24. Capitolo ventiquattro - SPIN OFF

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Punto di vista: Madre di Clarissa

Sono così arrabbiata con Clarissa: non mi capacito di come abbia potuto far saltare in aria la mia relazione con Armando. È il padre del suo ex ragazzo certo, ma ciò non deve impedirmi di rifarmi una vita. Però l'ha fatto. Clarissa ha vinto, non perché il suo stupido piano ha funzionato ma perché ho scoperto che Armando è un uomo violento e non posso permettere che un uomo faccia del male a Clarissa o a me. Eppure ero innamorata persa. Ieri sera, quando sono tornata a casa, nonostante fossero state le 2 del mattino ho bevuto in bicchiere di vino rosso. Ne avevo bisogno e ammetto che mi era mancato il bruciore dell'alcol che scorre lungo la gola. Poi sono diventati due, tre, quattro...mi sono scolata tutta la bottiglia. E così ho iniziato a bere di nuovo. Ma smetterò, in fondo che sarà mai un po' di alcol ogni tanto. E poi se Clarissa non lo sa, non potrà dirmi niente. Le sono grata di non avermi abbandonata ma non sopporto quando mi fa il terzo grado ogni volta che esco.

Vado a fare un salto al mio solito pub. Non ci vado da tempo e sono curiosa di sapere cosa ha Bruno da raccontami di nuovo. Entro e non noto nessun cambiamento, solita gente, solita disposizione dei tavoli. Mi dirigo verso il bancone e mi siedo su uno degli sgabelli ancora liberi.

"Ciao Bruno" dico attirando la sua attenzione. Bruno è il barman, sulla cinquantina ma ancora un bel uomo.

"Hey, come te la passi?" dice felice di vedermi "Non ti vedo da un po'"

"Mia figlia mi ha portata in un centro di recupero. Una specie di alcolisti anonimi" dico alzando le spalle.

"In effetti tornavi a casa un po' malconcia. Il solito?" mi domanda. Annuisco e mi porge un bicchiere per riempirlo poi con gin, vodka e menta. Lo bevo d'un fiato e sento l'alcol bruciarmi la gola.

"Cos'è successo di nuovo?" domando. "Fammene un altro"

"Carlo ha trovato una donna, dalla Germania" mi dice "Mi sembra felice ma sai cosa penso degli stranieri. Moglie e buoi dai paesi tuoi" Mi riempie di nuovo il bicchiere.

"Anche io sono straniera" affermo "Comunque era ora! Quanti anni ha? Sessanta?"

"Quarantacinque in realtà" mi dice mentre bevo

"Beh, li porta molto male" dico. Per tutta la serata continua a riempirmi il bicchiere per circa cinque volte e la mia vista comincia ad annebbiarsi e la testa a girare. Forse è meglio tornare a casa.

"Vado a casa" dico biascicando e gli lascio una banconota da 20 euro sul bancone. Non ho idea di che ore siano ma non ho per niente voglia di tornare a casa a piedi, prenderò un autobus. Barcollando e ogni tanto urtando qualcosa riesco a raggiungere la fermata più vicina. Aspetto l'autobus da sola e salgo sul primo che passa, sicura che riesca a portarmi a casa. Aspetto dieci minuti o forse anche di più e finalmente arriva. Salgo e cerco un posto libero, la mia vista sfocata non mi aiuta per niente. Aggrappandomi ovunque, raggiungo il posto a sedere ma un attimo prima di sedermi un signore anziano me lo ruba.

"Dovevo sedermi io" biascico. Lui mi guarda, non so esattamente con che espressione.

"Ce ne sono altri liberi. Vada altrove" mi risponde. Come osa? Non solo mi ha rubato il posto ma mi ha detto pure di sedermi da un'altra parte. Lo strattono finché non cade a terra e si lamenta urlando. Esagerato. L'autista ferma bruscamente il pullman facendomi perdere l'equilibrio e cadere in avanti. Si alza e viene verso di noi.

"Signora se ne deve andare dal mio autobus" mi dice, aiutando il vecchietto ad alzarsi.

"No" dico "Non ha nessun diritto di mandarmi via"

"Scenda!" mi urla contro e prendendomi per un braccio mi porta sul marciapiede. Se ne va, lasciandomi lì.

"Maleducato!" gli urlo di rimando mentre se ne va. Non so dove sono e il mio telefono è scarico, non so dove andare quindi cerco il primo posto "sicuro" per dormire. Una panchina al parco andrà più che bene anche non è poi così sicura. Così, dopo averla trovata, mi addormento al freddo, scaldandomi solo con il giubbotto che ho indosso.

Damage - Una rosa dal cementoWhere stories live. Discover now