7. Capitolo sette

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Punto di vista: Clarissa

Nell'ultimo mese mia madre non mi ha rivolto la parola e anziché migliorare la propria situazione, l'ha peggiorata. Se prima i superalcolici venivano presi ogni tanto, ora ha riempito tutto il sottoscala e alterna una bottiglia di vino, ad una di cognac, ad una di whisky e così via. Ha venduto il divano e la TV una settimana dopo il suo ritrovo e il microonde tre giorni fa. Mi ha lasciato un post-it sul frigo: Ho pagato altri 1900€. Alla faccia tua, stronza! L'ho stracciato e lo buttato via. Ora che la situazione è peggiorata, non mi resta che una soluzione: un centro recupero. È una scelta drastica ma necessaria, sarà difficile portarla ma penso di farcela.

"Ti vedo pensierosa, che hai?" mi chiede Luca mentre sfrecciamo nel traffico

"Niente, sto pensando di portare mia madre in un centro recupero." Alzo le spalle.

"Non ti parla ancora?" mi chiede poi

"No, e ora ha iniziato anche a bere superalcolici, oltre al vino"

"Se vuoi poi chiamo e chiedo informazioni" propone e io annuisco.

"Mi-ci accompagni tu?" gli chiedo. Lui annuisce.

All'università tutto procede alla grande. Ho dato due esami, entrambi positivi e io sono contenta. Gli incontri con la psicologa un po' meno: non ho ancora affrontato quegli argomenti ma so che dovrei farlo.

 

Stamattina le lezioni sono state piuttosto leggere ed ora sto aspettando che Luca torni con il pranzo. Durante la lezione mi ha mandato un messaggio dicendomi che ha chiamato il centro recupero e ha spiegato la mia situazione. Riassunto? Posso portare mia madre oggi stesso. Così, finita la mia giornata, insieme a Luca porterò lì mia madre. E forse la mia vita migliorerà un po'.

 

 

Mia madre è in salotto, seduta per terra con la schiena appoggiata al muro dove prima c'era il divano con una bottiglia di Bourbon vicino.

"Mamma!" la chiamo. "Devi salire in macchina" ordino senza mezzi termini

"Per andare dove?" chiede biascicando

"Dove non ci sarà alcol" dico. La afferro per un braccio e Luca la afferra per l'altro, insieme la alziamo.

"Così non ti starò tra i piedi" dice con il viso a pochi centimetri dal mio "Ti potrai scopare il tuo amico con tranquillità" Mi ripeto che è ubriaca e cerco di non sentire il forte odore di alcol che esce dalla sua bocca. La portiamo verso la macchina mentre strascica i piedi e appena sale sui sedili posteriori si addormenta.

In mezz'ora siamo al centro di recupero e una ragazza sulla trentina ci accoglie gentilmente, ci fa compilare alcuni moduli. Mia madre, nel frattempo, viene accompagnata nella sua nuova stanza. Io e Luca promettiamo all'assistente di portare le valigie di mia madre il prima possibile. Lei ci risponde di non preoccuparci e noi la ringraziamo. Torniamo alla macchina leggermente sollevati.

"Damage?" mi chiede. Damage è il nostro bar a pochi passi da casa mia. Andiamo lì ogni volta che dobbiamo parlare di un problema. Annuisco e guida verso il bar. Un locale rustico frequentato soprattutto da ragazzi. Ci sediamo ad un tavolo vuoto e ordiniamo da bere.

"Sono rimasta sola" dico quasi scherzando. Lui sospira, come se dovesse darmi una cattiva notizia.

"So che non l'hai ancora superata ma potresti andare a trovare tuo fratello in carcere, no? Non lo vedi da mesi"

"E sto benissimo così. Non lo perdonerò mai"

"Ma è tuo fratello" dice lui. Sembra quasi difenderlo.

"Che mi ha fatto del male" gli ricordo

"Potresti risolvere se andassi da lui, almeno una sola volta"

"Una sola. Poi non lo voglio più vedere" dico arresa. Lui mi sorride, grato.

Damage - Una rosa dal cementoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora