29. Capitolo ventinove

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Punto di vista: Mattia

Stupido. Sono stato stupido. È da una settimana che Clarissa sta pensando a quello che ho detto e per la seconda volta non mi rivolge più la parola. Ho peggiorato tutto, lo sapevo. Ogni volta che mi arrabbio e dico qualcosa rovino tutto. E detesto quando faccio così. Luca mi ripete di darle tempo ma come faccio se non so cosa pensa? Si sfogasse con Luca almeno, nemmeno quello. Cosa dovrei fare? Non mi va più di aspettare, non è di certo colpa mia se mi sono innamorato di lei. Doveva andare così e basta. Se vorrà parlarmi, sa dove trovarmi. Io mi sono arreso.

Entro in classe con lo sguardo basso e il cappuccio sulla testa senza dare retta a nessuno e guardo davanti a me in attesa che la classe si riempi ed il professore entri. Entra Clarissa con lo zaino su una spalla e il telefono tra le mani. Alza lo sguardo e mi guarda, per poi sedersi senza dire una parola. Qualche minuto dopo arriva anche il professore che inizia la lezione di pediatria. Non sento una parola di quello che dice, sono troppo concentrato sui miei pensieri e sui miei problemi. Il professore riesce a catturare la mia attenzione verso metà, circa.

"E' proprio per questo motivo che alcuni bambini hanno più probabilità di nascere sani mentalmente e/o fisicamente rispetto ad altri. Prendete per esempio, Terzi" dice, non so cosa stia dicendo, di qualche argomento stia parlando o perché ha pronunciato il mio cognome ma capisco quella che dovrebbe essere una battuta e non fa per niente ridere anzi, è veramente una cattiveria. Nessuno ride infatti. Clarissa alza la mano e il professore le dà la parola.

"Scusi, allora lei ha avuto una probabilità intorno allo 0% di nascere mentalmente sano? Deducendo da quello che ha appena affermato è così" dice e tutti la fissano. Mi ha difeso nonostante non mi parli.

"Come si permette signorina?" le urla il professore. Lei non sembra essere stata toccata.

"Beh, ho fatto una semplice domanda. Lei invece ha 1) insultato indirettamente un suo alunno e 2) usato una situazione seria come battuta, pessima tra l'altro, davanti a quaranta persone" Fa una pausa ed il professore è palesemente arrabbiato e a disagio. "Mi permetta di dirle che si deve vergognare" Lo dice con una tranquillità disarmante e mentre tutti la guardano sorpresi, io mi rendo conto di dover cogliere la palla al balzo e ringraziarla finita la lezione.  

"Non un'altra parola, Stevenson o non entrerà più a questo corso" dice il professore

"Come le pare, ma non mi scuserò" dice e scrive qualcosa sul quaderno.

Non tutti l'avrebbero fatto, eppure lei ha trovato il coraggio di rispondere indietro al professore senza che gli dicessi niente. L'ha umiliato davanti l'intera classe per difendere me. E' stata educata davanti ad una mancanza di rispetto e bisogna riconoscere che è stata molto brava a farlo stare senza parole. Si capisce perché dico che me la devo sposare questa ragazza? Dove la trovo una ragazza che mi difende così?

Il professore continua la lezione senza fare altre battute e ribollendo di rabbia. I 25 minuti successivi sono stati interminabili, specialmente perché non vedo l'ora di ringraziare Clarissa. Finalmente la lezione finisce e alcuni ragazzi, prima di uscire, si fermano a dire a Clarissa che ha fatto bene a rispondere in quel modo. Aspetto che tutti abbiano finito e se ne siano andati e poi mi avvicino mentre sta mettendo via le sue cose.

"Ciao", dico dondolandomi sui piedi

"Hey" mi dice lei, sembra felice di vedermi "Volevo parlarti"

"Grazie per avermi difeso. Non stavo seguendo e non ho capito il perché della battuta"

"Figurati. Mi ha dato parecchio fastidio quello che ha detto e non potevo lasciare che ti trattasse così" mi dice alzandosi e andiamo fuori dalla classe. Sospira e si appoggia al muro.

"Ti sono debitore" le dico ed è vero, ha fatto tanto per me

"Riguardo a quello" dice e capisco che allude alla settimana scorsa "Non hai rovinato nulla, è solo che me l'hai detto di getto ed io non me l'aspettavo. Hai solo detto quello che sentivi ed io te ne sono grata"

"Ero comandato dalla rabbia" le risponde. Lei sospira di nuovo.

"Io non so cosa mi stai facendo ma sono molto ma molto attratta da te" ammetto. Mi avvicino a lei guardandola negli occhi e le accarezzo il viso. Il suo respiro accelera e le sue pupille si dilatano.

"Vorrei che tu sappia che farò qualsiasi cosa per te" le dico. Lei lentamente si avvicina alle mie labbra poi torna indietro come se ci avesse ripensato.

"Smettila di fare così. Non approfittarti di quello che ti ho detto", non le rispondo e mi ricompongo. Voleva baciarmi e la attraggo, ne sono felice ma vorrei che lei sia mia. Non so se capiterà mai.

"Posso farti una domanda? Me lo chiedo da un paio di mesi" le chiedo. Lei annuisce. "Hai un segreto più profondo, vero?"

"Come l'hai capito?" mi risponde socchiudendo le palpebre

"Impressione" dico "Vuoi parlarmene?" Lei resta in silenzio per qualche minuto guardando per terra.

"Ho tentato di suicidarmi" mormora "Qualche settimana dopo che mio fratello mi ha..." Lascia la frase in sospeso. La abbraccio d'impulso. Ha sofferto tanto nella sua vita e, con la sua forza, aver provato a fare un gesto così estremo significa solo che si era arresa. Starò con lei, sempre, voglio che non soffra più e che stia bene.

Damage - Una rosa dal cementoWhere stories live. Discover now