un velo di nebbia, una mestizia che sembrava allontanarlo dalle persone che lo circondavano.

Le aveva insegnato tutto quello che sapeva: il valore della pazienza, l'importanza dell'attesa; il non affrettare mai il giusto tempo della raccolta.

Mentre suo padre lavorava e le indicava il nome e le origini di ogni pianta, Helena gli trotterellava dietro, talvolta lasciandosi distrarre dalle sue fantasie di bambina; e allora si perdeva fra le colonne, fingendosi prigioniera di una strega malvagia e arrampicandosi sulle incubatrici nel tentativo di riguadagnare la libertà perduta.

Era stato durante uno di quei giochi che aveva perso la presa su una delle piccole aperture in cui infilava le dita per portarsi sempre più in alto. La caduta era stata il volo di un attimo, un battito del proprio cuore sorpreso, ma l'impatto contro il pavimento era bastato per cambiarla.

Dies CinerumWhere stories live. Discover now