7 • Memoria privata

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L'acciaio ammiccò tra le sue dita

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L'acciaio ammiccò tra le sue dita.

Il compito di lucidare armi non le era mai pesato, anzi: le permetteva di rilassare la mente, riducendo i pensieri al silenzio. Le piaceva l'odore chimico dell'olio, il modo in cui le impronte svanivano dal metallo, lasciandolo di nuovo puro, incontaminato.

Avrebbe preferito essere sola - i due soldati che controllavano le armi da fuoco borbottavano tra loro, infrangendo la quiete dell'armeria - ma Shari continuò a occuparsi del proprio lavoro, sforzandosi d'ignorare la loro presenza. 
Il Generale Prewett l'aveva lasciata uscire dal Punto Salute, certo, ma questo non voleva dire che si fidasse di lei; e i due soldati che fingevano di controllare i caricatori ne erano la prova.

Shari strinse più forte il panno imbevuto d'olio. Aveva rischiato la propria vita per il desiderio di vendetta dei Rifugi, e in cambio aveva ricevuto soltanto sfiducia e disprezzo.

Gabriel sosteneva che la gente la considerasse un'eroina, un modello da seguire per i giovani soldati; quello che non le aveva detto, però, era che non tutti la pensavano così. Ricordava bene il modo in cui l'avevano guardata, sospettosi, durante il comizio del Generale.
Vedeva le loro domande.

Era diventata un'ottima spia, certo.
Ma a favore di chi?

Si pestò le labbra.
Era il momento di elaborare un piano, trovare il modo di liberare Gareth - l'avrebbe mai perdonata? - e convincere suo zio che un'alleanza con lui era la loro unica speranza di sopravvivenza. Il problema, però, restava. Come?

Strofinò con cura l'ultimo coltello, poi lo sistemò nella valigetta imbottita. Sbirciò i due soldati alle sue spalle. Parlottavano tra loro, annoiati, mentre smontavano e rimontavano le pistole d'ordinanza. Shari sollevò la valigetta per sistemarla accanto alle altre, ben allineate sulle mensole d'acciaio; ma questa le sfuggì dalle dita, cadendo sul pavimento e spargendo i coltelli in una pioggia di lame.

«Cazzo».

I due soldati alzarono lo sguardo, corrucciati, mentre lei si affrettava a rimediare al disastro che aveva combinato. Quando tornarono a parlottare tra loro, con un movimento fluido Shari infilò uno dei coltelli nello stivale. Terminò di raccoglierli e sistemò la valigetta accanto alle altre.

Il freddo del metallo contro la caviglia la confortò. Adesso poteva tollerare meglio le occhiate dei soldati. Uscì dall'armeria, consapevole che di lì a poco l'avrebbero seguita. Sentì sulla pelle gli sguardi curiosi degli allievi, mentre si dirigevano verso le palestre. Avrebbe dato qualsiasi cosa per tornare a essere come loro, animati soltanto da sogni di gloria; ma ormai aveva visto la Superficie.

Aveva vissuto nella città del Reggente, un mondo dove i colori non erano poi così netti, dove le certezze vacillavano. Cos'avrebbero pensato quei giovani soldati se avessero saputo che, nel caso in cui fossero rimasti troppo a lungo nelle mani dei vampiri, i Rifugi avrebbero finito per considerarli morti? Sarebbero stati così tanto ansiosi, allora, di mettersi alla prova?

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