11. Capitolo undici

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Punto di vista: Mattia

Dopo aver portato a casa Clarissa, sono ritornato nella mia. Entrare e non trovare mio padre con una cinta tra le mani è stato tanto strano quanto un sollievo. Sono subito andato in camera da mia sorella che mi ha subito abbracciato forte.

"Mamma è appena stata portata all'ospedale" mi ha detto tra le lacrime

"Andiamo" le ho risposto e siamo andati all'ospedale da mamma.

Era lì, con le braccia piene di tubicini, pallida. Dormiva, mi piace pensarla così. Le ho detto che ormai era tutto finito, che papà era andato in prigione e che lei poteva lasciarsi andare perché io e Sofia saremo stati bene. Un paio di ore dopo se n'era andata. Mia madre era morta, ed io ero distrutto. Io e mia sorella siamo tornati a casa nel silenzio della notte, Sofia piangeva e i suoi lunghi capelli castano scuro erano in disordine.

"Grazie" aveva detto "Sono felice che papà non sia qui"

"Siamo rimasti io e te ma ti prometto che staremo bene" le avevo risposto e le ho baciato la fronte.

I due giorni seguenti non mi sono presentato all'università e nemmeno risposto alle chiamate di Clarissa. Volevo stare da solo e prendermi cura di mia sorella. Organizzare il funerale di mia madre. Non l'ho nemmeno detto a mio padre che mamma non c'è più perché non se lo merita.

Sono dopo quei giorni, ho richiamato Clarissa e lei mi ha chiesto di incontrarci al Damage. Ci sono andato e le ho raccontato tutto, ogni singolo dettaglio, cercando di non piangere. A fine racconto lei mi ha abbracciato e, ammetto con non me l'aspettavo, però lei sapeva che ne avevo bisogno.

Oggi c'è il funerale di mia madre e Clarissa aveva detto che veniva. Mia madre di fronte a me, dentro una bara di legno su un sostegno in acciaio, la sua foto accanto la mostra felice come la vedevo da tanto, con i suoi capelli ancora lunghi e lucenti e i suoi occhi verdi ancora vispi. Mia madre era bellissima.

"Eccomi" mi dice Clarissa raggiungendomi e segue il mio sguardo "Ora so da chi hai preso gli occhi"

"Mi manca" gli rispondo "Nessuno le ha mai detto che era bellissima"

"Sono sicura che già lo sapesse" mi dice. Fa una pausa. "Ho conosciuto la tua gemella, è meravigliosa"

"Grazie" le rispondo e lei tace. Inizia il funerale e la chiesa si riempie: sono sorpreso da quanta gente la conoscesse. Dopo che il parroco dice che possiamo leggere i nostri pensieri, sono il primo ad alzarmi e andare verso il leggio. Cerco lo sguardo di Clarissa e noto che il vestito nero le sta d'incanto.

"Ringrazio chiunque per essere venuto" dico e mi schiarisco la voce "Mia madre aveva il cancro e non provo vergogna a dirlo perché è stato lui a portarla via. Io avevo ancora bisogno di lei, mia sorella aveva ancora bisogno di lei." Faccio una pausa. "Non posso riportarla in vita ma posso raccontarla: mia madre era fantastica, aiutava tutti e metteva sempre il cuore in quello che faceva. Ci ha dato tutto a me e a mia sorella, non ci ha mai fatto mancare niente. Ti voglio ringraziare, mamma, e dirti che sei bellissima" concludo. Ritorno al mio posto, vicino a Clarissa e pochi minuti dopo le persone vengono da me a farmi le condoglianze. Portiamo poi mia madre al cimitero e la seppelliamo. Per tutto il tempo ho fissato la bara e poi la tomba abbracciato a mia sorella che distrutta dal dolore non la smetteva di piangere.

"Non hai pianto nemmeno una lacrima" mi dice Clarissa tranquilla, è rimasta con me.

"Non sono obbligato" le rispondo, lei si dondola sui piedi in silenzio

"So perché lo fai, ma lasciati dire che non sei meno uomo sei piangi, sei solo umano" Ha ragione ma non glielo voglio dire, non per orgoglio ma perché non mi va di parlare. "Vado. Ci vediamo, Mattia! Ciao Sofia" dice poi

"Grazie per essere stata qui" le dico prima che vada. Lei annuisce e sento i suoi passi sui sassi mentre si allontana.

E lei come sta? Sono stato così occupato ad organizzare il funerale che non ho nemmeno chiesto a lei come stesse, che stupido egoista che sono stato! Prometto che rimedierò il prima possibile.

Damage - Una rosa dal cementoWhere stories live. Discover now