30 • Una vecchia amica

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Gareth firmò l'ultima lettera, la piegò e la ripose con cura nella busta

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Gareth firmò l'ultima lettera, la piegò e la ripose con cura nella busta.

Vivian si era offerta di prestargli il suo sigillo - un pesante anello d'oro con un iris inciso nel lapislazzuli, gemello di altri due anelli identici appartenuti a suo padre e al vecchio Princeps, Philip Gotha - ma lui aveva rifiutato. Un vampiro intelligente avrebbe potuto domandarsi come facesse un nobile in esilio a disporre di carta buona e ceralacca blu; un dubbio che, nel caso di Gaspar, avrebbe condotto direttamente a Sala della Magnolia. Già una volta aveva sottovalutato quel suo cugino traditore, il suo mezzo fratello: un errore che non avrebbe più commesso.

Allineò le lettere davanti a sé, una per ogni famiglia nobile. Una parte di lui avrebbe voluto stracciarle, ridurle a brandelli d'intenzione; ma ormai non poteva più tornare indietro. Non da quando aveva riavuto Shari tra le braccia, e riconosciuto il suo intero universo dentro i confini di quel corpo sottile.

Perché su un fatto, Vivian aveva ragione: limitarsi a uccidere Gaspar non sarebbe bastato a tenerla al sicuro. Doveva riprendersi la Reggenza, per avere il potere di schiacciare ogni possibile pericolo, presente o futuro.
A qualunque costo.

E così, forse, lei avrebbe potuto spogliarsi del soldato per lasciar fiorire la fanciulla, la stessa che aveva baciato fino a perdere il respiro sotto il pergolato di una voliera.

Sistemò le buste nella tasca interna della giacca, poi si alzò. Si lasciò alle spalle il silenzio della biblioteca per attraversare l'ala ovest, cogliendo in lontananza il brusio indistinto della vita nella residenza. Da quanto gli aveva detto Shari, i sopravvissuti stavano reagendo bene alla nuova quotidianità offerta da Sala della Magnolia: merito della loro resilienza, forse, o della paziente benevolenza dei Graham.

Raggiunse l'ala est, più calda e luminosa. Due soldati Selvatici sorvegliavano gli appartamenti della regina, una precauzione che Gabriel aveva ritenuto necessaria e con cui Gareth si era detto d'accordo. Dal momento in cui aveva deciso di rivelarsi - lasciando che le voci sulla sua identità circolassero - Helena era diventata un bersaglio: i suoi nemici potevano essere ovunque, persino tra i sopravvissuti.

Entrò, ignorando la rapida occhiata che si scambiarono i soldati. Nella stanza - un salotto, a giudicare dai divani in velluto color crema e i bassi tavolinetti intarsiati - sembrava essere esplosa una granata. I mobili erano stati spinti alla bell'e meglio contro le pareti, mentre le teche che ospitavano delicati sestanti, antiche bilance e altri strumenti in argento e ottone, erano state seppellite sotto disordinate pile di cuscini, pugnali avvolti in panni di raso e diversi vassoi ricolmi di dolcetti e teiere ormai fredde. Al centro di quel campo di battaglia improvvisato, Shari ed Helena si fronteggiavano in tenuta da allenamento.

«Adesso ti attaccherò puntando alla gola», stava dicendo Shari, scacciando dalla spalla la treccia rossa in un gesto distratto. «Ricorda il movimento del polso che ti ho mostrato».

Dies CinerumWhere stories live. Discover now