27 • Alleanze

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Non c'era notte né giorno nelle vecchie gallerie di Londra

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Non c'era notte né giorno nelle vecchie gallerie di Londra. Si snodavano pigre come serpenti in amore, offrendo riparo agli esseri umani scacciati dalla tirannia del sole.

In questo, il mondo dei Mezzafaccia somigliava a quello dei Rifugi; ma mentre i nodi risuonavano di chiacchiere e vita, quel luogo a metà restava sospeso in un cauto silenzio, perché non si poteva mai sapere a chi appartenessero i passi scricchiolanti tra i binari in disuso.

La vita sociale dei Ribelli si svolgeva attorno al grande braciere al centro dell'accampamento, un'entità viva che sembrava presiedere a ogni discussione, a ogni litigio, o agli scambi d'armi e informazioni che avevano luogo fino alla sera, quando veniva consumata la cena.

L'ultimo pasto era un evento collettivo, una vera e propria assemblea da cui si alzava un brusio alticcio che ricordava quello del Refettorio. Dopo aver bevuto vino speziato o tè al brandy, infatti, le spie Mezzafaccia raccontavano ai compagni quanto avevano appreso durante il giorno: a volte riportavano la posizione di depositi d'armi o vettovaglie; più spesso, però, riferivano piccoli segreti scabrosi, pettegolezzi che i nobili si scambiavano nei salotti della Corte.

Si diceva che Gaspar Gotha odiasse così tanto i Trasformati da aver reso il dono del siero quasi impossibile da ottenere; e che i Craven disprezzassero il loro capoclan al punto da avere in animo di assassinarlo, in favore dell'erede legittima. Si diceva anche che Vauxhall Cross avesse un nuovo Princeps - un Leinster, folle come ogni membro di quella famiglia crudele - e che si fosse guadagnato il titolo tra le lenzuola del Reggente.

Helena ascoltava, affascinata. Anche Lottie si era lasciata conquistare: sotto lo sguardo vigile di Hattie, infatti, indossava mezze maschere abbandonate e giocava alla guerra coi bambini dei Ribelli, inseguendoli per le gallerie o i condotti dell'aria. Il risultato era che somigliava sempre di più a quei monelli, sporchi e con le ginocchia sbucciate.

Sua madre, invece, pareva incapace di adattarsi. Passava il tempo rannicchiata su un lurido materasso a molle, le guance incrostate di polvere e lacrime. Sobbalzava ogniqualvolta le si avvicinava un Mezzafaccia mascherato, ed era terrorizzata dalla bellezza inumana degli Artifici.

Helena non sapeva come aiutarla. Le si avvicinò con una tazza di tè, nella speranza che quel barlume di normalità potesse rinfrancarla.
«Bevilo», la incoraggiò. «È ottimo. Migliore persino di quello che avevamo nei Rifugi».

«Rubato ai vampiri, come tutto il resto». Sua madre guardò la tazza con disgusto, neanche fosse stata ricolma di scarafaggi. «Entrano nelle loro case, gli sorridono... giacciono con loro, se necessario. Poi arraffano ciò che possono. È rivoltante».

«È sopravvivenza. Fanno del loro meglio, con il meglio che hanno a disposizione».

Ma lei scosse la testa, gli occhi arrossati. «Anthony non l'avrebbe sopportato», disse con voce rotta. «Lui avrebbe trovato un altro modo».

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