25. Capitolo venticinque

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Punto di vista: Clarissa

Mi piacerebbe tanto sapere cosa stia facendo mia madre in questo momento. È uscita ieri sera e non è più tornata, non risponde al telefono ma almeno questa volta ha i documenti. L'ultima volta che è successa una cosa del genere, la polizia l'ha trovata dieci chilometri fuori città e spero che non sia capitato di nuovo. Decido di darle una chance e di non allarmarmi troppo presto: se finita l'università torno a casa e non c'è, andrò in questura. Penso che potrebbe essere la mia seconda casa. Oggi, inoltre, ho l'appuntamento con la psicologa, fissato alle 9, ciò vuol dire che salterò metà della mia mattinata. Sto iniziando ad aprirmi: ho parlato di mia madre, di mio padre e di mio fratello ma non di quello che mi ha fatto e l'obiettivo della dottoressa Caruso è proprio quello di parlarne. Un passo alla volta, forse nelle prossime sedute ci riuscirò.

Esco di casa per aspettare Luca e nel frattempo mi ripeto la giornata nella mente. Vedo la sua Polo grigia arrivare in lontananza e una volta fermo, salgo.

"Buongiorno", mi saluta e da un morso alla sua Kinder Brioche. "Non ho fatto colazione"

"Buon appetito allora" dico mettendo lo zaino sui sedili posteriori. "Mia madre ieri sera non è tornata"

"Wow" dice ridendo "Sembra che hai una calamita per la sfiga"

"Non me ne parlare va, abbiamo una relazione. Aspetto a denunciare la scomparsa, magari compare da sola"

"Fiduciosa" commento guidando "Come va il braccio?" Il giorno dopo, cioè ieri, l'aggressione ho preferito stare a casa e riposarmi piuttosto di andare all'università e nel tardo pomeriggio Luca è venuto a chiedermi spiegazioni: gli ho raccontato la semplice verità e anche dell'anello. È meraviglioso, interamente fatto di diamanti, sarà costato tantissimo e ce l'ho sempre indosso. Mia madre non l'ha notato fortunatamente. Non lo indosso per far credere alle persone che mi sono fidanzata ma perché mi piace proprio tanto.

"Bene, sto guarendo e gli antidolorifici sono una bomba" dico. La ferita mi è stata bendata quindi con i maglioni non si vede nulla. Disinfetto e cambio la benda due o tre volte al giorno.

"Ottimo" mi dice. Arriviamo a scuola e io vado subito diretta verso la psicologa ma mentre mi siedo davanti a lei mi squilla il telefono: Questura.

"Mi scusi, è importante" dico ed esco dallo studio "Pronto?"

"Abbiamo trovato sua madre" mi dice un agente. "La stiamo portando in questura. Venga il prima possibile e senza caffè" Capisco chi è l'agente. Ops...

"Sì, certo. Arrivo subito" gli rispondo e riattacca. Entro di nuovo nello studio della psicologa e le spiego brevemente la situazione, poi cerco Luca. Sta per entrare in classe ma lo fermo.

"Luca" lo chiamo con il fiatone, lui si volta.

"Hey, non dovresti essere dalla psicologa?"

"Hanno trovato mia madre, dobbiamo andare in questura" dico, lui sbuffa.

"Mi perdo anatomia" si lamenta

"Ti pago i Twix" dico "Per due settimane"

"Va bene, andiamo" dice e andiamo alla macchina.

Quindici minuti dopo stiamo entrando in questura ma due agenti ci si parano davanti.

"Va tutto bene, lasciali passare" dice il solito agente dietro la scrivania. Loro si spostano facendoci passare e ci avviciniamo all'agente. "Abbiamo aumentato la sicurezza dopo quello che hai fatto" mi dice.

"Mi dispiace ma avevate arrestato la persona sbagliata" dico. Lui non sembra convinto. "Mia madre?" domando

"Dovresti metterle un GPS, senza offesa. Sta dormendo. L'ha trovata un senzatetto sulla "sua" panchina. Ci ha chiamati ed eccoci qua" mi dice e altri due agenti me la portano. Dai capelli arruffati e delle occhiaie capisco che si è ubriacata. Ancora. Non le dico niente finché non siamo fuori.

"Sappi che non ti farò da madre un'altra volta" le dico arrabbiata. "Se vuoi rovinarti ancora la vita fallo pure, ma lascia me fuori"

"Per un po' di alcol tutta questa scena" dice, sminuendo quello che ha fatto.

"Continua così mamma, e ci ritroveremo a fare la fame"

"Trovati tu un lavoro, stronza indisciplinata" mi urla contro

"No, sono stanca di parlare sempre delle stesse cose. Sei tu che ti devi responsabilizzare di nuovo, non io. Vuoi continuare a bere? Va bene, andrai via dalla tua stessa casa. Non ti permetterò di rovinarmi la vita di nuovo" Le lacrime di nervoso mi rigano le guance. Mia madre non mi ha mai vista così arrabbiata e nemmeno Luca, per questo rimangono a fissarmi entrambi. È riuscita a portare la mia pazienza al limite e non è roba da tutti. Poi d'un tratto, mi dà uno schiaffo sulla guancia.

"Sono tua madre, non mi puoi trattare così" dice a bassa voce e con le lacrime agli occhi. Saliamo in macchina in silenzio, portiamo a casa mia madre e poi io e Luca torniamo all'università. In tutto questo, il nervoso mi mangia viva, le lacrime continuano ad uscire senza sosta e la mia guancia brucia.

Spero che il mio sfogo non sia stato vano e che mia madre abbia finalmente capito qualcosa.

Damage - Una rosa dal cementoUnde poveștirile trăiesc. Descoperă acum