2. Capitolo due

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Punto di vista: Mattia

Non so cosa spinga mio padre ad usare la violenza contro me e mia sorella, so solo che è una situazione che non può andare avanti in questo modo. Denunciare sarebbe l'opzione più giusta e sensata ma la realtà non lo permette perché mamma è malata di un cancro al fegato inoperabile e tutte le cure le paga papà. Io e mia sorella, sin dall'infanzia, non riusciamo a ricordare che papà ci abbia mai fatto una carezza. Sofia, mia sorella gemella, sta tentando in tutti i modi di andarsene dal paese per ricominciare una vita nuova. Insomma, la situazione a casa mia non è una delle migliori ma ciò nonostante sono entrato all'Università di Medicina e Chirurgia con il massimo del punteggio anche se non si direbbe visto che sembro uno di quei classici bad boys che rimorchiano le ragazze più carine grazie al proprio fascino.

Oggi è il mio primo giorno all'università. All'ingresso c'è un enorme atrio dove qualsiasi studente può mettersi a studiare in attesa dell'inizio dei corsi. Lo potrei fare anche io ma il mio corso ha inzio tra circa dieci minuti quindi basandomi sulla piantina che ho tra le mani dovrei andare al secondo piano e entrare nella terza aula a destra. Faccio a tempo a mettere un piede sul primo scalino che il telefono nella mia tasca vibra: Denis, il mio migliore amico, mi sta chiamando. Lui è al terzo anno e io al primo perché sono stato bocciato un paio di volte. Facciamo la stessa facoltà ed è grazie a lui se mi sono appassionato alla medicina.

"Dimmi Den" rispondo

"Matt, hai trovato l'aula?" mi chiede quasi prendendomi in giro

"Penso di sì, ci sto andando ora" Continuo a fare le scale mentre parlo con il mio migliore amico.

"Ottimo, poi fammi sapere come va" dice quasi bisbigliando e poi riattacca senza attendere risposta.

Raggiungo la presunta aula confermatami dalla scritta 'Medicina' vicino alla porta così entro. Non c'è tanta gente come immaginavo così, facendo un respiro profondo, vado a prendere posto. Pochi minuti dopo l'aula inzia a riempirsi e si avvicina a me una ragazza abbastanza carina dicendo di chiamarsi Isabella e chiedendomi gentilmente se potevo spostarmi così si sedeva vicino all'amica. La guardo soltanto e le dico un secco: "No!". Entra il professore e inizia a spiegare, io prendo appunti velocemente e senza guardare gli altri. Il tempo passa così rapidamente che nemmeno mi rendo conto. Mi alzo e cammino a passo svelto verso il corridoio.

Sin da quando ero in seconda liceo vengo seguito da una psicologa che dovrebbe aiutarmi con i problemi in famiglia ma fino ad oggi la situazione è solo peggiorata (e da così a peggio); da quest'anno la psicologa è cambiata con il fatto che ho iniziato l'università e l'ho conosciuta pochi giorni fa quando le ho portato la mia cartellina. La signora Caruso è una donna sulla cinquantina che porta molto bene ed è gentile e paziente. Sempre a passo svelto, vado verso il suo ufficio posto dall'altra parte da dove mi trovo io; per sbaglio urto una ragazza con dei libri in mano che cadono aprendosi e facendo uscire fogli e post-it.

"Attento, disgraziato!" mi urla ma io non le do retta per il semplice fatto che mi pesa chiederle scusa. Raggiungo l'ufficio della signora Caruso in cinque minuti e vedendo la porta aperta entro.

"Mattia!" dice sorpresa la signora Caruso alzando la testa da dei documenti.

"Lei ha detto che in caso avessi avuto degli atteggiamenti violenti o maleducati con qualcuno sarei dovuto venire qui, giusto?" dico tutta d'un fiato e senza aspettare risposta dico "Ho detto di no ad una ragazza che mi ha chiesto gentilmente di spostarmi"

"E qual è il problema?" mi chiede

"L'ho detto con così tanta freddezza che mi sono venuti i brividi" le rispondo. Lei congiunge le mani.

"Non vuol dire niente" dice "Hai solo avuto paura per un attimo di aver ferito quella ragazza. A fine giornata si sarà già dimenticata, stai tranquillo" Il suo tono è rassicurante così annuisco ed esco ringraziandola. Una delle mie più grandi paure è quella di diventare come mio padre, per qualsiasi ragione. Ritorno alle mie lezioni chiamando Denis e raccontandogli come è andata la prima parte della mia giornata.

Damage - Una rosa dal cementoWhere stories live. Discover now