15 • Il sorriso del diavolo

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Indossò l'alta uniforme con lentezza, adattandosi alla rigidità degli alamari, accogliendo il peso delle medaglie sopra il cuore

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Indossò l'alta uniforme con lentezza, adattandosi alla rigidità degli alamari, accogliendo il peso delle medaglie sopra il cuore. Lo specchio della sua camera le restituì l'immagine di un'estranea: una ragazzina scialba dai capelli tirati in una crocchia troppo stretta, con addosso un abito che non aveva fatto nulla per meritare.

Quand'era giovane, suo padre aveva ricevuto l'addestramento dell'esercito, guadagnandosi il diritto d'indossare i gradi; mentre lei, con la sua gamba guasta e una madre troppo protettiva, non aveva conosciuto altro che la coltura di spezie. Stirò con le dita la fascia azzurra che le attraversava il petto ad armacollo, poi diede le spalle allo specchio.

Dopo oggi, anch'io avrò fatto qualcosa per la mia gente. Anch'io avrò dato il mio contributo.

Quando uscì dalla sua camera, trovò soltanto Andrew ad aspettarla. Sua madre e Lottie avevano deciso di precederla, incapaci di trattenere l'entusiasmo per la grande festa promessa dal Generale.

«L'uniforme ti dona», segnò Andrew non appena la vide. «Sei molto bella».

Anche lui lo era.
I lunghi capelli bruni gli sfioravano il viso, le ampie spalle. Indossava una divisa da cerimonia e un fazzoletto bianco attorno alla gola, per nascondere la brutta cicatrice che l'attraversava. Sarebbe potuto passare per un soldato qualunque, nel fiore della sua forza; ma aveva labbra silenziose e occhi troppo profondi per non rivelare ciò che era davvero: un veterano ferito, ormai passato al servizio della famiglia reale.

«Sono contenta che non mi abbiano fatto indossare una gonna», si schernì lei, infilandosi il Guanto, «altrimenti mi sarei resa ridicola».

Lui le passò il berretto con la visiera, a completare l'uniforme.
Le loro mani si sfiorarono.

«Tu non sei mai ridicola».

Lo sguardo con cui accompagnò quella frase le seccò la gola. Andrew era sempre stato galante e protettivo con lei, ma da quando le aveva regalato quel fiore di vaniglia, sentiva che le cose tra loro stavano cambiando. Confusa e imbarazzata, Helena si sistemò il berretto sulla testa.

«Possiamo andare».

Al suo tono asciutto, Andrew chinò il capo, obbediente. Tornando a essere nient'altro che il suo protettore.

Uscirono dall'alloggio senza aggiungere altro. Andrew non l'avrebbe mai costretta ad affrontare i suoi sentimenti: la conosceva ormai abbastanza da sapere quanto le emozioni la mettessero a disagio. Helena non sapeva come corrispondere la sua tenerezza, né aveva idea di come affrontare un argomento simile senza sembrare una sciocca bisognosa d'affetto. Lei era quella che era: una ragazzina con un'eredità troppo pesante sulle spalle e solo una gamba guasta con cui sopportarla.

La dignità, l'apparenza della dignità, era tutto ciò che aveva.

«Gabriel porterà qui Shari tra un'ora», disse Helena per dissolvere quel silenzio. «Fingerò di essere stanca a causa della gamba e ti chiederò di accompagnarmi a casa. Li incontreremo al nodo e nessuno sospetterà niente».

Dies CinerumWhere stories live. Discover now